Quale profilo culturale per il Partito democratico
Contributo di Alessandro Torrini, candidato alla segretaria regionale del Pd Umbria: serve un'elaborazione sociale, politica ed economica che guardi al mondo con occhi nuovi, a un "riformismo globale", a "un'utopia del possibile"
Siamo in una fase storica in grande trasformazione. Draghi e il suo Governo stanno scomponendo il quadro politico. LeU si è diviso, i 5S pure, nel PD ci si confronta sulle alleanze, su chi è più riformista... per cosa lo vedremo. La Lega, folgorata dalle risorse del recovery fund, sta cambiando paradigma sull'Europa; il centro liberal di Italia Viva, +Europa, Azione, Forza Italia è in movimento... per andare dove lo vedremo. Anche se con un po' di fantasia, ce lo possiamo immaginare. La mia sinistra non ne esce sicuramente rafforzata.
Tornando al PD, credo sia giunto il momento di disegnarne il profilo culturale come mai è stato fatto fino a oggi. Il correntismo non si è mai evoluto su aree ideali che avrebbero un indiscusso valore, ma si è cristallizzato prevalentemente su posizioni di esclusiva rappresentanza. In un contesto tanto povero, gli intellettuali d'area si guardano bene dall'avvicinarsi, arricchire il dibattito e spostare così l'analisi e il progetto su equilibri più avanzati, come sarebbe necessario.
Oggi, con scenari in così grande evoluzione, serve un'elaborazione sociale, politica ed economica che guardi al mondo con occhi nuovi, a un "riformismo globale", a "un'utopia del possibile".
Alzando gli occhi al cielo e guardando cosa è successo anche ieri l'altro in Congo, pensare alle nostre miserie, lo trovo assurdo e insopportabile. E allora, anche qui, nella nostra piccola Umbria, mettendo da parte egoismi, divisioni e antagonismi che tanto male hanno fatto alla nostra comunità, dovremmo valorizzare gli uomini e le donne migliori per ricostruire un partito che abbia tutti gli strumenti e la capacità di fare un'analisi critica della società, recepirne il dolore e la sofferenza, dargli voce e rappresentanza, elaborare scenari di crescita e di progresso, governare con competenza e capacità i processi. In mezzo a una pandemia devastante come questa, con i limiti manifestati da parte di chi ci governa, se non ora, quando!?
L'Umbria può e deve tornare ad essere protagonista. Mettiamo le nostre aspirazioni personali al servizio di un progetto più grande. Facciamo diventare l'Umbria un virtuoso laboratorio d'idee e di comportamenti. Se saremo in grado di mettere in campo tolleranza e inclusione, capacità di unire, di costruire alleanze, non solo ci riusciremo, ma faremo la differenza. La politica è sofferenza e fatica del confronto, chi pensa alle scorciatoie è fuori strada e in questa fase, con generosità, deve fare un passo indietro. La politica muscolare, il club degli amici che si batte contro i nemici, ci ha fatto perdere la maggior parte delle città e la stessa regione. Con umiltà e tanto lavoro, insieme, rimettiamoci in cammino.
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