Provincia. Sorgenti in difficoltà, anche pozzi pubblici e privati a rischio stop
La siccità che sta colpendo la provincia di Perugia non riguarda soltanto l’andamento sempre più scarso delle falde dell’Appennino umbro-marchigiano dove si concentrano i bacini di acqua potabile maggiori. Ma lo stato di crisi sta coinvolgendo anche i pozzi della piana folignate e assisana che vengono regolarmente pompati per dare acqua alle famiglie. Con la mancanza di acqua si cerca di pescare sempre più in profondità – hanno spiegato i tecnici di Regione, Arpa, Provincia, Ato e Asl presenti all’incontro organizzato dal presidente della Prima commissione Massimiliano Capitani – e si va incontro ad uno strato di tetracloroetilene, sostanza tossica se supera i 10 microgrammi al litro, che si è sedimentato nel fondo a causa di scarichi industriali che risalgono ormai a 40 anni fa.
Quindi nell’anno di massima siccità – l’ultimo fu il 2007 – si rischia di avere pozzi pubblici (5 in particolare sotto l’occhio del ciclone) non utilizzabili per via della concentrazione di sostanze tossiche. Da qui la richiesta del capogruppo del Psi, Enrico Bastioli, di un intervento immediato per scongiurare il peggio in piena estate: “Come Provincia chiediamo all’unanimità – ha spiegato l’estensore del ordine del giorno fatto proprio dalla commissione – di intervenire con maggiori controlli sui pozzi pubblici e anche quelli privati visto che ci sono abitazioni non allacciate alla rete pubblica e che rischiano di non essere informate sui rischi che corrono. Di mettere in campo tutte quelle risorse che servono per poter avere a disposizione eventuali impianti di patabilizzazione dell’acqua per continuare ad utilizzare pozzi fondamentali per Foligno, Perugia, Bevagna, Giano dell’Umbria e Montefalco”. La Provincia è stata mobilita anche sul fronte dei controlli tramite la Polizia Provinciale.
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