Profughi/Assessore Casciari: “Il modello umbro di accoglienza funziona”
PERUGIA – Continua lo sforzo della Regione Umbria per alleviare i disagi dei 201 profughi, 141 nella provincia di Perugia e 60 in quella di Terni, accolti nelle strutture già presenti sul territorio regionale e gestite dai Comuni, dalla Caritas e dall’Arci.
In occasione della Giornata mondiale dei profughi, la vicepresidente della Regione Umbria con delega al welfare e alle politiche per l’immigrazione, Carla Casciari, ha visitato il centro di accoglienza di Collescipoli(Terni), per conoscere i 33 ospiti, che ha salutato personalmente.
“Il modello umbro di accoglienza – ha detto la vicepresidente - si è dimostrato valido e vincente e anche altre Regioni hanno deciso di seguire il nostro esempio. Abbiamo scelto la struttura di Collescipoli, – ha detto la vicepresidente - poiché è quella che ad oggi accoglie il maggior numero di migranti e ha anche una consolidata esperienza nella gestione del sistema SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) in Umbria. Alla base c’è l’esigenza per le strutture regionali di valutare la condizione di vita quotidiana delle persone accolte. Superata infatti la fase dell’emergenza – ha detto la vicepresidente - ora dovranno essere individuati percorsi di integrazione adattati alle competenze di ciascuno degli ospiti.
Secondo Casciari, dopo aver assicurato “un tetto”, “occorre impostare un percorso che permetta ai nuovi arrivati di inserirsi nella comunità di accoglienza, in attesa dell’eventuale definizione dello status di rifugiato. Ciò si concretizza in questa fase anche attraverso un rapporto di relazione tra le persone nella comunità che li ha accolti”.
Tutto ciò sarà possibile prima di tutto con l’apprendimento della nostra lingua: ”A Collescipoli, ma anche nelle altre strutture umbre – ha precisato la vicepresidente – si è partiti proprio con l’attivazione di corsi di italiano e di educazione civica che permettono anche di stabilire un rapporto di conoscenza più approfondita tra gli operatori i migranti e la comunità”.
“Al loro arrivo erano stremati – hanno raccontato gli operatori sempre presenti nella struttura anche nelle ore notturne – Quindi, le prime settimane sono servite proprio per il recupero delle forze e stabilire un rapporto di fiducia. Gli ospiti hanno un età media compresa fra il 25 e i 30 anni, la più giovane è una ragazza di 20 anni. Attualmente, sono presenti ragazzi originari della Nigeria e che prima di arrivare in Italia lavoravano i Libia. Prima di loro sono stati accolti migranti provenienti dalla Tunisia.
Per la vicepresidente “questa seconda fase dell’accoglienza assume un significato importante quanto la prima, perché l’integrazione di queste persone non può prescindere da un loro impegno, anche attraverso il volontariato socialmente utile. Infatti, dopo una valutazione attenta delle varie competenze, con il coinvolgimento dei Comuni interessati, si dovranno studiare soluzione che portino ad una vera inclusione sociale”.
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