Profughi-incontro a Villa Umbra: Casciari, “Dopo l’emergenza regole certe”
PERUGIA - “Per continuare a gestire in tranquillità la condizione dei profughi dei paesi del nord Africa accolti in Italia e in Umbria in particolare seguito al conflitto libico, le Regioni hanno bisogno di regole certe da parte del Governo”: lo ha affermato la vicepresidente della Regione Umbria, Carla Casciari, intervenendo stamani a Perugia alla giornata di formazione che si è svolta nella sede della Scuola di amministrazione pubblica di “Villa Umbra”. L’iniziativa, il cui scopo era offrire un’occasione di approfondimento in materia di immigrazione, con particolare riguardo alla categoria dei rifugiati e dei richiedenti asilo, era rivolta ai dipendenti degli enti pubblici e agli operatori e ai volontari delle strutture interessati a vario titolo nel progetto di accoglienza.
“Per continuare a garantire un elevato livello degli standard di accoglienza dei soggetti accolti in Umbria in seguito all’emergenza umanitaria Nord-Africa, dichiarata il 12 febbraio 2011 – ha detto la vicepresidente - è necessario trovare soluzioni eque e ragionevoli che tutelino in modo adeguato i bisogni di protezione e di assistenza di coloro che sono fuggiti dal conflitto in Libia, evitando di generare estese situazioni di irregolarità e di disagio sociale con gravi ripercussioni sulla società di accoglienza nel suo complesso”.
“Questa giornata quindi – ha detto Casciari - assume un significato forte di confronto, per individuare strategie comuni che possono diventare il motore per promuovere percorsi di integrazione capaci di superare la logica assistenziale e riflettere su procedure e risposte condivise alle esigenze degli operatori pubblici e privati, della società civile, e dei profughi stessi”.
“Dopo la prima fase di gestione dell’emergenza – ha aggiunto - il destino di queste persone accolte in Italia, 357 solo in Umbria, è sospeso tra il riconoscimento della domanda di asilo politico o il respingimento. Nel primo caso, otterranno un permesso di soggiorno di cinque anni e potranno cercare un lavoro, visto che la normativa in vigore non consente ai richiedenti protezione di lavorare nei primi sei mesi di attesa della definizione del proprio status. Diversamente, dovranno essere espulsi dal territorio nazionale entro trenta giorni dalla notifica. In entrambi i casi non è chiaro chi si occuperà di loro quando arriverà la risposta”.
“In questo contesto – ha proseguito Casciari – la fase ‘post emergenziale’ appare essere ancor più delicata dell’accoglienza, se si considerano le enormi implicazioni derivanti dall’elevato numero di dinieghi alle domande di asilo e che pongono tutti i soggetti che, a vario titolo, si stanno occupando della emergenza umanitaria di fronte alla necessità di dover affrontare situazioni nuove e delicate sotto il profilo generale della loro gestione pratica, ma anche per l’aspetto sociale e psicologica dei soggetti accolti, in un’ottica di superamento delle politiche emergenziali”.
“Stando così le cose – ha concluso – il lavoro delle Regioni rischia di trasformarsi in un tentativo di accoglienza destinato a fallire. La necessità di affrontare con urgenza la tematica è stata evidenziata anche dal presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, il quale dopo aver sottolineato che il grande sforzo sostenuto dalle Regioni si sta prolungando senza un limite temporale certo, ha sollecitato un incontro con il Ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, e il Capo Dipartimento della Protezione civile, Franco Gabrielli”.
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