Per Mario Monti l'accordo sulla produttività firmato tra governo e parti sociali "è un passo importante" anche "per il rilancio delle imprese e la tutela dei lavoratori".

Tuttavia non tutti sono d'accordo con lui. E si capisce, Monti è il capo di un governo che nell'ultimo anno ha sistematicamente eroso i diritti e le condizioni dei lavoratori. Non possiamo dimenticare che, con la riforma Fornero, ha fatto ciò che non era riuscito nemmeno a Berlusconi con il suo liberismo di comodo: cancellare l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Purtroppo anche questo accordo va nella stessa direzione.

 

Ecco perché il più importante sindacato italiano, la Cgil, non lo ha firmato. Il segretario nazionale, Susanna Camusso, spiega che l'intesa determinerà "una riduzione dei salari reali". L'accordo sulla produttività, aggiunge, "è coerente con la politica del governo che scarica sui lavoratori i costi e le scelte per uscire dalla crisi. Si è persa un'occasione".

Anche Antonio Di Pietro boccia il patto promosso dall’esecutivo: "Questo governo è la nuova Wanna Marchi della politica – dice rispondendo ai cronisti a Montecitorio -, bravissimo nel vendere fumo. Se questo provvedimento crea più recessione e fa diminuire i salari allora chiamatelo provvedimento-truffa".

 

Per Giuliana Carlino, capogruppo dell'Italia dei valori in commissione lavoro al Senato,  "non è colpendo ancora una volta  i diritti dei lavoratori che si può dare slancio al Paese. L'accordo sulla produttività  è un altro frutto avvelenato, una soluzione di comodo sulla pelle dei più deboli: riduzione dei salari reali, nessuna detassazione sulle tredicesime, contrattazione aziendale a discapito di quella nazionale, così da legittimare i ricatti di datori di lavoro senza scrupoli". 
"Si tratta - spiega - di un altro provvedimento preso solo negli interessi degli imprenditori, quelli stile Marchionne per intenderci. Infatti, mentre non sono state minimamente sfiorate le super retribuzioni dei manager, si costringono i lavoratori ad accettare condizioni di lavoro sempre peggiori".

 

"Intanto - ricorda Carlino - l'Italia dei Valori prosegue, nell'assordante silenzio dell'informazione pubblica, la raccolta delle firme per i due referendum in difesa dei lavoratori: quello per abrogare le modifiche all'art. 18” e quello “per abolire l'art. 8 del Dl 138/11 per lo sviluppo degli accordi aziendali, al fine di difendere il contratto collettivo nazionale. Si tratta di una battaglia di civiltà a cui, malgrado gli 'attacchi' politici, non intendiamo rinunciare. Con orgoglio e a testa alta – conclude - prosegue la nostra difesa dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici".

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