Preoccupazione per i probabili aumenti degli affitti per le case popolari
Case popolari, i sindacati: in Umbria disastro normativo
Con il nuovo regolamento canoni in aumento anche del 200%. Mentre la legge è stata impugnata dal governo per vizi di costituzionalità
“Una vergogna” e “un disastro normativo” che colpisce in particolare le fasce più deboli della popolazione e gli anziani soli: non usano mezzi termini i sindacati degli inquilini, Sunia, Sicet, Uniat e Unione Inquilini dell'Umbria che oggi, 31 gennaio, insieme alle tre confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil regionali, hanno tenuto una conferenza stampa sulla nuova legge regionale in materia di edilizia residenziale sociale e sul relativo regolamento.
“Siamo di fronte all'esplosione di un problema sociale di dimensioni enormi – hanno detto i rappresentanti dei sindacati – perché da quest'anno, a causa del nuovo meccanismo di calcolo introdotto senza prendere mai in considerazione i nostri reiterati allarmi, l'aumento dei canoni andrà a colpire in maniera durissima una fetta molto importante degli assegnatari, in particolare le persone sole, con incrementi che potranno raggiungere anche il 200%”.
I sindacati hanno portato alcuni esempi che rendono molto bene l'idea della situazione che si verrà a creare: per una persona sola con reddito annuale lordo di 8mila euro il canone mensile passerà dagli attuali 46,6 euro a 138 euro; mentre per chi ha un reddito di 12mila euro lordi il salto sarà da 70 a 220 euro.
“È su questa fascia di popolazione, soprattutto persone anziane, che si abbatterà in maniera violenta l'aumento dei canoni – hanno rimarcato i sindacati – ma anche altre tipologie di nucleo vedranno peggiorare la propria situazione. Basti dire che complessivamente per le 8mila famiglie umbre residenti in case popolari – hanno aggiunto le 4 sigle degli inquilini insieme a Cgil, Cisl e Uil – si passerà da un canone medio di 115 euro mensili, già tra i più alti d'Italia, ad uno di 140 euro, contro una media nazionale di 100”.
Accanto a questo dato che a detta dei sindacati “escluderà una fetta molto grande di popolazione dal diritto di avere una casa popolare”, c'è il problema della bocciatura della legge regionale da parte del governo che l'ha impugnata riscontrando vizi di costituzionalità. Questo fatto, già grave di per sé, determina un altro grave problema: il blocco del nuovo bando che tante famiglie stavano aspettando con ansia per lo scorso settembre e che invece non vedrà la luce ancora per molto tempo.
“Questo disastro normativo si sarebbe potuto evitare – hanno detto ancora i sindacati – se alle decine di richieste di incontro e confronto che abbiamo avanzato si fosse data risposta. C'è persino un ordine del giorno del Consiglio regionale dello scorso novembre che impegnava la giunta ad aprire un tavolo in III Commissione, cosa mai avvenuta”.
A questo punto per i sindacati la misura è colma: “La prossima settimana organizzeremo un presidio sotto la Regione per far sentire la voce delle migliaia di persone che rappresentiamo e che stanno subendo un'ingiustizia inaccettabile – hanno annunciato in conclusione Sunia, Sicet, Uniat e Unione inquilini insieme a Cgil, Cisl e Uil – e, se ancora inascoltati, chiederemo con forza le dimissioni dell'assessore Melasecche”.
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