Ce la aspettavamo e, puntualmente, è arrivata anche quest’anno: la richiesta di chiudere la caccia, con sistematica, stucchevole, demagogica regolarità, è giunta sui tavoli della Regione da parte di alcune, sempre le solite, associazioni animal-ambientaliste. Che piova, che faccia freddo o che sia caldo torrido; qualsiasi condizione climatica serve, di anno in anno, per sparare sulla caccia, purtroppo con il connivente parere anticaccia dell’Ispra, sempre più palesemente contrario al nostro mondo dal punto di vista ideologico.

Bene ha fatto la Regione Umbria a respingere queste assurde richieste; rimane purtroppo una pur minima penalizzazione per il mondo venatorio, con la riduzione dell’orario di chiusura della prima giornata di caccia. A proposito di caccia: le specie oggetto di prelievo durante la preapertura sono, oltre ai corvidi perennemente in sovrannumero e in continua crescita demografica, il colombaccio, specie in aumento costante in Europa e in Italia, alcuni uccelli acquatici che non hanno problemi di caldo dato che vivono in ambiente umido e, infine, la tortora africana, che come dice il nome sta già migrando verso i Paesi più caldi al di là del Mediterraneo. Quindi la siccità, che rappresenta ovviamente un problema per tutta una serie di attività e di specie viventi animali e vegetali, nel caso della preapertura del 2 e 3 settembre non ha alcuna incidenza, poiché la stessa preapertura riguarda specie che ne risentono in minima parte.

Ad ogni modo non ci nascondiamo certo dietro un dito: la siccità e il forte caldo innaturale rappresentano problemi e disagi per molti, a cominciare dal mondo agricolo cui esprimiamo tutta la nostra vicinanza. Ma ci domandiamo: dove sono le associazioni ambientaliste quando si presentano emergenze climatiche o problemi tangibili come la piaga degli incendi? Dove fuggono, questi ambientalisti da salotto, quando c’è da stare fianco a fianco con i vigili del fuoco o la protezione civile per contrastare le fiamme o le emergenze in generale? Ci si ritrova sempre gli stessi, con molti dei nostri tesserati che fanno parte di organizzazioni sussidiarie e di protezione civile. “Loro”, invece, non si vedono mai. Troppo facile parlare e sparlare…

Ovviamente lo stesso mondo venatorio si pone il problema dinanzi a squilibri climatici così frequenti e violenti, come quelli che da tempo stanno interessando anche il nostro Paese. Con serenità ma senza tergiversare, nell’immediato futuro affronteremo anche il tema della preapertura, come sempre insieme alla base dei cacciatori, avviando una riflessione che porti al confronto più ampio e condiviso possibile, per garantire a tutti i cacciatori i migliori tempi e modi possibili di esercizio dell’attività venatoria.

 

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