La Federazione provinciale del PRC di Terni aderisce allo sciopero europeo del 14 novembre, che rappresenta un ulteriore passaggio nella costruzione dell'opposizione sociale alle politiche di austerità disposte dalla BCE e attuate dal Governo Monti, che giorno dopo giorno stanno sprofondando il nostro Paese nella più completa subalternità economica e politica. Lo sciopero europeo del 14 risponde all'esigenza di organizzare una mobilitazione unitaria di tutte le forze politiche e sociali che vogliono dare voce a quanti, nel nostro continente, pagano sulla loro pelle il prezzo di una crisi dove ad essere salvaguardata è solo la grande finanza: per questo è necessario ribadire che le politiche di austerità, presentate dalle attuali forze di governo come l'unica ricetta possibile e che già ci si affanna a confermare in vista delle elezioni politiche del 2013, peggiorano la crisi economica e creano una crisi di civiltà, una barbarie in cui si distruggono tutti i diritti sociali e del lavoro e si distrugge assieme la democrazia.

 

La stessa vertenza dell'acciaieria ternana dimostra la necessità di un'alternativa a questo modello economico, dove la libertà d'impresa conta più del diritto dei lavoratori a vedersi riconosciuti nella oro dignità; a chi si dice soddisfatto delle decisioni prese in merito all'acquisizione di Inoxum da parte di Outokupmu rispondiamo che l'acquisto del polo siderurgico ternano e delle sorti del tubificio sono questioni troppo importanti per essere lasciate nelle mani delle multinazionali e della tecnocrazia al potere in Italia ed in Europa; parimenti, rispondiamo che gli impianti non possono dirsi salvi se son saranno mantenuti tutti i posti di lavoro e se non si assicurerà la necessaria stabilità economica e contrattuale ai lavoratori, specie a quelli delle cosiddette “ditte esterne”. Finché non si avranno risposte su questi punti lo stato di agitazione non può e non deve essere sospeso; la nostra città, già privata della provincia da questo Governo, deve reagire compatta ai ricatti dei tecnici e del padronato.

 

L'accanimento con cui si persevera nelle politiche neoliberiste conferma quanto la questione democratica quella lavorativa siano intrecciate; è pertanto positivo che la CGIL abbia ripreso il tema della “vertenza Umbria”, che il PRC si era già impegnato a promuovere la scorsa estate, incontrando il secco rifiuto delle forze che, a livello nazionale, sostengono il Governo Monti. Auspichiamo che ciò si traduca, finalmente, nella volontà di agire la necessaria autonomia sindacale anche nei confronti delle forze politiche del centro-sinistra umbro, dove è ormai tempo di ripensare radicalmente il rapporto con il governo nazionale; non si possono più subire scelte che mettono a rischio in maniera irreversibile l'esigibilità dei più fondamentali diritti dei cittadini, come quelli al lavoro, alla salute, all'istruzione, alla casa, alla previdenza sociale.

 

Per queste ragioni saremo in piazza il 14, per sostenere la mobilitazione contro le politiche di austerità e raccogliere le firme per i referendum sul lavoro e sulle pensioni, per i quali passa l'alternativa ai diktat di Monti e di chi lo sostiene.

 

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