POST IGNORANTE (PER DI PIU’ CON L’ECCESSO DI ZELO DEL NEOFITA)
di Fabrizio Marcucci.
Quando ho finito di leggere Proletkult, sono rimasto ammirato come mi è capitato praticamente sempre alla fine di un romanzo dei Wu Ming. E siccome l’opera gira attorno a quella di Aleksandr Bogdanov, mi sono incuriosito a questo protagonista, che è realmente esistito ed è stato pure un personaggio di una certa importanza, ma di cui io avevo solo una vaghissima reminiscenza – quasi nulla - dagli studi liceali, credo. Ho ordinato “Stella rossa”, ovviamente, il romanzo di fantascienza che Bogdanov pubblicò in Russia nel 1908 e che innerva quello dei Wu Ming. E mi sta capitando di trovarmi a pensare sempre più spesso a questo tizio, il cui vero cognome è stato Malinovskij e che ne ha saputo di filosofia, di medicina, di politica, di letteratura ma che mi pare abbia messo tutto al servizio della rivoluzione (che lui non vide mai come la voleva, che lui *sapeva* di non poter vedere perché, mi pare, da quello che ho capito fin qui, considerava la rivoluzione un processo non un’acquisizione). Ma l’aspetto che me lo rende più attraente è il suo essere stato considerato un eretico. Bogdanov ha collezionato scomuniche, prima dal menscevico Plechanov, poi dal bolscevico Lenin, fino a dover scomparire dalla vita politica del suo paese. Bogdanov considerava cruciale la questione dell’umanità nuova, senza la quale ogni risultato sarebbe stato vano, ogni acquisizione sarebbe stata nient’altro che una sostituzione quasi meccanica di un dominio a un altro (mi pare d’aver capito). Da qui l’importanza assegnata alla sovrastruttura; di qui i dissidi con Plechanov e Lenin. Riflettendo su Bogdanov e parlando in maniera entusiasta del romanzo dei Wu Ming, mi è scappato di descrivere il russo come una sorta di Gramsci. Al che sono andato su Google e ho digitato “Bogdanov Gramsci”, e ho constatato come l’italiano chiese a Giulia Schucht di tradurgli dal russo “Stella rossa”. Questo succedeva nel 1922, quando la scomunica a Bogdanov era già stata comminata. E niente, ho trovato che i conti (anche quelli piccoli, di un ignorante neofita) a volte possono pure tornare. Ora potrei intrattenervi oltre con l’antidogmatismo, l’antiautoritarismo, l’antisessismo e l’utopia struggente che animano Bogdanov. Ma nel libro di Wu Ming ne trovate una quantità di esempi sterminata, varrebbe la pena di leggerlo anche solo per questo.
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