Politiche Sociali: regione umbria impegnata contro mutilazioni femminili
Indagare il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili in Umbria e puntare sulla sensibilizzazione dei cittadini immigrati e degli operatori, per portare alla luce i casi sommersi: è ciò che si propone di fare la Giunta regionale dell’Umbria attraverso l’attivazione, su iniziativa della vicepresidente della Regione Umbria con delega al Welfare, Carla Casciari, di un gruppo di lavoro. Per l’organizzazione e la realizzazione delle azioni del pool di ricerca, costituito da referenti della Regione, delle Asl, delle Aziende ospedaliere e dei Comuni, la giunta regionale ha destinato la somma complessiva di 131mila838 euro.
“Il problema delle mutilazioni genitali femminili – ha detto la vicepresidente Casciari - presenta una serie di aspetti legati sia alle culture di provenienza delle donne che alla tutela della loro salute e il fenomeno, se pure sommerso, necessita di approfondimento e di misure che vanno dall’assistenza sanitaria e psicologica alle donne che hanno subito una mutilazione, alla promozione di una conoscenza più profonda delle diverse culture che faciliti l’approccio e il dialogo tra gli operatori socio-sanitari e le persone di diverse etnie. Il piano sociale regionale inoltre, dedica particolare attenzione in più punti ai fenomeni legati alla condizione delle donne straniere, sottolineando come tra le trasformazioni sociali ed economiche alle quali sono stati sottoposti i sistemi locali di welfare abbia contribuito il fenomeno dell’immigrazione degli stranieri con l’insediamento di nuove famiglie portatrici di altre culture e stili di vita. Viene quindi sottolineata la necessità di politiche pubbliche locali per l’integrazione degli immigrati, aspetto fondamentale per la convivenza multiculturale”.
“La legge sulle disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile – ha aggiunto - detta le misure necessarie per prevenire e contrastare queste cruente pratiche quali violazioni dei diritti fondamentali all’integrità della persona e alla salute delle donne e delle bambine. La stessa legge prevede la copertura finanziaria per le attività previste, inerenti l’informazione, la sensibilizzazione, la formazione, il monitoraggio del fenomeno e l’istituzione di un numero verde dedicato”.
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