Il pittore orfano aiutato dai paesani snobbato a Venezia, oro al Salon di Parigi
di Elio Clero Bertoldi
Oggi vi propongo un lavoro del veneto Noè Bordignon (1841-1920) dal titolo “Matelda” (1891).
Figlio di una famiglia modesta (padre sarto e, per di più, rimasto orfano di madre in tenera età), Noè - nato a Castelfranco Veneto - mise in mostra precocemente rilevanti doti artistiche tanto che alcuni compaesani lo aiutarono, anche economicamente, a coltivare la sua passione.
Gli fu così possibile studiare da vicino - a Venezia, a Roma, a Firenze - i grandi maestri e di crescere e maturare. Sulle prime si dedicò ad affrescare le chiese della sua terra, poi prese il volo.
A Venezia trovò estimatori, ma pure non piccole invidie. Quando presentò due opere alla Biennale gliele rifiutarono; le inviò allora all’esposizione di Parigi e la sua “Pappa al fogo” si guadagnò il primo premio, la medaglia d’oro.
Qualcuno gli suggerì, se voleva far strada, di iscriversi ad una certa associazione, lui rifiutò, con coerenza e coraggio. E continuò il lavoro con le sue sole forze, tornando nella terra di origine, lavorando “en plani air”, prendendo spunti dalla sua gente, dalla vita di tutti i giorni.
Morí, a San Zenone degli Ezzelini, per le conseguenze di una banale frattura.
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