Il "pil" della povertà si impenna. Quasi un terzo lavoratori poveri e senza casa
Aumenta la quota di italiani poveri: dall'inizio dell'anno si registra un +15,2%. E' uno dei dati del Rapporto Caritas 2012, che evidenzia anche la crescita di poverta' economica (+10,1%), mentre sono stabili i problemi di poverta' dei disoccupati, quasi al 60%. Inoltre sono oltre 47mila le persone senza dimora, e nel 40% dei casi si tratta di italiani. In generale sono per lo piu' di uomini (86,9%), la maggioranza ha meno di 45 anni (57,9%), nei due terzi dei casi hanno al massimo la licenza media inferiore e il 72,9% dichiara di vivere solo da circa due anni e mezzo. Alla ricerca sulla condizione delle persone che vivono in poverta' estrema, in collaborazione con il ministero del Lavoro e la Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora. ha partecipato anche la Caritas italiana. Intanto, la Croce Rossa fa sapere che se nel 2011 sono state 250mila le famiglie assistite continuativamente per quest'anno si stima un notevole aumento.
L'incidenza dei senza fissa dimora sul totale dei residenti risulta piu' elevata nel Nord-ovest, dove le persone senza dimora corrispondono a circa lo 0,35% della popolazione residente, seguono il Nord-est con lo 0,27%, il Centro con lo 0,20%, le Isole (0,21%) e il Sud (0,10%).
Più drammatica la condizione degli stranieri senza dimora che sono piu' giovani degli italiani (il 47,4% ha meno di 34 anni contro l'11,3% degli italiani), e hanno un titolo di studio piu' elevato (ha almeno la licenza media superiore il 40,8% contro il 22,1% degli italiani), ma vivono da meno tempo nella condizione di senza dimora (il 17,7% lo e' da almeno due anni, contro il 36,3% degli italiani). Piu' spesso vivono con altre persone (il 30% contro il 21,8%), in particolare con amici (17,4% contro 10,2%); ben il 99,1% e' nato in uno stato estero e solo il 20% era senza dimora prima di arrivare in Italia.
Per quanto riguarda l’aspetto occupazionale è interessante sottolineare come il 28,3% delle persone senza dimora dichiara di lavorare. Si tratta di occupazioni a termine, poco sicure o saltuarie per il 24,5%; lavori a bassa qualifica nel settore dei servizi (l'8,6% lavora come facchino, trasportatore, addetto al carico/scarico merci o alla raccolta dei rifiuti, giardiniere, lavavetri, lavapiatti, ecc.), nell'edilizia (il 4% come manovale, muratore, operaio edile, ecc.), nei diversi settori produttivi (il 3,4% come bracciante, falegname, fabbro, fornaio, ecc.) e in quello delle pulizie (il 3,8%). In media, le persone che hanno un lavoro, lo svolgono per 13 giorni al mese (il 37,6% per meno di 10 giorni e il 32,2% per 20 giorni o piu') per un guadagno di 347 euro mensili (circa 1/4 guadagna meno di 100 euro e quasi 1/3 oltre 500 euro). Non emergono particolari differenze tra italiani e stranieri.
Se il 28,3% ha un lavoro, per quanto precario e dequalificato,l 17,9% delle persone senza dimora non ha alcuna fonte di reddito, il 9% da pensione e l'8,7% un sussidio da ente pubblico; infine, il 27,2% riferisce di ricevere denaro da parenti, amici o familiari e il 37% da estranei (colletta, associazioni di volontariato o altro).
La perdita di un lavoro e' uno degli eventi piu' rilevanti del percorso di progressiva emarginazione che conduce alla condizione di 'senza dimora', insieme alla separazione dal coniuge e/o dai figli e, con un peso piu' contenuto, alle cattive condizioni di salute. Ben il 61,9% delle persone senza dimora ha perso un lavoro stabile, il 59,5% si e' separato dal coniuge e/o dai figli e il 16,2% dichiara di stare male o molto male. Inoltre, sono una minoranza coloro che non hanno vissuto questi eventi o che hanno vissuto uno solo, a conferma del fatto che l'essere senza dimora e' il risultato di un processo multifattoriale.
Dopo Roma e Milano, Palermo e', tra i 12 comuni piu' grandi, quello che accoglie il maggior numero di persone senza dimora (3.829); vi vive quasi l'80% di coloro che utilizzano servizi nelle Isole e ben il 60,7% e' costituito da stranieri. Seguono Firenze (1.911), con il 60,9% di stranieri, Torino (1.424), con il 56,5%, e Bologna (1.005), con il 51,6%.
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