PERUGIA – Il Consiglio regionale ha bocciato con 12 voti contrari (Pd e Psi), 8 voti favorevoli (Pdl, Udc, Fare Italia, Prc Fds), 3 astensioni (Idv e Comunista umbro) la mozione presentata da Franco Zaffini (Fare Italia) e Sandra Monacelli (Udc) che chiedeva alla Giunta di “predisporre, entro 90 giorni, un nuovo Piano regionale dei rifiuti”. L'atto inizialmente presentato era molto più articolato (si veda la scheda) e chiamava l'Esecutivo di Palazzo Donini a spiegare la “tenuta del sistema regionale di smaltimento in discarica nel medio e lungo periodo” alla luce della scelta dell'Ati n. 4 “di non utilizzare l'impianto di termovalorizzazione del gestore Terni Ena”. A seguito del lungo dibattito e dopo l'intervento dell'assessore Silvano Rometti, il relatore Zaffini ha annunciato l'emendamento sostitutivo che è stato poi votato.

LA MOZIONE INIZIALE (illustrata da Franco Zaffini). “Il Piano regionale dei rifiuti vigente fu basato su 3 punti cardine: raccolta differenziata spinta con l'obiettivo del 65 per cento nel 2012; chiusura nel 2013 delle discariche di Gubbio e Colognola, Pietramelina a Perugia e Sant’Orsola di Spoleto) senza ulteriori ampliamenti di superficie e volume con l’utilizzo dei tre residui siti di Belladanza di Città di Castello, Borgo Giglione di Magione e le Crete di Orvieto; realizzazione di un impianto per il trattamento termico della frazione secca da realizzare nel territorio dell’Ati n. 2 per le esigenze degli Ambiti 1, 2 e 3, e utilizzo per l’Ati n. 4 di un impianto per il trattamento termico da mettere a regime. Tutti questi tre pilastri risultano al momento irrealizzati. La raccolta differenziata è molto lontana dal tetto del 65 per cento e probabilmente, da quello che ci dice l’assessore, nel 2012, dovrebbe raggiungere il 50 per cento scarso. La diminuzione di circa il 20 per cento della produzione di rifiuti non è merito dell’assessore ma della crisi che aggrava la vita quotidiana di tanti cittadini. La chiusura delle discariche è ancora in itinere, tutte le discariche sono state oggetto di proroga e di ampliamento, sia nei volumi che nella superficie, ad esempio la discarica di Sant’Orsola in Comune di Spoleto è stata ampliata per ben tre volte, quindi è tuttora in esercizio. Recentemente l’Ati n. 4 ha inoltre approvato un Piano d’ambito che rigetta l’ipotesi della chiusura del ciclo attraverso la termovalorizzazione della residuale frazione secca e il Comune di Terni ha formalmente approvato questo piano. Per quanto riguarda l'Ati 2, il capofila Comune di Perugia, nonostante abbia dato il carico oneroso a una ditta per l’individuazione dei possibili siti, si esime dall’indicare il sito dove realizzare l’impianto di trattamento termico. Anche un ultimo imperativo sollecito da parte della Giunta regionale non ha trovato alcun riscontro. Dalla delibera di Giunta regionale n.1288 del 23 ottobre scorso, che bocciava la proposta di Piano d’ambito dell’Ati n. 4, apprendiamo che il sistema è a rischio collasso se l'Ati 4 non rivede la decisione di non termovalorizzare e comunque se entro cinque o sei anni, non si realizzano nuove discariche in alternativa all'impianto per la valorizzazione della frazione secca residuale. Emerge dunque l’esigenza di rimettere mano a questa programmazione, all’impianto della normativa regionale sui rifiuti, a partire da un Piano regionale che, come dimostrato nel mio intervento, oggi è totalmente disatteso. Senza dimenticare la grande risorsa su cui può contare la nostra regione: i camini delle cementerie permetterebbero di utilizzare la frazione secca come carburante, evitando di costruire nuovi termovalorizzatori e di incrementare le immissioni in atmosfera”.

IL DIBATTITO.
Damiano Stufara (Prc-Fds):
“No a questa mozione da cui emerge la preoccupazione che in Umbria si sta allontanando la prospettiva della termovalorizzazione, rilanciando invece la chiusura del ciclo attraverso i cementifici. Le previsioni contenute nel Piano regionale rifiuti del 2009 risultano oggi inadeguate, i fatti che si stanno determinando indicano l'obsolescenza e l'inadeguatezza di questo Piano. Oggi siamo di fronte all'esigenza di mettere in campo una politica nuova di programmazione, altrimenti si rischia di non riuscire a governare un comparto caratterizzato da molteplici novità. Non possiamo non prendere in considerazione come sia cambiata l'opinione pubblica sulla questione della chiusura del ciclo. Nei mesi scorsi, a Terni, Rifondazione comunista, Sel e Idv hanno raccolto firme su una petizione popolare particolarmente esplicita: 'Non bruciateci il futuro', per un netto rifiuto al ritorno dell'incenerimento nella Conca ternana. Si è ormai aperta una fase nuova di confronto tra cittadini e politica. Una settimana fa il Comune di Terni ha approvato il nuovo Piano d'ambito in netto contrasto con il Piano regionale. È necessario alzare la percentuale della raccolta differenziata. L'Ati 4 rifiuta la prospettiva della termovalorizzazione. Bene quindi anche l'indicazione della Giunta regionale di raggiungere gli obiettivi fissati per la differenziata nel minor tempo possibile. La cospicua diminuzione della produzione dei rifiuti è soltanto in parte conseguente alla crisi economica in atto, essa è legata anche e soprattutto alle giuste e concrete politiche messe in atto dalla Regione. L'Umbria deve guardare con grande attenzione a quei territori che stanno sperimentando nuove tecnologie, come trattamenti a freddo e meccanici. Bisogna in ogni modo scongiurare il rischio del ricorso ai cementifici come soluzione per la chiusura del ciclo. Spingere quindi al massimo la raccolta differenziata e le filiere industriali legate ad essa. La strada maestra da percorrere è quella di redigere un nuovo Piano regionale ambientalmente sostenibile”.

Oliviero Dottorini (Idv): “Il principio ispiratore dell'intero ciclo integrato è l'adozione della strategia 'Rifiuti zero' e una forte spinta verso la creazione delle filiere del recupero. Troviamo piuttosto strumentale la mozione proposta al solo scopo di accelerare sulla realizzazione di impianti di incenerimento. L'assessore ci ha ricordato che nell'anno in corso saremmo arrivati al 47 per cento di raccolta differenziata, notevolmente al di sotto delle previsioni del Piano (65 per cento), è vero però che negli ultimi anni c'è stato un innegabile cambio di passo. Un elemento di riflessione riguarda la riduzione del 20 per cento della produzione di rifiuti, dato nettamente superiore a quanto previsto dal Piano regionale. Questi dati portano inevitabilmente a fare riflessioni anche sulla previsione del Piano regionale. Secondo l'assessore Rometti: 'Se continuiamo a fare bene quello che stiamo facendo potremmo attestarci su 450mila tonnellate annue'. Questa è una vera e propria notizia. Rispetto alle previsioni del Piano la produzione di rifiuti potrebbe essere rivista al ribasso di una quantità pari a circa un quarto. Si tratta di un dato nuovo, in grado di modificare radicalmente i connotati del Piano dei rifiuti e di indurci a fare considerazioni fino a due anni fa improponibili: con una raccolta differenziata al 65 per cento, con il potenziamento, come ha ricordato Rometti in Commissione, dell'impiantistica intermedia, magari secondo metodiche meccanico-biologiche, minimizzando la parte in smaltimento, non è assolutamente utopico pensare al raggiungimento di un 80 per cento di differenziazione in tempi ragionevolmente brevi. Questo significherebbe una produzione di rifiuti indifferenziati minima, non superiore alle 90-100mila tonnellate annue. Una quantità tale da non giustificare un impianto di termovalorizzazione, se non per servire anche regioni limitrofe. Cosa che il nostro Piano non ammette. Le affermazioni dell'assessore denotano un significativo cambio di marcia della Giunta che apre la strada ad una seria riflessione sugli elementi da rivedere all'interno dell'impianto generale del Piano dei rifiuti. È ora di rimettere mano a questo importante strumento di programmazione, anche alla luce di quanto emerge dai vari ambiti territoriali. Condivisibili gli intenti e gli obiettivi del Piano Ati 4 in merito allo smaltimento dei rifiuti che esclude il ricorso alla termovalorizzazione e prevedendo la realizzazione del polo del riciclo, fissa il punto di partenza per avviare un ciclo virtuoso di smaltimento che deve essere sostenuto in ogni modo. La Regione sta dimostrando che è possibile ridurre al minimo la produzione di rifiuti indistinti, tanto da prospettare una quantità di Cdr insufficiente ad alimentare un impianto di incenerimento. Ci sono le condizioni per rivedere quanto previsto dal Piano regionale circa la chiusura del ciclo, valutando eventuali nuove tecnologie meno impattanti sull'ambiente e sulla salute dei cittadini e con caratteristiche che possano incontrare maggior favore dai territori che dovranno ospitare gli impianti”.
Raffele Nevi (Pdl): “Quando Zaffini e Monacelli ci hanno sottoposto questa mozione abbiamo riflettuto sulla necessità di cercare di stimolare una presa di coscienza di una situazione che diventa ogni giorno più grave e allarmante. Abbiamo visto con un certo piacere la delibera della Giunta regionale e ne abbiamo parlato anche in Commissione. Siamo rimasti veramente stupiti del fatto che l’assessore Rometti, forse impaurito dal blocco di sinistra, ha annunciato il ritiro dell'atto e il placet a questa delibera del Comune di Terni per quanto riguarda l’Ati 4. E sulla questione dell’inceneritore di Perugia ha detto: stiamo lavorando, ancora ci sono alcune difficoltà eccetera eccetera. L’unica cosa che è stata detta è che la Giunta regionale non intende modificare il Piano, e questo entra in totale contrasto con le richieste di Stufara e Dottorini di modificare il Piano. Noi pensiamo che il Piano vada modificato per essere ritarato sulla situazione odierna. Ci sono alcune voci che corrono nella nostra regione: la Giunta regionale, alla fine, porterà il sistema fino quasi al collasso e poi aprirà ai cementifici. A me questa sembra un'idea folle perché fare questo significa andare incontro a una specie di salto nel vuoto senza paracadute. Tutti sanno che questa è la cosa più ambientalmente sostenibile perché non andrebbe ad aumentare camini perché andrebbe probabilmente a ridurre i costi. Abbiamo detto in tempi nel sospetti che la chiusura del ciclo è essenziale, anche in presenza di raccolta differenziata spinta. Ma l’ambito territoriale 4 chiede di non fare l’incenerimento rifiuti ed è quello che sta più indietro rispetto al tema della raccolta differenziata. Il tema delle sanzioni ci deve essere e deve essere un tema presente. E siccome il tema delle sanzioni farebbe diventare problematica la situazione del Comune di Terni, allora si dà una proroga per fare in modo che la raccolta differenziata non sia raggiunta nei tempi giusti. L’altra scappatoia è l’ulteriore aumento delle discariche, e in particolare quella di Orvieto, perché tra i maligni si dice anche questo: tanto la discarica de le Crete ormai sta lì, il famoso terzo calanco, alla fine, in stato di emergenza si può sempre ampliare. Ma questo va evitato perché si andrebbe incontro a una specie di “guerra civile” e a quel punto io sarei in prima fila. Quando finirà la crisi economica, continueranno a crescere i rifiuti prodotti e le discariche si riempiranno a ritmi vertiginosi quindi spero che la Giunta regionale oggi ci dica una parola chiara sul fatto di modificare il Piano ma in senso opposto a quello auspicato da Dottorini, Stufara e immagino anche il collega Goracci, che una volta per tutte si definisca questa faccenda dell’incenerimento della chiusura del ciclo, che si mettano da parte le utopie. L’obiettivo non è far superare le elezioni al sindaco di Terni o arrivare al 2015, senza avere fatto scelte in modo che la maggioranza che sostiene la Giunta regionale o l’Amministrazione comunale di Terni regga l’urto”.
Orifeo Goracci (Comunista umbro): “L’atto che ci sottopongono i colleghi 'montiani' di centro e di destra filo incenerimento è utile comunque per discutere. La mozione fotografa una realtà difficile che non possiamo rimuovere o fare finta che non esista. I camini sono già troppi quelli che ci sono, e dovreste sapere un po’ tutti che abbiamo in questa Regione anche il problema dei 'caminetti', perché ci sono le decine di realtà delle biomasse e dei biogas contro cui si muovono quei comitati che danno fastidio, rompono, a volte pressano, ma che non possono essere trattati con sufficienza o con spocchia. Bisogna tenere in considerazione le richieste del Comune di Terni, dato che l’ultima parola deve spettare a chi è il padrone di casa. Se non si dà una stretta all'accelerazione della raccolta differenziata verso l’obiettivo di rifiuti zero, il problema della chiusura del ciclo si pone, perché le discariche non ne riceveranno più: sarà difficile aprire il terzo calanco a Orvieto, Sant’Orsola è finita, c’è qualche difficoltà a spostare i rifiuti dal Folignate a Borgo Giglione e conosciamo la situazione di Pietramelina. Sull'uso dei cementifici: difficile aggiungere un altro carico ad un impianto che già fatica da solo. A Gubbio uno è dentro la città, quindi ne resterebbe soltanto un altro. Ma i camini dei cementifici non sono stati costruiti per bruciare rifiuti e si rischia di creare una situazione di grave pericolo, che i cittadini di Gubbio non accetteranno. Le zone in cui insistono le cementerie sopportano già un carico di disagi notevoli: transito di camion, montagne scavate, traffico e territorio rovinato. Non si possono quindi chiedere ulteriori sacrifici, voterò contro questa mozione 'inceneritorista'. L'assessore Rometti si attivi per fare davvero il quadro della situazione ed individuare delle soluzioni che evitino di trovarci con l'acqua alla gola”.

Sandra Monacelli (Udc): “È giusto e necessario, come richiesto con questa mozione, che la Giunta regionale valuti ed approfondisca politicamente la questione prendendo in considerazione l'inadeguatezza del Piano attuale, rimodulandolo su uno scenario mutato. La chiusura del ciclo attiene ad importanti valutazioni che il Consiglio regionale è tenuto a fare: tirare una riga per valutare gli effetti di una programmazione impostata su certi obiettivi mettendoli a confronto con la realtà regionale. I Comuni che hanno lavorato bene raggiungendo un importante incremento della raccolta differenziata non hanno avuto le giuste ricadute di diminuzione dei costi per i propri cittadini, anzi gli importi contenuti nelle bollette sono aumentati. Sarebbe logico che aumentando la raccolta differenziata i costi diminuissero. Il meccanismo è quindi sbagliato. Ma forse è una questione monopolistica. Cominciamo allora a parlare di liberalizzazione a tempo pieno. Quello dello smaltimento dei rifiuti è un argomento di assoluto rilievo e dunque la situazione va valutata con estrema attenzione e guardata con più laicità”.
Renato Locchi (Pd): “Voteremo no su questa mozione. Diamo atto alla Regione del buon lavoro svolto che ha portato ad un cospicuo aumento della raccolta differenziata raggiungendo un dato regionale particolarmente incoraggiante. Sono state portati avanti azioni culturali e di importante sensibilità. Il Partito democratico non chiede alcuna rivisitazione del Piano regionale. Occorre invece affrontare alcuni dati facendo scelte su situazioni positivamente mutate. Sono quindi necessari atti e scelte politiche per superare la fase delle discariche, la peggiore delle situazioni. Dobbiamo trovare la migliore soluzione per la chiusura del ciclo che tenga conto dei reali quantitativi. L'Umbria, per questo, deve essere autonoma. Siamo completamente estranei alla soluzione dei cementifici. No a furbizie tattiche che non avrebbero l'apprezzamento degli umbri”.
Silvano Rometti (assessore Ambiente): In Umbria non c'è emergenza e non siamo al collasso. Il sistema di gestione dei rifiuti, pur nelle difficoltà incontrate, è governato e in una condizione che ci consente di avere un periodo congruo per le nostre scelte. Il piano dei rifiuti ha conseguito in questi due anni risultati assolutamente importante. Abbiamo dato seguito alla chiusura prevista delle discariche e abbiamo ampliato quelle che ne avevano necessità. Il ministro ha chiesto alle Regioni di soccorrere Campania e Lazio che non riescono a gestire i propri rifiuti. Noi abbiamo messo in sicurezza il sistema e ora dobbiamo continuare ad attuare il Piano. La riduzione dei rifiuti è figlia della crisi ma non solo. Il decremento del 20 per cento è legato anche alla raccolta domiciliare e alla rimozione dei cassonetti per l'indifferenziato. Si arriverà però ad un punto in cui la riduzione dei rifiuti non è più possibile: le Regioni che sono partite dal 40 per cento non sono comunque arrivate al 65 per cento. Si tratta di un obiettivo molto ambizioso che lo stesso ministro ha ipotizzato di rivedere. Noi saremo al 50 per cento al 31 dicembre, con zone della regione dove però le cose non vanno, nonostante le campagne di comunicazione e le sanzioni dei comuni contro chi non differenzia. La raccolta differenziata non deve essere fine a se stessa ma deve portare al riuso e al recupero dei materiali. Dobbiamo creare una filiera umbra del riuso: il vetro a Piegaro, la carta a Trevi, la plastica a Terni. Tutte le risorse dei fondi Fas (10/12 milioni), serviranno per completare l'impiantistica intermedia per recuperare materie prime. La chiusura del ciclo non può avvenire con la discarica. Il Piano prevede una soluzione che non cambierei. Guardiamo alle nuove tecnologie, riduciamo al 20 per cento la parte che va allo smaltimento finale. Le soluzioni proposte dall'Ati 4 possono essere perseguite solo se verranno rispettati gli impegni legati al forte incremento della raccolta differenziata. L'Umbria non ha scelto di utilizzare gli inceneritori e non è necessario tornare su questa scelta”.

LE REPLICHE.
Franco Zaffini:
“La delibera approvata dalla Giunta chiede all'Ati 4 di modificare a sua proposta di Piano, prevedendo il trattamento termico della frazione residua. Non capisco come possa l'assessore continuare a negare l'evidenza di fronte al Consiglio regionale. Siamo in presenza di un fatto grave ossia l'istituzionalizzazione del fallimento del piano rifiuti attraverso la presa di posizione di 33 comuni dell'Umbria. Oggi non stiamo parlando di cosa fare in futuro ma della attuale programmazione regionale, che è rifiutata da un terzo della regione. Inoltre l'individuazione del sito per la chiusura del ciclo nella provincia di Perugia non è mai stata effettuata, nonostante le delibere di Giunta che fissavano precisi termini. Il sistema non collasserà oggi, ma non ci sono i tempi per realizzare sistemi di chiusura del ciclo: entro 2 o 3 anni non ci sarà l'inceneritore ma neppure i tempi per ampliare le discariche. Abbiamo deciso – insieme a Sandra Monacelli - di presentare un emendamento sostitutivo alla mozione, con cui chiediamo alla Giunta di presentare un nuovo Piano dei rifiuti entro 90 giorni”.
Paolo Brutti (IDV): La diminuzione dei rifiuti non è solo legato alla crisi ma anche ad altri fattori positivi, come la crescita della raccolta differenziata e la separazione tra secco e umido. Una attività importantissima perché la frazione umida genera un inquinamento notevole. La frazione secca deve essere recuperata e valorizzata, attraverso impianti per il riciclo e il riuso che portino alla riduzione della tariffa o dei contratti di servizio. Svincoliamoci dalla scelta dell'incenerimento”.
Damiano Stufara (Prc Fds): “Positivo l'abbandono dell'ideologia dell'incenerimento da parte della Giunta. Prendo atto che con il loro emendamento Zaffini e Monacelli hanno rivisto completamente la posizione contenuta nel primo testo della mozione, chiedendo ora alla Giunta soltanto di elaborare un nuovo Piano rifiuti. Voteremo a favore del nuovo testo condividendo questa sollecitazione”.

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