PERUGIA – “Oggi, alla presenza dell’amministratore delegato di Nestlé Italia Leo Wencel, accompagnato da un’ampia delegazione dirigenziale del gruppo, si è finalmente parlato di un nuovo percorso di sviluppo in grado di rilanciare la Perugina come eccellenza in Italia e nel mondo”. Inizia con queste premessa la nota diramata congiuntamente da Rsu e sindacati in riferimento all’incontro svoltosi stamani nella sede perugina di Consindustria.

“È un risultato – vi si dice ancora - che abbiamo ricercato, come organizzazioni sindacali, mettendo in campo varie iniziative, facendo pressioni e avanzando nostre proposte specifiche di rilancio, proposte che abbiamo portato direttamente a Ginevra per sostenerle.

Finalmente Nestlé ha risposto con la presentazione di un progetto di rilancio e sviluppo, sostenuto da un cospicuo piano di investimenti, di circa 60 milioni di euro”.

In merito Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil, nazionali, regionali e territoriali, insieme alla Rsu di San Sisto, si effettuare i dovuti approfondimenti e mantengono le loro riserve sul versante occupazionale.

“Non condividiamo la volontà di vendita delle caramelle Rossana e delle Ore Liete – spiegano ancora. Siamo tuttavia convinti della necessità di continuare e intensificare il confronto, a livello generale e di sito, per ricercare un accordo quadro sugli obiettivi del progetto e sulla gestione del percorso da instaurare”.

Il confronto è aggiornato al 7 aprile, nel frattempo si avvieranno incontri tecnici di approfondimento a livello di sito.

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A nostro parere il lato debole del progetto Nestlé sta nel fatto che le risorse messe a disposizione si concentrano in massima parte sull’aspetto del marketing (in xsostanza solo 15 dei 60 milioni complessivi vengono spesi a Perugia), il che può produrre occupazione in via indiretta, a patto che si riesca a realizzare i volumi produttivi nei termini che sono stato indicati. Nel contempo, però, l’abbandono dei settori delle caramelle e dei pasticcini, renderebbe praticamente monomarca la fabbrica di San Sisto, perciò estremamente suscettibile agli umori del mercato in un settore, quello del cioccolato, i cui consumi variano fortemente  in relazione all’evolversi dell’economia internazionale e si sa che in tempo di crisi i consumatori preferiscono spendere per acquistare beni considerati meno “voluttuari”.

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