PERUGIA - Una piazza Matteotti come non si vedeva da tempo, piena di lavoratori e cittadini per respingere i 364 esuberi della Perugina annunciati dalla Nestlè: in pieno centro storico di Perugia dalle 9,30 sono confluite sotto il palco allestito dalla Rsu di San Sisto e dai sindacati le prime persone, semplici cittadini, politici, parlamentari, sindaci e rappresentanti delle istituzioni, arrivati anche da altri centri dell'Umbria.

In mezzo alla folla, come già durante il presidio di qualche giorno fa davanti ai cancelli della Perugina, don Claudio Regni, anche il parroco di San Sisto e per 24 anni il prete della fabbrica del cioccolato: "La Chiesa - ha tenuto a ribadire - sta sempre con i più deboli e chi deve portare a casa un pezzo di pane è debole". "Noi – ha poi aggiunto - siamo un piccolo Davide contro un Golia immenso, ma confidiamo in quell'unico ciottolo che è la Parola di Dio, che può tutto".

Il sacerdote, che conosce personalmente molte delle famiglie a rischio esubero e da sempre vicino ai lavoratori della Perugina, non nasconde la sua preoccupazione. "Togliere il lavoro a una persona - dice - è come ucciderla, perché perde la speranza, la pace, la creatività, il futuro e la possibilità di realizzare qualunque sogno e persino la vocazione, qualunque essa sia, matrimoniale o di altro tipo".

Le parole del parroco di San Sistosono state in un'intervista che andrà in onda tra il 9 e il 13 ottobre (alle ore 8 e alle 20) all'interno della trasmissione radiofonica di Umbria Radio "Gocce di Carità".

Ma i lavoratori della Perugina possono contare nella loro protesta anche sul sostegno delle istituzioni locali.

Marini: Nestlè mantenga gli impegni, "La Perugina è storia di una città e di una regione, ma noi dobbiamo lavorare anche per il futuro..."
"La Perugina è storia di una città e di una regione ma noi dobbiamo lavorare anche per il futuro con la necessità di difendere i posti di lavoro che oggi ci sono ma anche di creare le condizioni perchè la fabbrica continui ad esistere in questo territorio": lo ha affermato la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, stamani alla manifestazione in centro a Perugia in difesa della fabbrica.

"L'obiettivo di una comunità regionale e di chi la rappresenta è lavorare per mantenere siti produttivi ed investimenti strategici come condizione per garantire il lavoro", ha aggiunto Marini, secondo cui "Nestlè deve essere obbligatoriamente un interlocutore importante che deve garantire gli impegni sugli investimenti produttivi e su un piano industriale che parla al futuro, perché ha capacità finanziaria, reti lunghe nei mercati globali e capacità di marketing e di pubblicità".

Romizi, “Nestlè non resti indifferente a questa piazza”

Auspica invece un'azienda che "non rimanga indifferente a questa piazza e alla mobilitazione che si è attivata", il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, anche lui stamani sotto il palco in piazza Matteotti a Perugia, con la fascia tricolore d'ordinanza, alla manifestazione indetta in difesa dalla Perugina e per protestare contro i 364 esuberi annunciati dalla Nestlè.

"Bisogna creare i presupposti per un dialogo vero, che fino ad oggi non c'è stato - ha detto Romizi - e bisogna ripartire dal piano industriale, per capire meglio se dietro a questo ci sia veramente la volontà di dare una prospettiva alla fabbrica". Per Romizi quindi "occorre rimettersi al tavolo ma con una consapevolezza nuova".

Leonelli (Pd): “Lavoriamo per un incontro delle Rsu con il segretario Renzi”

"Stamattina eravamo in piazza per difendere la Perugina. #iodifendolaPerugina non dev'essere solo un hashtag, ma un sentimento diffuso di tutta la nostra comunità: oggi è stato fatto un primo passo importante, ma non basta. La città deve sentire davvero ‘sua’ questa battaglia, insieme alle istituzioni locali, in una partita dove il Governo deve e dovrà necessariamente fare la sua parte. Noi ci siamo, faremo la nostra, stiamo già lavorando ad un incontro nei prossimi giorni tra i rappresentanti dei lavoratori e il nostro segretario nazionale (così come accadde nel 2014 per la vertenza Ast di Terni) e metteremo ogni energia in difesa del lavoro e della produzione di una fabbrica che fa parte della migliore storia di Perugia e dell'Umbria”. Così, in una nota, il segretario del Pd Umbria Giacomo Leonelli.

Monaco/ Segretario provincile Prc: Perugina, siamo oltre la soglia di tolleranza, sciopero sociale subito

Siamo abbondantemente oltre la soglia di tolleranza e non c’è più tempo da perdere: le passerelle si possono tranquillamente fare, ma le responsabilità politiche pesano come macigni.
Jobs Act, totale assenza di politiche industriali, nessuna idea sullo sviluppo dell’Umbria, fanalino di coda (davanti solo al Molise) della “crescita” nazionale, e una particina in commedia da notai delle politiche nazionali: questo è il PD umbro.
La Perugina, come l’AST, come la Merloni, come la Colussi, come la dismissione della maggior parte del sistema produttivo regionale, è solo l’ennesima “vertenza simbolo”, simbolo dell’inettitudine di un governo regionale incapace e arrogante.
Per anni il PD ci ha raccontato che le multinazionali sarebbero state un’opportunità per la nostra regione, mentre Rifondazione dell’Umbria proponeva una legge che ne regolamentasse la presenza, oggi assistiamo al disastro; d’altra parte Perugina è andata avanti per decenni senza la Nestlè e può continuare a farlo: in altri termini proponiamo alle forze politiche e sociali di sinistra della nostra regione di non escludere nessuna iniziativa per salvaguardare lavoro e reddito, fino al punto di occupare la fabbrica.
I sindacati fanno bene a mobilitarsi, ma serve la politica, serve la prospettiva: ci rivolgiamo a tutte le forze politiche di sinistra (quindi, ça va sans dire, non al PD, che in questo paese e in questa regione rappresenta la destra economica neoliberista), al mondo della cultura, dell’associazionismo, agli studenti medi e universitari, ai piccoli esercenti, ai disoccupati e ai precari; insomma a chiunque, singolo o associato in organizzazioni di vario genere, ritenga non più sostenibile l’impoverimento, economico e culturale che sta colpendo l’Umbria per precise responsabilità politiche.
Proponiamo uno “sciopero sociale”, una mobilitazione di massa che dia un segnale forte e inequivocabile e inverta la rotta, cambi una politica stanca e inadeguata; il momento è ora, se ora non è già tardi.
Non abbiamo la presunzione di esercitare primazie né di “mettere il cappello” su nessun processo: avvertiamo semplicemente la necessità di non perdere altro tempo mentre la nostra regione sprofonda nel baratro: per questo proponiamo a chiunque abbia a cuore il proprio futuro e quello dei nostri territori di vederci, decidendo insieme come e quando, per voltare pagina.

Il futuro è nostro, ma non ci attenderà a lungo.

 

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