La vertenza Perugina, iniziata circa due anni fa, è finita come voleva la Nestlè: con il licenziamento di circa 230 persone e di 150 operai fissi passati a sei mesi.

Mentre i lavoratori, con grande sofferenza loro e delle famiglie, sono usciti dalla fabbrica, contestualmente i sindacati si sono vantati in tv e nei giornali di non aver dichiarato nessuna lotta dura nei confronti della Nestlè.

Poi sono arrivati gli annunci roboanti dell’azienda, sempre gli stessi da molti anni, di magnifici investimenti nel marketing che, secondo loro, permetteranno l’esportazione dei prodotti in Cina e in tutti i paesi del Mondo: dopo trenta anni dall’acquisizione della Perugina, finalmente una scoperta di marketing rivoluzionaria.

Ci domandiamo: considerando le strategie attuali dell’azienda, siamo sicuri che il Bacio, in futuro, venga ancora prodotto a S. Sisto?

Durante i due anni di confronto tra sindacati e azienda, interlocutrice di entrambi è stata il vice ministro Bellanova.

Il sospetto era venuto a molti, ma oggi sentendo le sue affermazioni in una trasmissione televisiva che difendeva a spada tratta il Jobs Act e la libertà di licenziare, schierandosi energicamente dalla parte della confindustria, abbiamo avuto l’ulteriore conferma che le decisioni erano state prese con la Nestlè fin dall’inizio e che non ci sarebbe stata nessuna possibilità di salvare dal licenziamento i lavoratori della Perugina. Ecco, in parte, il perché di una vertenza priva di lotte importanti ma fatta solo con comunicati stampa e volantini, accompagnata da dichiarazioni sindacali inconcludenti, ambigue, contraddittorie, da interviste piene di: dobbiamo vedere, verificare, l’azienda ci dovrà spiegare, ancora non è tutto chiaro, che ci hanno accompagnato per due anni e che sono proseguite, anche, dopo la firma dell’accordo.

Oggi, tutto è passato, nell’indifferenza della comunità regionale sia per la sorte dei lavoratori sia sul futuro, molto incerto, della Perugina.

La Sinistra per Perugia ritiene un errore gravissimo aver adottato una strategia sindacale di completa sudditanza sia al governo nazionale passato che alla Nestlè.

Noi pensiamo, invece, che bisogna contrastare energicamente la politica della multinazionale, prima che si troppo tardi, poiché non garantisce affatto il futuro occupazionale dei lavoratori attualmente rimasti in azienda. Ma anche il sindacato dovrà ritrovare il motivo essenziale della sua presenza nella fabbrica: cioè la difesa dei lavoratori, altrimenti sparirà del tutto.

Giuseppe Mattioli
La Sinistra per Perugia

 

 

Condividi