Sono 55 le imprese umbre che hanno realizzato investimenti diretti all’estero. Veri e propri "campioni" dell'economia regionale: una nutrita pattuglia di aziende, per la maggior parte di medie dimensioni, che grazie alle competenze ed alle relazioni maturate in determinati mercati internazionali, può trainare altre imprese regionali che vogliono affacciarsi sui mercati stranieri.
Il dato è emerso durante la presentazione dell'Osservatorio sulla Internazionalizzazione dell'Umbria, che è stato presentato a Perugia da Unioncamere Umbria e Centro Estero.

 

Il nuovo strumento indaga un fenomeno sul quale l'ente camerale e la Regione hanno molto investito. La aggiornata "bussola" dell'export ora è a disposizione del sistema imprenditoriale, del mondo della politica e delle associazioni di categoria. E' la prima volta che in Umbria si ha un quadro completo della internazionalizzazione. Oggi, sappiamo finalmente quali e quante imprese umbre lavorano sui mercati mondiali. E soprattutto con quali modalità e in quali Paesi sono andate ad investire.
Dati strutturali e non legati alla congiuntura del momento, come ha spiegato Luca Ferrucci, il docente della facoltà di Economia della università perugina che con i suoi colleghi Davide Castellani e Ilaria Brocanello ha illustrato la ricerca alla stampa ed alle associazioni di categoria.

 

Il presidente di Unioncamere Umbria Giorgio Mencaroni e il presidente del Centro Estero Gianluigi Angelantoni, nei loro interventi hanno chiarito che "internazionalizzarsi non significa solo esportare ma anche attrarre capitali e investimenti, stipulare accordi con partner stranieri, attirare giovani talenti da oltre confine, puntare su un’offerta turistica di grande appeal".
Il presidente della Regione Catiuscia Marini nel suo intervento ha chiarito il ruolo "chiave" della internazionalizzazione per lo sviluppo economico dell'Umbria. E Luigi Rossetti, il coordinatore regionale dell'area Imprese e Lavoro, ha riepilogato le politiche regionali a sostegno dell'export, "settore strategico per lo sviluppo del territorio".

 

Il presidente di Unioncamere Umbria Giorgio Mencaroni ha ricordato che sul fronte della internazionalizzazione le Camere di Commercio agiscono in maniera complementare con il Centro Estero: "La nostra azione è rivolta in particolare alle aziende di piccole e piccolissime dimensioni, soprattutto per accompagnare quelle che si affacciano per la prima volta sui mercati stranieri e che spesso presentano prodotti di nicchia".

 

I dati dell'Osservatorio ci dicono che l'Umbria è poco internazionalizzata ma anche che ci sono ampi margini di crescita.

Il valore dell'export. La regione rappresenta meno dell’1% delle esportazioni italiane, e presenta un grado di internazionalizzazione che si attesta su valori molto più bassi della media nazionale ma anche delle Marche e della Toscana.
C'è stato però un forte recupero: negli ultimi 20 anni, dal 1991 al 2011, l'export è cresciuto 478%, molto di più della media nazionale e di quella delle regioni limitrofe.

Le imprese esportatrici. Il numero delle aziende che esportano ha raggiunto un numero massimo di 3.190 operatori nel 2002, scendendo fino a 2.424 nel 2007, per poi tornare a crescere in modo piuttosto sostenuto a partire dal 2009, raggiungendo le 2.779 unità nel 2011.
Gli esportatori umbri sono mediamente più piccoli rispetto a quelli del resto d’Italia:poco più di 1 milione di €, contro valori tra il 25 e il 30 % più alti fatti registrare a livello nazionale. Ma la dimensione degli esportatori umbri, non è molto diversa da quella prevalente nelle altre regioni dell’Italia Centrale.

 

Il peso dei settori. In termini di valori esportati nel 2011, il settore dei prodotti della metallurgia è il principale settore di esportazione, pari al 28,4% dell’export regionale.
Il secondo settore,in termini di valori esportati è invece quello dei macchinari, che si attesta al 17%, anche qui in leggera crescita dal 14,8% del 2001. In questo settore altre regioni italiane hanno una specializzazione relativamente più accentuata ma l’Umbria appare relativamente più specializzata rispetto a Lazio, Toscana e Marche. I prodotti dell’abbigliamento erano il terzo settore per importanza nel 2001, con il 14,4% delle esportazioni regionali, ma sono scesi al quarto posto nel 2011 (8,7%). Ma il calo si inserisce in un trend generale negativo dell’export italiano in questo settore.

 

Primi mercati delle esportazioni umbre. La Germania è stabilmente il primo mercato, seguito da Stati Uniti e Francia. In crescita nell’ultimo decennio vanno segnalati il Messico e la Romania, che nel 2011 si sono posizionati al 4° e 5° posto. Ma questi due mercati hanno la peculiarità di essere strettamente legati alla metallurgia. Tra i paesi che scalano posizioni rispetto al 2001, si segnalano i Paesi Bassi (+140%), la Cina (+156%), la Russia (+285%), la Turchia (+177%) e l’India con una variazione che in dieci anni supera il 700%, anche se i valori assoluti sono ancora relativamente bassi.

 

Peso delle macchine e dei macchinari. I prodotti della siderurgia e i prodotti dell’industria meccanica sono tra i primi 5 prodotti esportati in 7 dei 10 principali mercati seppure con delle peculiarità dei diversi paesi. Nel caso della siderurgia, si evidenzia l’importanza di Messico e Romania che non compaiono tra i principali mercati in nessuno degli altri 4 settori principali dell’export umbro. La Germania è il primo mercato per macchinari e articoli in gomma, mentre Stati Uniti, Francia e Svizzera sono i primi tre mercati sia per prodotti alimentari, bevande e tabacco, che per gli articoli di abbigliamento. Cina ed India compaiono tra i principali mercati solo nel caso dei macchinari.

Le dinamiche dei settori .Può essere interessante capire come si sarebbe mosso l’export se la distribuzione settoriale e per mercati di destinazione dell’export umbro fosse stata diversa.
Secondo i risultati di una simulazione svolta in questo lavoro, una struttura meno concentrata avrebbe portato a ridurre il calo di esportazioni nel 2009 e migliorato ulteriormente le performance di esportazioni nel 2011.

 

Investimenti diretti all'estero. Gli investimenti diretti sono concentrati in Europa che rappresenta il 46% circa del mercato rispetto agli altri continenti. Stanno però crescendo Cina, India e Giappone.

Il presidente di Unioncamere Umbria Giorgio Mencaroni ha annunciato che nel 2013 l'ente camerale metterà a disposizione della comunità regionale altri tre nuovi importanti strumenti di indagine: la mappatura della Green economy, un osservatorio dell'Artigianato e la mappatura completa delle filiere produttive dell'Umbria.
I nuovi osservatori si aggiungeranno all'Osservatorio sulla dinamiche imprenditoriali, all'Osservatorio sulla congiuntura del sistema manifatturiero e commerciale, all'Osservatorio del mercato del lavoro, all'Osservatorio sui bilanci delle società di capitali ed all'Osservatorio sulle imprese giovanili.
 

Condividi