PERUGIA - Hanno portato al fermo di un altro tunisino, le indagini sull'accoltellamento del 13 marzo scorso a Perugia tra altri due nordafricani provenienti dalla Tunisia: il 13 maggio la squadra mobile della questura  aveva arrestato Anis Kalfawi, mentre lunedì scorso (ma lo si e' appreso stamani) a finire in manette è stato il 26enne Ramzi Jabri.

A lui vengono contestati i reati di spaccio di droga, favoreggiamento nei confronti di Kalfawi e violazione dell'ordine del questore del dicembre 2009 di lasciare l'Italia. Jabri e' stato arrestato in un appartamento di Via Eburnea: il giovane tunisino ha tentato di fuggire, dando in escandescenze, ma e' stato bloccato, condotto in questura per gli atti di rito e poi rinchiuso nel carcere di Capanne a disposizione del magistrato.

Le indagini hanno preso le mosse da controlli eseguiti su alcune schede telefoniche che un altro maghrebino arrestato per spaccio a a fine marzo aveva utilizzato per contattare i propri ''clienti'': la mobile aveva accertato che quelle stesse schede erano state riattivate da Jabri e da Kalfawi.

Nel prosieguo delle indagini, gli agenti della mobile hanno compiuto anche vari sequestri di stupefacente ceduti dai due tunisini a clienti abituali locali, in incontri, fissati di volta in volta, nelle zone di Piazza Grimana, Arco etrusco e Corso Garibaldi.

I clienti, prima di incontrare i pusher, indicavano con degli sms sia il quantitativo richiesto sia il tipo di droga: se chiedevano cocaina, scrivevano ''C'', se volevano eroina, ''R''. Jabri - secondo la polizia - avrebbe favorito Kalfawi chiamandolo poco dopo l'accoltellamento e dicendogli di recuperare il coltello, nel frattempo nascosto in corso Garibaldi; inoltre, si sarebbe detto disponibile a convincere la vittima a non denunciare il colpevole.

L'indagine ha consentito anche di chiarire il motivo dell'accoltellamento: per la squadra mobile sarebbe legato, come di consueto, a liti sul possesso e sull'uso delle schede telefoniche usate per lo spaccio.

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