di Elio Clero Bertoldi.

Ragioniamo. La Curva Nord, con lo striscione di quaranta metri, ha fatto sapere che “noi tifosi non vogliamo più farci prendere in giro”.
Ha avuto la Curva Nord la risposta, netta ed esauriente, che si attendeva dal video messaggio del presidente, il quale ha scelto la via del monologo, sfuggendo domande e confronto? Vien da pensare che la Curva abbia bussato a “coppe” e si sia vista rispondere “bastoni”.
Il presidente alla richiesta di trasparenza e sincerità, implicite in quell’appello accorato appeso ai cancelli della gradinata, ha replicato sollecitando “unione di intenti” (ma perché i tifosi non hanno sempre mostrato il loro amore sviscerato per i propri colori?) e predicando la forza del “silenzio”. Come se quest’ultimo fosse il giocatore di qualità e di esperienza che non si é potuto reperire sul mercato di gennaio per rafforzare davvero la squadra e per consentire ai grifoni di lanciare lo sprint nella fase finale del torneo.
Alcuni ritengono che il “silenzio” sia una sorta di amuleto, di portafortuna a buon prezzo. Che porti bene, insomma. Continuino pure, costoro, a sognare ad occhi aperti il bacio della Dea bendata, anche se il proverbio ammonisce che "chi vive sperando muore ...(bip)...”
Ecco perché, da un punto di vista razionale e di puro buon senso, in un momento delicato quale l’attuale, sarebbe servito l’esatto contrario: non il chiudersi a riccio, non il rinserrarsi nel maniero che mostra vistose e pericolose crepe, non l’affidarsi alle ventilate proprietà di un presunto talismano, ma scaricare piuttosto le mura ed aprirsi, lealmente e definitivamente, ai tifosi ed alla città. Sarebbe stato opportuno l’avvio di un “dialogo” sincero. Una stretta di mano fatta col cuore. La stipula di nuovo patto per il futuro. Magari la proposta di lanciare una sorta di Opa amichevole - il presidente del volley Sirci ci è riuscito raccogliendo intorno a sé industriali e imprenditori, irrobustendo così la solidità e le potenzialità economiche del club, con l'exploit che è sotto gli occhi di tutti in Italia ed in Europa - per rendere floride e colme le casse del Grifo e farle godere di maggiore potenzialità di spesa, in maniera da poter ingaggiare calciatori in grado di offrire più convincenti garanzie tecniche, caratteriali, di esperienza.
A Pian di Massiano, versante calcio, si é imboccata la solita strada, quella più scontata e apparentemente comoda: il rinchiudersi, l’arroccarsi. Si continua lungo il viottolo della strategia della scommessa sui giovani, sugli svincolati, sui convalescenti da lunghi infortuni o sui fuoriusciti da penose squalifiche. Azzardo che talvolta arricchisce qualcuno ma che, più frequentemente, getta sul lastrico la maggioranza degli scommettitori.
I perugini, amanti appassionati della propria squadra, del Grifo, della propria città e della propria storia identitaria, si augurano con tutto il cuore, che il “giochino”, dal sapore autoreferenziale, sortisca comunque un esito positivo. Ma, per dirla nel nostro dialetto, “j’atti nn nen belli”.

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