E’ una mattinata piovosa e fredda di fine novembre. Come sempre, quando vengo in centro, parcheggio l’auto al "Pellini". All’ingresso delle scale mobili, vengo accolta dalla immancabile e fastidiosa presenza degli spacciatori, costante "biglietto da visita" con cui Perugia accoglie i suoi cittadini ed i turisti. Li guardo. Forse nei miei occhi leggono disprezzo. Loro rispondono con uno sguardo di sfida, carico di senso di impunità, di tracotanza, di strafottenza, che sembra gridare: "è tutta nostra la città".

Salgo con le scale mobili, con dentro me stessa la rabbia e la ribellione di chi si sente ingiustamente espropriato di un bene che riteneva anche suo e che come tale vorrebbe ancora sentire. Imbocco via dei Priori. Il trailer di un film già visto mesi fa in Via Cartolari e Via della Viola: negozi chiusi, 11 attività scomparse (sei soltanto nell’ultimo anno), altre che si accingono a sparire, particolarmente nella parte bassa della via. Le 48 che ancora resistono lo fanno lottando con le unghie e con i denti contro una crisi sempre più drammatica causata dalle politiche "anti Centro Storico" adottate dalle Giunte Comunali succedutesi nei decenni alla guida della città.

Un’altra arteria che si sta progressivamente sclerotizzando in un cuore, l’acropoli, che pare destinato a smettere di pulsare a causa dall’incapacità e per la volontà di chi ci amministra. Entro in un negozio, poi in un altro ed in un altro ancora. Mi informo, chiedo, voglio capire il perché di tanto degrado, desidero conferme all’idea che già mi sono fatta ed alle risposte che nel tempo mi sono data. Ascolto un commerciante, un passante, un residente. Si sfogano e sentendo ciò di cui si parla altri si avvicinano.

Siamo fermi davanti all’ingresso di una tabaccheria. Non disturbiamo, non corriamo il rischio di essere di intralcio. In un’ora di permanenza ho visto entrare quattro persone. Le attività non possono vivere e neppure sopravvivere in questa situazione. Qualcuno lamenta che si respira un clima di paura. E’ stato rapinato da un tossico ed ha rinunciato a fare denuncia: "tanto se lo prendono, dopo tre o quattro giorni è di nuovo fuori e ho paura di ritorsioni. Non siamo protetti". Non si può girare senza il rischio di essere scippati.

Il quartiere è buio e non sorvegliato. All’entrata ed all’uscita delle scuole chiunque può assistere allo spettacolo indecoroso della caccia che gli spacciatori fanno agli studenti per convincerli ad acquistare la droga. Tutto in assoluta tranquillità. Possibile che il Sindaco - "Difensore dell’infanzia" di fresca nomina Unicef - non riesca, almeno per quel lasso di tempo, a sollevare dall’incarico di far cassa con le multe qualche vigile urbano e mandarlo in prossimità delle scuole ad esercitare la funzione più socialmente utile di impedire quella vergognosa attività?

I cittadini chiedono sicurezza. I commercianti, quelli che ancora resistono, auspicano una politica per il Centro Storico che non sia dettata soltanto dalla volontà di quei pochi che il Palazzo ha in odor di santità. Anche le piccole e medie attività che oggi lo fanno sopravvivere vorrebbero poter fornire il loro contributo di idee per farlo tornare a vivere. Chiedono e suggeriscono una politica che favorisca il ritorno della vera residenza anche con un contributo per gli affitti alle giovani coppie che intendano stabilirsi nell’acropoli. Domandano di riportare in Centro i servizi che da questo sono stati espulsi.

Vogliono che Via dei Priori sia riaperta alle attività, che si promuova con incentivi fiscali e fondi di garanzia per l’accesso al credito il ritorno delle attività artigianali, delle botteghe d’arte, per farla uscire dalla odierna desolazione. Chiedono l’adozione di una politica della mobilità e dei parcheggi che favorisca l’accesso al Centro e non che lo disincentivi. Gli operatori si sentono penalizzati dalle scelte che le Amministrazioni succedutesi negli anni hanno adottato e che hanno favorito la desertificazione dell’Acropoli a tutto vantaggio dei grandi centri commerciali; sono stanchi delle parole e delle promesse a cui non seguono mai i fatti concreti; sono delusi da una opposizione che si ricorda di loro solo in prossimità delle elezioni per carpirne il voto salvo poi sparire nel nulla quando ci sarebbe bisogno di difendere con forza e determinazione i loro legittimi interessi; si sentono abbandonati dalle grandi Associazioni di categoria che palesemente ritengono tempo sprecato occuparsi delle istanze e delle necessità dei piccoli e singoli commercianti ed artigiani, anche se sono proprio i più deboli ed indifesi che dovrebbero essere maggiormente tutelati.

Occorre far presto, è necessario agire subito. Altrimenti il Centro muore. A meno che non abbia ragione chi pensa sia proprio questo il disegno: farlo morire per la gioia degli speculatori – di quelli che per anni hanno condizionato lo sviluppo della nostra città - che aspettano, come sciacalli, il crollo del mercato immobiliare per realizzare le proprie fortune e, una volta ottenuto lo scopo, chiedere, pretendere ed ottenere di farlo resuscitare. Mi rifiuto di crederlo e ciò facendo spero di non sbagliarmi.

Perugia, 3.dicembre.2010

Carla Spagnoli

Presidente del Movimento per Perugia

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