PERUGIA - Una frase spesso ripetuta è che con la musica (e con la cultura di cui la musica è una espressione) non si mangia. E forse è anche vero pensando a quanto pagano (quando li pagano) i musicisti, però sarebbe ora che a Perugia qualcuno facesse con uno studio accurato i conti su quanto indotto crea Umbria Jazz ad alberghi, ristoranti, paninoteche, pizzerie, bar.

Secondo me una cifra notevole che dimostra che la cultura dà da mangiare. Mi chiedo se i gestori di queste attività siano consapevoli di questo, e se si siano posti il problema di far tornare indietro, non tanto ad Umbria Jazz ma alla città, una parte di questa cifra e non tanto in soldoni ma in disponibilità verso le manifestazioni che questi introiti procurano.

Mi chiedo se sono disponibili a parlare con il Comune dei tavolini così invasivi in Corso Vannucci da rendere difficoltoso (a volte impossibile) il transito dei pedoni durante la manifestazione; a chiedere che piazza Italia non sia una vergognosa rotatoria che dà una pessima immagine della città, impedendo anche lei il movimento degli ospiti e appassionati di jazz; a sostenere chi vuole che il Turreno non diventi un centro commerciale ma un magnifico grande auditorium a disposizione di tutti compresi i loro legittimi interessi.

Insomma se siano disposti a riflettere sui bisogni della città per far diventare ancor di più Perugia una città della cultura (e quindi della musica) che si è organizzata materialmente e affettivamente intorno ad essa.

Andrea Dozi

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