Perugia. Consiglio Comunale approva mozione di maggioranza su riordino Province
Il Consiglio Comunale ha dedicato l’intera seduta di ieri al tema del riordino delle Province e delle loro funzioni, previsto dall’art. 17 D.L. 95/2012 convertito nella Legge 135/2012.
Sulla vicenda i capigruppo di maggioranza Mearini, Neri, Pampanelli e Catrana hanno presentato una mozione per esprimere il sostegno del Consiglio Comunale al documento redatto dal Cal.
Nel dispositivo dell’atto il Consiglio Comunale delibera che:
“1) L’Articolo 17 della Legge 135/2012 seppur ispirato da principi condivisibili di taglio dei costi della macchina pubblica, necessari ancor più in un contesto generale di crisi come quello attuale, non può e non deve intaccare le basi democratiche e di rappresentanza sulle quali si fonda la nostra Repubblica e il nostro Ordinamento;
2) Tale riforma, invece, non determina reali economie, ma al contrario avvia un percorso di riduzione degli spazi democratici e partecipativi svilendo le Province e il loro ruolo, sancito dalla Costituzione, che hanno esercitato in Italia;
3) Una sola Provincia determinerebbe l’esclusione di interi territori regionali dalla rappresentanza e uno squilibrio di funzioni e ruoli tra i due soggetti Istituzionali rimasti (una Regione, una Provincia) che eserciterebbero le loro funzioni di governo sulla stessa popolazione e sullo stesso territorio;
4) Perugia vuole svolgere il proprio ruolo di capoluogo di Regione, sgravato dai profondi conflitti tra le comunità locali che la norma governativa sta generando, con equilibrio in un nuovo quadro organico delineato da provvedimenti all’insegna della cooperazione, della responsabilità, della generosità alternativi ad un clima di competizione alimentato dai possibili effetti del riordino delle province.
Inoltre il Consiglio Comunale di Perugia fa proprio il documento deliberato dal Consiglio delle Autonomie Locali il 3 ottobre 2012, e dà mandato al Sindaco Wladimiro Boccali di trasmettere in sede dell’ANCI dell’Umbria e del CAL dell’Umbria il presente atto”.
La mozione è stata approvata con 20 voti a favore (maggioranza) e 5 contrari (3 PdL, Cardone e Corrado).
Un odg è stato altresì presentato dal consigliere del Gruppo Misto Corrado.
Nell’atto (pubblicato integralmente nell’agenzia Consiglio Comunale Informa n. 268 del 15 ottobre) si chiede nel dispositivo: “che il Consiglio Comunale di Perugia esprima un profondo dissenso per quanto attiene il riordino delle province, secondo il dettato dell’art.17 della Legge 135/2012, per le ragioni espresse in premessa e invita la Regione dell’Umbria a rappresentare al Governo nazionale la necessità di derogare all’applicazione della predetta norma per le due Province di Perugia e di Terni, in attesa di una organica riforma costituzionale sull’assetto degli Enti territoriali, da calibrare anche in conformità agli altri Stati dell’U.E”.
L’atto è stato respinto, con 20 voti contrari (maggioranza) ed uno a favore (Corrado).
I lavori sono stati aperti dalla relazione del Presidente Alessandro Mariucci, che ha sottolineato la complessità del tema, soprattutto dal punto di vista normativo, essendo la legge nazionale attualmente in attesa di essere esaminata dalla Corte Costituzionale.
Facendo un rapido excursus storico, Mariucci ha ricordato che le Province nascono originariamente come forma di controllo del territorio da parte dello Stato; poi con le modifiche costituzionali, che hanno registrato la nascita delle Regioni, anche tali Enti hanno avuto una loro evoluzione.
Nel percorso di riforma del T.U. sugli enti locali si è inserita l’iniziativa dell’attuale Governo. Nel riordino il Consiglio dei Ministri si è attenuto a due principi di base: superficie minima (2500 km quadrati) e numero di abitanti (non inferiore a 350.00).
Il Cal (Consiglio Autonomie Locali) è stato delegato a procedere alla verifica di questi criteri ed a formulare soluzioni sulle quali delibererà definitivamente la Regione, trasmettendo la relazione conseguente al Governo.
Il Cal dell’Umbria ha preso atto che su questa base la nostra regione perderebbe la Provincia di Terni; tuttavia il Consiglio stesso ha rilevato altresì che questa legge va a modificare una situazione senza apportare una contestuale riforma organica dell’organizzazione statale; riforma che invece si appalesa come strettamente necessaria.
Il Cal, inoltre, si è espresso favorevolmente anche ad una riforma dell’organizzazione degli enti territoriali, purchè ricompresa in un ambito generale ben definito che permetta di tutelare i principi della partecipazione, trasparenza e semplificazione.
Allo stato dell’arte, tuttavia, il Consiglio delle Autonomie Locali ha evidenziato, infine, che, in mancanza di una riforma generale, appare necessario mantenere in Umbria due province, anche perchè sarebbe incomprensibile che la Regione, in caso di abolizione di quella di Terni, dovesse demandare ad un altro organismo di uguale territorio alcune funzioni, non realizzando in concreto alcun decentramento. Ecco il senso del documento licenziato dal Cal, di deroga rispetto alla legge nazionale sul riordino.
Sulla vicenda in oggetto il Sindaco Boccali ha precisato che non è stata intrapresa dal Governo la strada giusta per il riassetto dell’organizzazione dello Stato. Al contrario è stato seguito il percorso dal lato opposto rispetto a quello che sarebbe stato opportuno.
“Noi, diversamente, abbiamo bisogno di un profondo rinnovamento del nostro paese, che vada in direzione di un’auspicata semplificazione. Senza questa riforma generale ed eliminando nel contempo le Province, si rischia solo di togliere una “trave” portante del sistema democratico”. Secondo Boccali il testo adottato dal Governo per l’Umbria è il peggiore che si potesse immaginare: la legge, infatti, stabilisce che la Provincia, ente di secondo livello, cui Stato e Regione delegano funzioni, avrebbe lo stesso livello dell’ente delegante, ossia la Regione Umbria.
Il Cal, ha ribadito il Sindaco, non ha richiesto alcuna conferma dello stato precedente, ma ha proposto un’ipotesi di riforma che, sulla base della semplificazione, preveda un’organizzazione regionale basata su due livelli provinciali e nuovi sistemi di gestione dei servizi, magari anche attraverso le unioni tra Comuni.
“Il documento del Cal è un atto di buon senso che ci auguriamo il Governo possa accogliere. Oggi sarebbe importante che il Comune di Perugia, capoluogo di Regione, facesse la sua parte, discutendo su questo tema nell’ottica dell’innovazione e senza alcuna volontà conservativa o campanilismo”.
Il dibattito consiliare è stato aperto da Mearini che, nell’illustrare la mozione di maggioranza, ha sottolineato come il paese stia vivendo una fase delicata e particolare, “nell’ambito della quale abbiamo sempre chiesto di non confondere i ruoli della politica e della democrazia. Sulle Province il ragionamento è ampio. Questi enti ultracentenari nella storia hanno sempre svolto un importantissimo ruolo di congiunzione tra i vari livelli istituzionali. Oggi, nell’ambito del riordino, nessuno ha intenzione di salvaguardare la situazione preesistente de plano, ma vogliamo comunque garantire ad un’intera popolazione regionale l’eliminazione di ogni ostacolo ideologico nell’ambito della riforma in atto”.
Mearini, inoltre, ha espresso il massimo sostegno al territorio ternano, mai come oggi al centro di una crisi economica senza precedenti.
Prisco ha sottolineato che la riforma delle province va valutata nell’ambito dell’attuale difficile situazione del paese, protagonista di un’epoca di scelte necessarie per aggiustare i tanti errori del passato, commessi da chi ha voluto costituire privilegi sulle spalle delle generazioni future.
“Ricordo a tutti che molti dei partiti presenti qui in aula hanno votato in Parlamento la legge sul riordino ed avevano nei rispettivi programmi elettorali il progetto dell’abolizione o del taglio delle province. Certamente la riforma varata dal Governo è discutibile, ma per dare credibilità alla politica dobbiamo dare oggi risposte serie; e la risposta non può risiedere nella moltiplicazione degli enti, divenuti insostenibili per l’Italia”.
Secondo Prisco l’Umbria è una piccola regione, per la quale sarebbe sufficiente una sola struttura sovracomunale. In merito alla proposta del Cal, il consigliere del PdL l’ha definita troppo debole e tesa a non modificare lo stato attuale “mantenendo intatta la spartizione delle poltrone”.
Per Baldoni, nel momento in cui un Governo tecnico ha fatto approvare la legge in discussione il 7 agosto (in pieno periodo estivo), ciò avrebbe dovuto determinare imbarazzo e preoccupazione. “L’art. 17 della legge contiene un’anomalia: ai fini del risanamento della finanza pubblica, stabilisce di operare sul riordino delle province, ma nulla dice in merito alla riforma di Stato, Regioni e Comuni”. Secondo il consigliere del PdL, dunque, la legge varata è inutile, perchè non determinerà alcun risultato, non riformando, come avrebbe dovuto, tutti i livelli istituzionali del paese, partendo dalla Presidenza della Repubblica, finendo con l’ultimo del Comuni.
Secondo Baldoni le Province sarebbero dovute scomparire ormai da tempo, almeno in contemporanea con la nascita delle Regioni; al contrario sono addirittura aumentate.
Infine Baldoni ha espresso contrarietà per il documento del Cal, considerato inutile e superato, perchè tendente a mantenere in Umbria solo due centri di potere.
Anche Varasano ha criticato il documento del Cal, ritenendolo complessivamente deludente e semplicistico. Le Province, secondo il rappresentante del PdL, sono sede di identità profonde e soprattutto in Umbria andavano mantenute intatte, essendo frutto di un preciso percorso storico-sociale. Il modus operandi del documento del Cal, invece, non è condivisibile, perchè richiama in modo assurdo la riforma del servizio sanitario regionale: di fatto “prendere le forbici e ritagliare i confini a tavolino, ignorando totalmente la storia delle province dell’Umbria. Quella che si vorrebbe fare oggi, dunque, rappresenta solo un’inaccettabile alchimia, dettata solo da logiche spartitorie interne al centro-sinistra”.
Zecca ha affrontato un ragionamento più ampio, rivolto all’Europa, domandando in avvio di intervento se la Regione dell’Umbria in questo contesto sovranazionale in divenire avrà ancora ragione di esistere, soprattutto in considerazione del numero di abitanti limitato.
“Uno stato come l’Italia avrebbe bisogno di massimo 10 regioni e non più. Questa riorganizzazione appare quantomai necessaria per fare economia e per rapportarsi doverosamente con gli altri paesi europei (in primis la Germania). La visione futura, in sostanza, deve essere proiettata agli Stati Uniti d’Europa, mentre operazioni come questa in discussione contribuiscono solo ad alimentare la confusione”. Sarebbe meglio, quindi, secondo il consigliere dell’Idv procedere all’abolizione totale delle Province.
Per Fronduti la situazione è delicatissima, ma i margini di discussione sono ormai pochi, visto che i tempi dettati dal Governo sono strettissimi.
“Mi sembra che, vista l’ormai prossima scadenza dei termini, non ci sia altra alternativa all’unica provincia, o per volontà o per decisione coattiva del Governo. Certamente sarebbe stato meglio abolire del tutto le province, restituendo le deleghe alle regioni”.
In questo contesto Fronduti ha definitivo la mozione della maggioranza “poverissima”, perchè non affronta in senso generale il tema delle riforme istituzionali, ma si riallaccia solo al documento del Cal, che punta a mescolare tante realtà umbre eterogenee per salvare la provincia di Terni.
Corrado ha precisato che l’odg da lui presentato arriva alle stesse conclusioni della mozione della maggioranza, ma per motivazioni diverse. “Il centro-sinistra nulla dice ad esclusione di una pedissequa conferma del documento del Cal, finalizzato a sua volta solo a consolidare gli equilibri politici preesistenti. Al contrario il mio odg entra nello specifico, sottolineando che l’obiettivo di riorganizzare i livelli istituzionali per risparmiare risorse dovrebbe andare ben oltre l’abolizione di poche province”.
Secondo il consigliere del gruppo Misto la verità è che l’organizzazione istituzionale presente nella Costituzione è ormai inadeguata rispetto alle necessità del paese, tenuto conto soprattutto del fatto che lo stesso Stato italiano è di per sè ente decentrato rispetto all’Europa.
L’unico ente in Italia con storia millenaria, per Corrado, è solo il Comune e non certo le Province o le Regioni. Nel definire il provvedimento adottato dal Governo Monti “fumo negli occhi, senza alcuna valenza concreta”, Corrado ha comunque precisato che, per evitare ulteriore confusione, l’unica cosa che rimane da fare all’Umbria è chiedere una deroga al riordino delle province, onde evitare la sovrapposizione tra la Regione e l’unica costituenda provincia.
Bargelli ha ricordato che si sta dibattendo del mantenimento di un ente la cui utilità è stata messa in discussione da tutti, visto che tutti hanno valutato come eccessivi gli attuali cinque livelli istituzionali. “Sarebbe meglio, quindi, abolire le province, mentre il Governo Monti ha preferito dar vita ad una piccola riforma, scegliendo la classica soluzione pasticciata”.
Il consigliere del PD ha sottolineato che l’abolizione delle province non eliminerebbe alcun livello partecipativo, nè cancellerebbe servizi ai cittadini, perchè gli stessi verrebbero comunque trasferiti ai Comuni. Al contrario si otterrebbe un significativo risparmio di risorse ed un’ampia semplificazione.
Dunque, per Bargelli, quella del Governo Monti è stata solo “una riformicchia senza senso, ma non perchè andrebbe a creare una sola provincia in Umbria”. In ogni caso il consigliere del PD ha preannunciato di non voler votare nè la risoluzione del Cal nè gli atti consiliari presentati.
Per Cozzari il Cal avrebbe dovuto sottoporre la problematica ai Comuni prima di approvare un documento, in modo da capire gli orientamenti del territorio sul tema.
“Si è voluto invece inventare una riunione di stati generali, predisponendo un documento anomalo che rischia di porsi in contrasto con la volontà dei Comuni interessati dalla proposta. Per tali ragioni l’udc non prenderà parte alla votazione, perchè la stessa, qualunque essa sia, non porterà a niente dal punto di vista politico”.
Neri ha riconosciuto che, sul documento prodotto dal Cal, anche il PdCI ha avuto qualche dubbio, perchè, in considerazione dei criteri contenuti nella legge sul riordino, non appare corretto formulare ipotesi di deroga sulla base dell’art. 133 della Costituzione.
Secondo Neri, tuttavia, le anomalie nella vicenda sono anche altre: in primis il fatto che il Governo abbia dato autorità al Cal di presentare i progetti di riordino, ma senza attribuire allo stesso consiglio delle autonomie locali l’opportuna autorevolezza.
“La verità è che tutti puntano il dito contro le Province, ma lo stesso Governo ha dimostrato di non avere la forza necessaria per produrre una riforma costituzionale sul tema, preferendo scaricare su altri (i Cal) le responsabilità finali. Il provvedimento dell’Esecutivo nazionale, dunque, appare evidentemente incostituzionale ed infarcito di anomalie ed imprecisioni”.
Detto ciò, tuttavia, Neri ha confermato la necessità di far proprio il documento redatto dal Cal, in considerazione del fatto che l’ipotesi dell’unica provincia finirebbe per indebolire l’intera Umbria.
Cardone ha sottolineato che l’Idv non avrebbe voluto prendere parte al dibattito perchè la posizione del partito è per l’abolizione delle province senza mezzi termini o mezze soluzioni o compromessi, come quello proposto dal Governo tecnico, sostenuto da una anomala maggioranza.
L’idv è sempre stato coerente nell’ottica della semplificazione e della lotta agli sprechi; stessa coerenza servirebbe anche da parte di altri.
“In un periodo di crisi serve coraggio nelle scelte e non le mezze misure. Siamo favorevoli, dunque, allo smantellamento delle province le cui funzioni dovrebbero andare soprattutto ai Comuni, vero punto di riferimento per i cittadini”.
Nel merito il capogruppo ha chiarito che il Governo propone il mero taglio delle Province, fatta salva la possibilità di operare deroghe affidate ai fantomatici Cal. “Abbiamo apprezzato gli sforzi del Cal dell’Umbria, ma di concreto non si sono raggiunte soluzioni vere, bensì abbiamo assistito solo a compravendite di Comuni ed a pasticci ulteriori”.
Per tali ragioni Cardone ha espresso contrarietà alla mozione presentata dalla maggioranza ed a quella di Corrado, non condividendo i presupposti di entrambe.
Secondo Pampanelli questa vicenda conferma la “schizofrenia” della classe politica e di questo Governo, entrambi incapaci di intavolare ragionamenti organici.
“Non mi appassiona il tema del riordino delle Province, nè l’istituto del Cal, ma certo la riforma va ad intaccare enti che sono storicamente pre-nazionali e pre-costituzionali, nonchè posti alla base dell’ordinamento italiano. L’effetto è quello di creare un mostro, nascondendolo dietro ad un risparmio di risorse che sarà irrisorio”.
Dietro la riforma, invece, per il capogruppo Prc c’è la volontà di mantenere il potere, mutando gli spazi democratici del paese, ma senza intaccare nel contempo il livello statale.
Infine Pampanelli ha detto di aver condiviso la mozione della maggioranza, perchè non può esistere una regione con un’unica provincia.
Per Perari il documento del Cal è privo di pregio giuridico, tecnico e politico, essendo basato solo sull’argomento dell’impossibilità di far coincidere i territori provinciali e regionali tra loro. Ma su questo la vicenda si scontra con l’esperienza decennale della Valle D’Aosta. “La verità è che non contano tanto le dimensioni dei territori, bensì le politiche adottate. L’errore è che questa regione non ha portato avanti politiche tese a valorizzare le proprie ricchezze e peculiarità ed ha, dunque, perso la sua identità.
Se l’Umbria sparirà, quindi, non è per l’unica provincia, ma perchè non ha saputo creare un progetto di innovativo sviluppo economico”.
Secondo il consigliere del Pdl le Province andrebbero abolite perchè gli attuali 5 livelli istituzionali sono troppi; ed allora, di fronte a ciò, bisognerebbe avere il coraggio di fare le scelte conseguenti, operando sulle Province o in alternativa sulle Regioni, ma non certo sui Comuni, radicati sul territorio da una storia millenaria.
Il portavoce dell’opposizione Sbrenna ha preannunciato poche parole sull’argomento, perchè per quanti sforzi si possano fare, tuttavia il risultato sarà il medesimo, visto che la strada tracciata dal Governo è chiarissima.
L’art. 17 della legge di riordino è viziato, secondo Sbrenna, da un’evidente incompatibilità costituzionale, essendo in contrasto con l’art. 133 della Carta Costituzionale, il quale prevede un iter specifico per procedere alla revisione delle circoscrizioni provinciali e territoriali in genere. In questo quadro sorprende, quindi, che il Governo abbia adottato un provvedimento ordinario.
“Nel merito non sono tra i contrari all’ente Provincia, mentre sono assolutamente contrario al proliferare di istituzioni inutili. Capisco che si possa partire dal riordino delle Province, ma solo se inserito all’interno di un provvedimento quadro che rivisiti tutti i sistemi istituzionali, partendo dal Parlamento”.
Dunque Sbrenna ha espresso contrarietà per gli atti presentati da maggioranza e Corrado, ritenendo che il Consiglio avrebbe fatto meglio a non votare alcunchè, esprimendo in questo modo la sua forte critica all’iniziativa del Governo.
Secondo Catrana la legge del Governo Monti rappresenta solo un ibrido: o si abolivano totalmente le Province o non si faceva nulla; si è preferito, erroneamente, adottare una via di mezzo. Secondo il capogruppo di Sinistra e Socialisti il Cal ha dovuto per forza affrontare il tema in modo non approfondito, perchè i tempi sono stretti ed era necessario fare qualcosa.
“E’ evidente, però, che l’Umbria ha comunque bisogno delle due Province, ma temo lo stesso che sulle decisioni del Governo poco si potrà fare per salvare quella di Terni”.
Catrana ha espresso, comunque, sostegno per il documento del Cal, perchè è la conferma che la politica umbra sa essere propositiva ed in grado di governare in modo serio.
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