Il lotto delle pratiche in programma per il Consiglio Comunale di ieri si è chiuso intorno alle ore 21 con l’approvazione, con 20 voti a favore (maggioranza), 13 contrari (12 opposizione+PdCI) e 2 astenuti (1 PD+1 Prc), di quella concernente le determinazioni sulla Società Umbria TPL e Mobilità SpA.

Nella preconsiliare, di cui sono stati relatore il Presidente della II Commissione e l’Assessore alla mobilità, dopo aver ripercorso le tappe salienti della storia recente dell’azienda, si evidenzia che la stessa ha uno squilibrio strutturale tra costi e ricavi delle diverse attività oscillante tra 8 e 10 milioni di euro/anno.

Inoltre la Società ha in essere un elevato indebitamento (€ 93.325.022 al 31.12.2011), sia a breve sia a medio-lungo termine, conseguente anche ai ritardi nei pagamenti da parte degli Enti concedenti e delle Società collegate.

Umbria Tpl, inoltre, ha rilasciato fidejussioni per importi rilevanti (€ 152.072.153 al 31.12.2011), ma vanta crediti rilevanti nei confronti dei Clienti (€ 46.776.482 al 31.12.2011), delle Società controllate e collegate (€ 39.412.983 al 31.12.2011) e verso altri (€ 192.367.545 al 31.12.2011).

 

In relazione a questo quadro, la criticità economico-finanziaria che si è determinata impone l’individuazione urgente da parte dei Soci di misure sia a breve sia a medio-lungo termine al fine di ristabilire le normali condizioni necessarie per la continuità della vita societaria, sulla base del documento redatto dall’azienda, che individua gli obiettivi strategici e i percorsi da intraprendere funzionali alla ristrutturazione societaria.

In buona sostanza i passaggi futuri che consentiranno di risolvere la situazioni sono i seguenti: 1) mettere in sicurezza la situazione finanziaria a breve della Società al fine di consentire il pagamento degli stipendi e dei fornitori necessari per non interrompere i servizi; 2) acquisire un prestito-ponte da parte del sistema bancario finalizzato alla copertura dell’aumento di capitale; 3) completare le procedure di aumento del capitale sociale; 4) ampliare la compagine societaria; 5) attuare il piano di ristrutturazione aziendale.

 

Nel contempo gli obiettivi strategici all’operazione di ristrutturazione societaria sono:

1) Riduzione del capitale investito tramite: a) contenimento dell’esposizione verso clienti, b) dismissione del patrimonio immobiliare e partecipativo non strategico, c) rientro dei crediti di difficile monetizzazione che risultano al momento incagliati (in primo luogo la commessa romana); 2) Riequilibrio della gestione del trasporto su gomma (TPL) e ferro della Regione Umbria; 3) Adeguamento dei mezzi propri per consolidare la struttura patrimoniale in maniera coerente con la natura e con i rischi insiti nel capitale investito.

 

Al fine di procedere alla copertura dei fabbisogni finanziari e per le esigenze gestionali di Umbria Tpl, sono state proposte all’uopo ben nove azioni:

1) Acquisizione di finanza da parte del sistema bancario garantita da una lettera di patronage dei Soci;

2) Definizione di un accordo con i fornitori per il consolidamento della situazione debitoria pregressa;

3)Smobilizzazione e/o ottimizzazione del patrimonio immobiliare;

4) Dismissione delle attività non direttamente riconducibili al c.d. core business della Società;

5) Finanziamento e/o reperimento di risorse per la sottoscrizione dell’aumento del capitale sociale riservato ai Soci;

6) Avvio delle procedure per l’ampliamento della compagine societaria;

7) Rivisitazione dei costi generali di struttura;

8) Rivisitazione dei ricavi;

9) Rivisitazione dei costi operativi e di funzionamento.

 

Nel dispositivo della preconsiliare illustrata dalla Giunta, in sostanza, il Comune di Perugia ha deciso di:

1) condividere ed approvare le linee-guida del Piano di ristrutturazione e rilancio presentate dalla Società Umbria TPL e Mobilità S.p.A;

2) definire, di conseguenza, gli obiettivi strategici e le azioni necessarie per la ristrutturazione societaria;

3) prendere atto che l’Assemblea dei Soci in data 7 settembre 2012 ha deliberato un aumento del capitale sociale pari ad € 25 milioni ed ha stabilito il termine di 8 mesi per procedere alla sottoscrizione delle quote di competenza di ciascun Socio;

4) prendere altresì atto della necessità di reperire risorse finanziarie proprie o di terzi per la sottoscrizione del predetto aumento di capitale entro il termine stabilito dall’Assemblea dei Soci, compatibilmente alla programmazione economico-finanziaria per l’anno 2013 e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica (Equilibri di bilancio, Patto di Stabilità Interno, Limiti all’indebitamento) che gravano sugli Enti locali;

5) approvare, in relazione all’intervento finanziario da parte del sistema bancario, una lettera di patronage che sarà sottoscritta dal legale rappresentante dell’ente;

6) dare mandato alla Società di avviare le procedure per la ricerca di un Partner per ampliare la compagine societaria con successiva modifica degli assetti in termini di quote di partecipazione;

7) ridefinire, in prospettiva, la governance societaria privilegiando un modello basato su un organo monocratico (Amministratore Unico o Amministratore Delegato).

 

L’opposizione, con gli interventi dei gruppi Sbrenna, PdL, FdI e Perugia di Tutti, ha espresso una compatta contrarietà nei confronti della pratica.

Il centro-destra, pur chiarendo che Umbria Tpl è patrimonio di tutti, ha evidenziato una certa debolezza nella delibera proposta, da cui emergerebbero molteplici criticità.

FdI ha parlato, ad esempio, di un’operazione fortemente avventurosa e che viene fatta scontare, per l’ennesima volta, sulle spalle dei cittadini. Il gruppo di opposizione si è detto preoccupato per un’operazione “al buio” che impegnerà fino in fondo il Comune di Perugia, col rischio di provocare il default dello stesso ente del Capoluogo.

Il Pdl ha precisato che tutti i mali di Umbria Tpl non possono essere ascritti ai crediti vantati con il Lazio e Roma, perchè, al contrario, sono emerse forti responsabilità nella gestione dell’azienda da parte di dirigenti e politici. Sotto accusa, per il gruppo, gli sprechi del passato, le operazioni sbagliate, gli eccessivi stipendi dei manager, la creazione di un inutile sistema di società collegate.

Secondo il PdL, infine, a fronte di un debito di oltre 140 milioni di euro, non è sufficiente presentare una delibera “approssimativa”, ma si sarebbe dovuta attivare una discussione generale per condividere con tutte le forze politiche una soluzione unitaria.

Il gruppo Perugia di Tutti, dopo aver posto l’accento sulle responsabilità del passato, ha valutato la pratica come generica e piena di incognite, soprattutto con riferimento alla lettera di patronage, ritenuta necessaria dalle banche proprio perchè le linee guida non appaiono convincenti.

Il gruppo Sbrenna, infine, in rappresentanza di tutti i capigruppo di opposizione ha illustrato al Consiglio una proposta di emendamento, con cui il centro-destra ha chiesto di inserire in delibera alcuni punti, affidando al rappresentante del Comune di Perugia nell’azienda di rappresentare e sostenere queste necessità:

1) armonizzazione ed integrazione di tutti i mezzi di trasporto presenti su scala regionale;

2) uniformità del prezzo del biglietto in tutto il territorio regionale;

3) riduzione progressiva delle figure dirigenziali fino ad un massimo di 4;

4) massimo contenimento dei costi dei compensi ad amministratori e dirigenti, nonchè blocco all’affidamento di ulteriori consulenze;

5) massima solerzia nella dismissione di società estranee al core business;

6) attente, sollecite e rigorose iniziative volte al recupero di crediti esigibili in un contesto di taglio di prestazioni ove non garantire da puntuali corresponsioni;

7) definizione di criteri, nel bando di gara per la selezione del nuovo socio, che perseguano la salvaguardia del personale.

Il gruppo Sbrenna ha parlato di azioni stringenti e rigorose necessarie per espungere tutte le criticità dal sistema ed ottenere risultati efficaci.

 

L’emendamento è stato respinto con 20 voti contrari (maggioranza), 13 a favore (12 opposizione+1 PD) e 2 astenuti (1 PD+1 PdCI).

La maggioranza (PD, IdV e Misto-Centro Democratico), in larga parte, ha sostenuto convintamente il documento presentato dalla Giunta, evidenziando la necessità di mostrare un forte senso di responsabilità nel percorso finalizzato al salvataggio di Umbria Tpl, patrimonio di Perugia e dell’Umbria.

Il Pd, in particolare, ha parlato di una delibera seria, responsabile e convincente, evidenziando come il piano aziendale posto a fondamento della holding fosse preciso e puntuale. Al contrario le cause della crisi di Umbria Tpl, secondo il partito di centro-sinistra, sono da attribuire al mancato rispetto degli impegni presi dal Comune di Roma e dalla Regione Lazio, rei di aver accumulato debiti ingentissimi nei confronti dell’azienda trasportistica. Il PD, inoltre, ha posto l’accento su alcune criticità esistenti nel sistema umbro. Il problema di fondo è, innanzitutto, che, mentre Perugia all’atto della costituzione dell’azienda unica ha operato con attenzione sia sotto il profilo occupazionale che della tariffe, in altri comuni con-soci lo stesso atteggiamento virtuoso non è stato tenuto.

 

Altra problematica riguarda i fondi statali distribuiti dalla Regione ai vari Comuni; a Perugia resta riservato solo il 16% degli stessi, a fronte di una gestione di servizi molto vasta e comprendente anche varie forme di mobilità alternativa.

Il PD, in ogni caso, ha invitato tutte le forze politiche della coalizione alla massima compattezza, stante l’importanza della pratica che si inserisce pienamente all’interno del programma di mandato da tutti condiviso.

L’Idv ha preannunciato un voto positivo, pur evidenziando che non vi è certezza che il piano di ristrutturazione presentato sarà sufficiente al bisogno. Anche l’Idv ha chiarito che, alla virtuosità del Comune di Perugia, non è corrisposto identico atteggiamento da parte degli altri enti consoci. Infine il gruppo ha riproposto, in alternativa, l’ipotesi di far sì che la Regione rilasci ad Umbria Tpl un prestito-ponte, senza pesare dunque sulle casse del Comune.

Il Misto-Centro Democratico ha riconfermato che il Comune riceve fondi dalla Regione in quantità minore rispetto ai servizi che produce. Comunque il gruppo ha ricordato che, nel momento di crisi dell’azienda unica, serve buon senso e senso di responsabilità per uscirne, ma tramite operazioni sicure che tutelino nel contempo anche il Comune di Perugia ed i suoi cittadini. Centro Dem., preannunciando comunque il suo voto a favore, ha proposto di modificare leggermente il contenuto della lettera di patronage, considerata da molti rischiosa.

 

Come accennato, nell’ambito della maggioranza, alcuni consiglieri hanno espresso forti perplessità sull’operazione.

E’ il caso del PdCI che, non a caso, all’esito del dibattito ha votato contro la preconsiliare.

Secondo i Comunisti, in particolare, dalla lettura degli atti emergono differenze sostanziali tra quanto contenuto nella delibera del Comune e quanto contenuto in quella della Provincia, specie con riferimento alla lettera di patronage. Mentre nell’atto comunale si parla di “garanzia piena”, in quello provinciale si precisa che in nessun caso l’Ente di Piazza Italia subentrerà al posto di altri. Insomma per il PdCI la garanzia richiesta al Comune di Perugia appare eccessiva e pericolosa nella prospettiva del pareggio di bilancio dell’Ente.

Ed ancora il PdCI ha evidenziato che nella delibera manca un preciso piano industriale di supporto alla pratica; ciò rende insidioso il futuro ingresso del socio privato il quale, certamente, vorrà redigere un suo piano, tendente alla massima remuneratività con tutti i possibili scenari conseguenti, anche in termini di taglio dei livelli occupazionali.

 

Perplessità, infine, sono state espresse anche da un consigliere del Pd, il quale, pur riconoscendo la necessità di salvare l’azienda, ha detto che ciò dovrebbe avvenire tramite un’operazione che chiarisca tutti gli aspetti ad oggi ritenuti oscuri.

Tra questi: lo stato dei crediti vantati su Roma ed il Lazio, le reali possibilità di vendita dei beni aziendali in caso di bisogno, lo stato delle varie società collegate.

Ma soprattutto secondo il consigliere PD forti perplessità sorgono in merito alla discrepanza tra la delibera comunale e quella provinciale, nonchè per le implicazioni della lettera di patronage. Dunque il consigliere ha proposto di sospendere la votazione della pratica al fine di un ulteriore approfondimento. La proposta è stata respinta dal Consiglio con 19 voti contrari (maggioranza), 10 a favore (8 opposizione+1 Pd+1 Centro Dem.) e 6 astenuti (1 Pd, 1 Prc, 4 opposizione).

In chiusura di seduta, a ciò sollecitato dal Consiglio, è intervenuto il Sindaco per fare il punto della situazione. Il capo della Giunta ha precisato che la situazione dei trasporti pubblici locali è difficile in tutta Italia e non solo in Umbria ed ha invitato all’uopo l’assise ad una forte azione politica al fine di invitare il prossimo Governo a reintrodurre significative risorse per il settore.

 

Il Sindaco ha chiarito che, con riferimento ad Umbria Tpl, vi è stata sempre massima trasparenza e che, se errori sono stati commessi, gli stessi sono avvenuti in perfetta buona fede. Dunque le operazioni connesse non destano alcuna preoccupazione.

Il primo cittadino ha riferito che il Comune di Perugia ha compiuto un grande sforzo per la creazione dell’azienda unica, ben sapendo che c’erano alcune società da inglobare in stato di difficoltà (Spoletina, Fcu, azienda ternana). Tuttavia nella costituzione della holding, tutti gli enti della regione hanno assunto un forte senso di responsabilità, con l’obiettivo preciso di evitare il fallimento di queste aziende in difficoltà che rivestivano, comunque, un’importante valenza a livello trasportistico regionale.

Il punto centrale della crisi di Umbria Tpl, però, non è derivato da quanto sopra esposto, bensì dall’accumularsi di crediti importanti vantati con Roma ed il Lazio che, di fatto, hanno determinato nel giugno 2012 una situazione molto difficile. A fronte di ciò, i soci si sono subito attivati per reagire, tanto che a novembre 2012 è stato addirittura azzerato il CdA.

 

Secondo il Sindaco è giusto il richiamo alle responsabilità di dirigenti e quant’altri, ma questi giudizi non spettano al Consiglio, bensì agli organismi deputati a farlo.

Il capo della Giunta ha segnalato, in ogni caso, che una delibera identica a quella ieri in discussione è stata o verrà a breve assunta da Regione, Provincia e dagli altri Comuni con-soci.

Nella preconsiliare, peraltro, non vi è alcun impegno di carattere finanziario e la lettera di patronage non rappresenta una fidejussione; quindi le preoccupazioni espresse da alcuni consiglieri sono infondate, perchè la pratica rappresenta solo un atto di indirizzo politico fermo che è necessario prendere e la cui attuazione sarà monitorata giorno per giorno.

Quanto al futuro ingresso del partner privato, ciò avverrà sulla base di un preciso bando, al cui interno verranno statuite determinate condizioni e prescrizioni sotto tutti i punti di vista, ivi compresa la tutela dei livelli occupazionali.

Infine il Sindaco ha invitato tutto il Consiglio ad approvare subito la delibera, stante l’urgenza della situazione, rimandando ad un’ulteriore seduta della Commissione competente l’esame di tutti gli atti correlati presentati (emendamenti, richieste di approfondimento, ecc.).

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