di Nicola Bossi

PERUGIA – Da Pub storico a sede della massoneria dell’Umbria. E’ questo il destino (d’uso) di uno dei più importanti locali notturni del centro storico di Perugia. Stiamo parlando degli ex locali del Lochness, tra via del Bovaro e Campo Battaglia, che fino ad un anno è mezzo fa – dopo molte gestioni a dir poco allegre – era uno dei templi della musica dal vivo con una cucina aperta fino a tarda notte. Ora l’ingresso al pubblico è stato bloccato, perchè, da poco tempo, i nuovi affittuari sono nientemno che i rappresentanti della Grande Loggia Regione dell’Umbria; una massoneria che non fa parte della più famosa Loggia del Grande Oriente d’Italia che ha trovato sede pochi metri più distante: ovvero a Corso Cavour.

La scelta dei proprietari del Lochness di convertire il locale in altra destinazione d’uso, sarebbe stata determinata dalla crisi commerciale di questa parte dell’acropoli. E così agli affitti in ritardo o in alcuni casi irrecuperabili di “giovani imprenditori coraggiosi”, hanno preferito andare sul sicuro affittando alla Loggia regionale che ha un budget fisso per tutto l’anno. 

I vertici della Grande Loggia regionale dell’Umbria hanno chiesto ed ottenuto però di mantenere alcune caratteristiche dell’ex Pub: infatti la cucina e il locale ristorazione resterà attivo permettere ai soci di poter fare banchetti per i grandi appuntamento oppure semplici cene pre-riunione. Mentre la sala dei concerti – molto suggestiva e con dei palchetti in legno rialzati – sarà adibita ala compimento dei rituali dell’associazione.

La Grande Loggia Regionale può contare su una affiliazione con diverse anime sociali interne: si va dall’imprenditore, al commerciante di antiquariato, fino ad arrivare all’insegnante e al manager pubblico. Gli incontri avvengono in genere due volte a settimana: il primo mercoledì del mese e il terzo venerdì del mese.

 

La storia
Il 1993 era l'anno in cui in Italia crollava il sistema politico e sociale che il Paese aveva vissuto e fatto proprio per oltre un cinquantennio, ed anche la massoneria, all'epoca prevalentemente rappresentata dal Grande Oriente d'Italia, non era rimasta estranea a questa insolita quanto virulenta rivoluzione italiana. In quel momento di particolari tensioni e di necessità di nuove rappresentanze, alcuni autorevoli massoni (anche a Perugia) decidevano di prendere le distanze dalle loro logge di appartenenza e, associandosi tra di loro, costituivano la Gran Loggia Regolare d'Italia, quale "unica, indipendente, indivisa, responsabile, autonoma e sovrana autorità su tutto il territorio della Repubblica italiana per il governo dei gradi della pura ed antica massoneria universale". La nuova Gran Loggia aveva anche individuato il suo motto che appariva iscritto all'interno dello stesso stemma: "iure veritati iuncti". Diritto e verità insieme. 

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