“Carissimi sposi, la devozione della città e della diocesi di Perugia-Città della Pieve verso la Santa Madre di Dio è sempre stata anche nei secoli passati molto sentita. Soprattutto con la predicazione di san Bernardino da Siena si è sviluppata la devozione alla Madonna della Grazia o Madre della Misericordia”. Così il cardinale arcivescovo Gualtiero Bassetti ha esordito nell’omelia pronunciata domenica mattina 12 settembre, nella cattedrale di San Lorenzo, giorno in cui la Chiesa locale celebra la festa della Madonna della Grazia, compatrona dell’Archidiocesi, la cui effige tanto venerata è dipinta su una colonna della navata centrale (opera attribuita ad un allievo del Perugino). Concelebranti gli arcipreti della cattedrale, mons. Fausto Sciurpa, e della concattedrale dei Ss. Gervasio e Protasio di Città della Pieve, don Simone Sorbaioli.
 

L’incontro sull’Amoris Laetitia. Nel giorno di questa sentita ricorrenza si è rinnovata la suggestiva “calata” del Sant’Anello animata dall’omonima confraternita. Si tratta della reliquia ritenuta dalla pietà popolare l’anello con cui la Beata Vergine Maria fu sposata a san Giuseppe, custodita da oltre cinque secoli nella cattedrale perugina. La celebrazione in San Lorenzo è stata preceduta da un incontro dedicato al tema “Amoris Laetitia, spunti per la vita di coppia” collegato al significato del Sant’Anello, tenutosi nella Sala dei Notari del Palazzo dei Priori e promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale familiare a cui ha relazionato Marco Scarmagnani, esperto di formazione, mediazione e consulenza familiare di Legnago (Vr), introdotto dai coniugi Roberta e Luca Convito, responsabili del preposto Ufficio pastorale. Diversi gli spunti emersi dall’incontro, come “la gioia matrimoniale che si può vivere anche in mezzo al dolore, una combinazione di gioie e di fatiche”. Interessante anche la proposta di “strade di felicità” tracciate anche dalla “coppia che litiga, ma poi si perdona”. E “quando il genitore litiga, il figlio si sente spaccato, ma quando vive il perdono, si irrobustisce e cresce grazie a questo gesto”.
 

Valorizzare la devozione popolare. Il cardinale Bassetti, nel ringraziare i coniugi Roberta e Luca Convito, il priore della confraternita del Sant’Anello Roberto Tittarelli e quanti si sono prodigati per la giornata dedicata agli sposi, ha parlato del Sant’Anello: “Questo prezioso oggetto in onice, probabilmente del II secolo d.C., è un segno importante di devozione popolare che inizia ad essere maggiormente valorizzato. Voi sapete quanto papa Francesco insista sulla religiosità e la devozione popolare. Oggi lo esponiamo solennemente alla devozione della città e in particolare delle nostre famiglie e di tutto il popolo di Dio qui riunito, perché l’anello è segno di fedeltà, è un legame significativo anche sul piano umano che invita tutti noi e le coppie di sposi ad onorare gli impegni assunti attraverso il sacramento del matrimonio”.

Con Gesù la festa ritrova la sua pienezza. Il cardinale, commentando il passo del Vangelo della domenica (le Nozze di Cana), si è soffermato sulla “missione di Gesù comincia all’interno di una festa di nozze, perché, contrariamente a quello che pensano tanti – ha commentato Bassetti –, Gesù non viene mai a guastare le nostre feste. Con Gesù la festa ritrova la sua pienezza; con Lui sulla tavola c’è il vino, che è il segno della gioia. Nel mondo, purtroppo, troviamo tanta tristezza dovuta anche a tante cause che noi conosciamo. Gesù interviene alle nozze per donare in abbondanza”.
 

No a una carità sciatta. “Lo vediamo nella nostra storia di tutti i giorni, un poveraccio può avere più bisogno di un fiore che di denaro… Non basta mettere sulla tavola un piatto di minestra, forse in certe circostanze c’è più bisogno della tovaglia bianca, perché la vita familiare è fatta soprattutto di queste delicatezze che poi diventa amore concreto. Una carità sciatta, che si limita al dovere, può diventare il contrario dell’amore. Le giare delle nozze di Cana sono vuote, perché manca il vino dell’amore. E’ quello che avviene spesso, anche nelle nostre famiglie, quando viene un po’ ad attenuarsi il vino dell’amore, della gioia, magari sopraffatti da mille preoccupazioni. Non ci mancava altro che la pandemia, che, insieme ad altri timori, ci toglie il vino della gioia, della comunione, del dialogo”.

La trasmissione della fede presuppone che i genitori vivano l’esperienza reale di una fiducia vera in Dio e sappiano cercarlo, perché, come dicono i Salmi, ‘una generazione narra all’altra le tue opere’. E noi cosa stiamo narrando a quelli che verranno dopo di noi? Il Sant’Anello, che abbiamo solennemente esposto, ispiri a tutti noi questi sentimenti e il Signore renda tutti i genitori, sposi, fidanzati degli evangelizzatori della propria famiglia”.

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