Lunedì 24 marzo 2014, alle ore 15:00 presso l’Aula Magna di Ingegneria di Perugia in via Duranti 93 si terrà la conferenza Sguardi su Perugia. Una città raccontata in video da un gruppo di registi, ciascuno con il suo diverso “sguardo” ed approccio poetico. L’iniziativa fa parte del ciclo di conferenze promosse all’interno delle attività didattiche dei corsi integrati di “Rilievo dell’architettura” e “Laboratorio di Rilievo dell’architettura” attivati dall’Università degli Studi di Perugia nell’anno accademico 2013-2014 nell’ambito del Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Ingegneria edile-Architettura.

L’iniziativa sarà introdotta da Paolo Belardi e Valeria Menchetelli, docenti dei corsi, e proseguirà con la proiezione di “Sguardi su Perugia” a cui saranno presenti i registi coinvolti nel progetto ideato dal Laboratorio di cinema Gabriele Anastasio. Al temine della presentazione le considerazioni conclusive saranno tenute da Fabio Bianconi, docente del corso di Tecniche della Rappresentazione del Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Ingegneria edile-Architettura.

I luoghi a noi più familiari, come i quartieri in cui siamo nati o abbiamo scelto di vivere, sono quelli che rischiamo di osservare con minore attenzione, perché li attraversiamo immersi nelle nostre quotidiane occupazioni e trainati dalla forza dell'abitudine. Eppure essi sono custodi del passato e testimoni del tempo in divenire. Memorie individuali e collettive si annidano nei reticoli di strade come nelle indicazioni – sempre rivelatrici, anche se spesso oscure – della toponomastica. I muti edifici, da quelli storici alle costruzioni via via più recenti, sono il teatro in cui si avvicendano esistenze, incontri, mestieri, culture, in una parola le trasformazioni che originano ed animano la storia prima che essa divenga occupazione di studiosi e studenti.

Questa dialettica fra persistenza e mutamento ha ispirato “Sguardi su Perugia”, il progetto nel quale gli operatori del Laboratorio di Cinema “Gabriele Anastasio” hanno coinvolto la cittadinanza, supportati da un contributo delle Istituzioni locali ma soprattutto dalla propria competenza e dalla passione per il cinema. Sotto la loro guida otto, fra donne e uomini che vivono a Perugia o la frequentano per ragioni di studio o di lavoro, si sono potuti cimentare per la prima volta nei rudimenti della settima arte, illustrando per immagini storie singolari, rappresentando la poetica intensità loro suggerita da affascinanti luoghi o documentando le personali riflessioni sui ritmi e le prospettive di una città in dinamico equilibrio.

Realizzati grazie all'assistenza tecnica fornita dagli operatori del Laboratorio, i cortometraggi costituiscono un felice esempio del fecondo ed istruttivo connubio fra esperienze di vita ed elaborazione creativa, dal momento che, affidando le loro  impressioni sulle vicende narrate all'occhio della cinepresa (un occhio “obiettivo” quanti altri mai), questi registi esordienti hanno colto la preziosa opportunità di offrirle ad un'ampia condivisione per sollecitare, in se stessi e nel potenziale pubblico delle loro opere, una più approfondita disamina delle questioni trattate: la pacifica coesistenza tra differenti confessioni religiose (nella medesima città, quando non nella stessa strada), la cooperazione fra uomini e donne di svariate origini e culture in vista di un concreto obiettivo comune (la costruzione di confortevoli abitazioni per tutti), la scoperta del fascino onirico e mistico emanato da luoghi noti e frequentati (come una via del centro o il cimitero monumentale), le inquietudini di fronte ai cambiamenti irreversibili conosciuti da una città di secolari tradizioni risucchiata nel vortice tecnologico ed omologante della modernità, la contestuale fiducia che proprio le identità del passato, sedimentate nello stesso tessuto urbano, conferiranno alla comunità cittadina lo slancio per costruire quella del futuro sulla base di una cosmopolitica solidarietà fra generazioni, popoli e culture; tutti questi temi, una volta “oggettivati” nella pellicola, possono divenire lo spunto per discussioni scevre da pregiudizi e partigianerie, inaugurando una pratica “sociale” di produzione artistica che può toccare altri argomenti ed estendersi a chiunque, sopratutto se privo di esperienza in campo cinematografico, intenda mettere a fuoco il proprio “sguardo” sulla città.

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