PERUGIA - Alla ricerca della città media europea ideale, questo il tema del convegno-workshop che si è svolto venerdì 13 giugno al Centro Congressi della Camera di Commercio di Perugia. Una mattinata in cui esperti e docenti delle università italiane e straniere si sono incontrati per riflettere sul modello di Città media e per mettere a confronto le esperienze di alcune fra le città medie della cultura.

“Con questa iniziativa non presentiamo solo un tema ma un'idea di laboratorio permanente il cui contributo principale verrà dato dall'Università di Perugia” ha sottolineato il Bracalente nell’introdurre i relatori presenti al convegno: i professori dell’Università “Iuav” di Venezia Guido Zucconi e Bernardo Secchi, Riccardo Cappellin dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Rudolf Giffinger della “University of Technology” di Vienna, Monica Busti e Luca Ferrucci dell’Università di Perugia e Suvi Innilä della “Turku 2011 Foundation”.

“La città media – ha detto Bracalente – ha molte più possibilità delle altre tipologie di invertire la tendenza alla crisi e al declino e di reinventarsi come città, coniugando intelligenza, inclusione e sostenibilità, meglio se è una città storica, con un ricco passato culturale, che oggi può tornare ad essere una città ‘smart’, una città della conoscenza con un alto profilo internazionale, forte delle sue istituzioni universitarie e culturale”. Caratteristiche che, per il presidente Bracalente, corrispondono esattamente a quelle di Perugia: “È quello che cerchiamo di fare e su cui abbiamo impostato il nostro progetto di candidatura”. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto Bracalente – è quello di toornare ad essere pienamente città universitaria, non con profilo locale ma centrale rispetto alle altre cinque candidate in corsa per il titolo di Capitale europea della cultura”. E’ in quest’ottica che si inserisce la volontà – hanno annunciato lo stesso Bracalente e il Prorettore dell’Università di Perugia Fabrizio Figorilli – a Perugia verrà costituito un “Laboratorio permanente sulla ‘città media’”, un centro di studi e ricerche cui collaboreranno molteplici aree disciplinari dell’Ateneo perugino, aperto ad una rete di rapporti a livello europeo, “di cui il seminario di oggi – ha detto Bracalente – rappresenta il primo atto”.

Guido Zucconi ha tracciato la storia della città media in Europa dove “più che l’industria, furono le linee ferroviarie a trasformare geografia e gerarchia delle città europee”. Del ruolo di una “capitale europea della cultura” ha invece parlato il collega Bernardo Secchi: “Perugia – ha detto -, insieme alle tante città medie europee, ha svolto un ruolo insostituibile poco riconosciuto negli anni recenti e quasi negato nella costruzione in corso dell’agenda europea”. Secondo il professor Secchi il capoluogo umbro dovrebbe proporre “un tipo di innovazione che sia all'altezza della rivoluzione che fece Giotto nelle arti visive e che rovesci i termini delle politiche culturali europee”.

Parlare di città media significa panche parlare di “smart city”. “La ‘smart city’ – ha detto Riccardo Cappellin – non è tanto un luogo dove si applicano tecnologie avanzate e costose, ma una città nella quale si genera la nuova conoscenza e che innova velocemente”. “Si parla di ‘smart city’ in tanti modi – ha sottolineato Rudolf Giffinger dell’Università di Vienna -, tanto che il termine è diventato confuso: ciò che occorre considerare, secondo parametri precisi, è lo sviluppo urbano in termini sociali, ambientali e tecnico-economici”. Monica Busti e Luca Ferrucci dell’Università di Perugia, infine, hanno presentato i risultati di una intervista, promossa dalla Fondazione “Perugia 2019”, sulle parole-chiave dell’Europa di oggi, intelligenza, inclusione e sostenibilità: “Dall’indagine – hanno riferito – è emerso un chiaro disagio per alcuni aspetti e processi urbani, ma anche una forte consapevolezza del ruolo di associazioni e singoli per migliorare Perugia”.

“L’esperienza ha finora mostrato – ha affermato Suvi Innilä – che le città ‘medium size’ sono attualmente quelle che più corrispondono al modello ideale di ‘Capitali Europee della Cultura’. Per esse, la ‘nomination’ si è dimostrata una grande opportunità e un grande strumento per lo sviluppo e il cambiamento”.

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