Le persone sfollate dal sud del Libano in seguito alla serie di bombardamenti e incursioni israeliane sono costrette ad adeguarsi a delle condizioni di vita disumane e sfiancanti, anche dal punto di vista psicologico: nei rifugi allestiti nei parcheggi, nelle spiagge o nelle scuole mancano l'acqua potabile e quella per lavarsi e mancano beni di prima necessità. 

In queste condizioni anche i gesti della quotidianità, come allattare un neonato, diventano quasi impossibili.
Mentre gli attacchi continuano senza sosta e aumentano di giorno in giorno le difficoltà nell'accedere alle cure mediche o nel trovare cibo e farmaci, aumenta anche la preoccupazione delle persone per i propri cari.

Sia i bambini sia gli adulti devono affrontare i traumi causati dalla perdita di tutti i propri beni, dall'abbandono della propria casa e dalla sensazione di essere costantemente in pericolo.
Molte persone hanno perso la speranza in un futuro pacifico e credono che la loro vita non sarà più quella di una volta. Altri hanno già vissuto in passato situazioni di questo genere e sono fiduciosi che proprio come è già successo, torneranno anche questa volta alle proprie case, nonostante la distruzione di ogni cosa.

Così si legge in una nota diffusa da Medici Senza Frontiere 

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