Umbrialeft pubblica unl lettera che attende risposta.

Gent. Direttore, ci segnala un nostro lettore,  ho scritto una lettera di protesta all'USL 2 per un disservizio e non ho ancora avuto alcun riscontro (non rispondere alle lettere è purtroppo molto frequente nei servizi pubblici). La prego, Direttore, di valutare se l'argomento possa essere interessante per i lettori, dato che non ha natura esclusivamente personale. Nel ringraziarLa e nel complimentarmi per l'ottimo giornale, invio i migliori saluti aurizio Giannini, a S.Arcangelo 2/L 06059 Todi

 

Ecco qui di seguito la lettera che non ha avuto risposta, indirizzata al direttore generale dell'Asl 2, al direttore del Distretto Media Valle del Tevere ed al Tribunale per i diritti del malato Cittadinanzattiva:

 

La presente per lamentare un disservizio che oltre ad avermi procurato fastidio, ha mortificato la mia dignità e ha offeso la mia intelligenza, anche perché continuo ancora a confidare nell’importanza primaria del servizio pubblico in un settore chiave come quello della Sanità.

Ho prenotato degli esami radiografici al CUP dell’Ospedale di Todi e mi è stato fissato un appuntamento per il giorno 2 Dicembre alle ore 9,30.
Giunto sul posto qualche minuto prima delle 9,30, ho trovato la sala d’attesa stracolma, nessun operatore allo sportello. Mi sono messo in attesa, presumendo che sarei stato chiamato, se non alle 9,30 esatte, nei minuti successivi.
Mentre attendevo il mio turno ho notato che chi arrivava prendeva un numeretto dalla macchinetta apposita. Non potendo avere informazioni di prima mano dall’unico soggetto che avrebbe dovuto darmele, ovvero l’addetto allo sportello (che continuava a non essere presente), ho chiesto ad altri pazienti, scoprendo che la prenotazione era qualcosa di meramente approssimativo, dato che contava l’ordine in cui si prendeva il numeretto. Inoltre alle 9,45 apprendevo che c’erano ancora in attesa molte persone che avevano avuto l’appuntamento per le 9,00.

Con grande disappunto sono tornato al CUP, chiedendo all’operatore se all’ambulatorio dell’Ospedale di Marsciano la prassi fosse la stessa. Poiché non ne sapeva nulla, e “presumeva” di sì, l’ho sollecitato a telefonare per informarsi. Ho quindi appreso che lì la prassi è diversa, e quindi ho preso appuntamento a Marsciano, per il giorno 7 Dicembre alle 8,30.
Giunto sul luogo alle 8,25 ho trovato allo sportello un’addetta molto efficiente, che mi ha spiegato che la linea di comportamento è quella di dare appuntamento ad un numero limitatissimo di persone nello stesso orario, al solo scopo di evitare che se un paziente prenotato non si presenta, quell’orario rimanga inutilmente vuoto.
Sono stato chiamato alle 8,32 e ho avuto quindi la conferma che pur avendo i due ambulatori lo stesso Direttore, a Todi si usa una prassi del tutto sfavorevole al paziente, che viene trattato senza alcun rispetto.
Fare la fila è giusto, ma in termini ragionevoli, e sempre in presenza di informazioni adeguate sul perché si è creata una fila e in quanto tempo verrà evasa. In un ambulatorio ospedaliero possono crearsi delle emergenze che hanno ovviamente la precedenza sugli esami di routine. Ma questo non autorizza il venir meno dell’attenzione e del rispetto per i pazienti.
Questo rispetto e questa attenzione sono normali nelle strutture private, che essendo regolate dalla competizione sulla qualità ed efficienza del servizio, non possono certo permettersi di ignorare il principio della tutela del paziente ( e neppure i rudimenti del marketing).
Tale principio dovrebbe ispirare chi opera nel pubblico ancora più incisivamente di chi lo fa nel privato.
Perché a fianco di persone come il sottoscritto, che ha tempo, voglia e carattere per denunciare e protestare, ci sono centinaia di persone più semplici,remissive, rassegnate, che si adattano e prendono come ineluttabili comportamenti che invece vanno contrastati con forza, in tutte le sedi.
E il fatto che queste persone non si lamentano e accettano come prassi episodi di inefficienza che rasentano il malcostume non deve far presumere che ci possa essere insindacabilità e impunità per chi amministra male.
Chi lavora per il pubblico rappresenta lo Stato e ha obblighi aggiuntivi, e non alternativi, rispetto a che sceglie di competere nel privato.
Chi opera nel pubblico non deve sottrarsi al giudizio dell’utente, ma dovrebbe invece sollecitarlo, per fornire servizi sempre più efficienti, anche perché ogni disservizio della sanità pubblica è un regalo a quella privata.
Chi infine opera contemporaneamente nel pubblico e nel privato, deve dare il meglio di sé per allontanare anche il più vago sospetto di usare due pesi e due misure.

Concludo questo sfogo con due precise richieste:
-le scuse di chi mi ha arrecato l’inconveniente
-l’impegno concreto a cambiare ciò che (basta fare un semplicissimo controllo) non funziona all’ambulatorio di radiologia a Todi.

In alternativa, se il compito fosse troppo arduo, al fine di evitare confusione in chi, come me, ancora crede nell’importanza delle parole, suggerisco di cambiare la sigla CUP in CUPA, in modo che si comprenda chiaramente che siamo di fronte a un Centro Unificato di Prenotazioni Approssimative.
Distinti saluti
Maurizio Giannini

 

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