di Stefania Saltalamacchia

Nel 2014 la pellicola va in pensione. Ma in Italia solo il 50% dei cinema è già digitale. I costi sono troppo elevati, soprattutto per le piccole sale di città. «E poi il passaggio al digitale non sarà come dal bianco e nero al colore», spiega Antonio Sancassani, titolare del Mexico, uno degli ultimi monosala a Milano.

 

Film in pellicola addio. Da gennaio 2014, in tutta Europa, le nuove uscite saranno distribuite nei cinema solo in formato digitale. Una vera rivoluzione è in corso, ma mentre in Gran Bretagna e in Germania si sono già adeguati 9 cinema su 10, in Italia siamo ancora indietro.

 

A fine ottobre, la sostituzione dei vecchi proiettori è avvenuta solo nel 50% delle sale. Su 3814 schermi, solo 1950 sono già digitali. E il motivo è facile da capire: la “rivoluzione” digitale ha un prezzo non da poco. Nel resto d'Europa, infatti, a essere in ritardo sono soprattutto i Paesi maggiormente colpiti dalla crisi economica. Così, Spagna e Grecia sono anche più indietro dell’Italia. Un proiettore digitale costa tra i 50 mila e i 90 mila euro. Adeguarsi al digitale, significa così fare un grosso investimento. Alla portata più dei grossi multisala che dei cinema più piccoli.

Una delle conseguenze del passaggio al digitale potrà quindi essere quella di accelerare un fenomeno che ha già trasformato le città del nostro Paese: il moltiplicarsi dei grossi multiplex in periferia e la scomparsa dei monosala dai centri storici. A Milano ne sono rimasti solo tre. Il cinema Mexico, l'Arlecchino e l'Ariosto. Linkiesta ha intervistato Antonio Sancassani, titolare del cinema Mexico. «Se a Milano hanno chiuso tutti – racconta - una ragione ci sarà. Oggi facciamo molta fatica e il digitale non aiuterà. Chi ha chiuso non riaprirà più». Secondo Antonio, lo “swich off” digitale non sarà una vera rivoluzione. «Non è il passaggio dal bianco e nero al colore, lo spettatore magari neanche se ne accorge».

 

Sancassani lavora nel cinema da quando aveva 14 anni e faceva il proiezionista nella città natale di Bellagio. La sua storia somiglia a quella di Salvatore Di Prima, il bambino di Nuovo cinema paradiso. «Ogni volta che rivedo quel film in cassetta, mi commuovo fino alle lacrime. Ci sono dettagli che ho vissuto in prima persona, c’è la mia stessa passione».  Una passione che non l’ha più abbandonato e che da più di trent’anni lo porta alla guida del Mexico. Un piccolo monosala in via Savona, zona prima di periferia e adesso sede di diversi showroom di moda.

Duecentottancinque posti e una programmazione che si muove lontano dai grandi circuiti cinematografici «Mi piace scovare film piccoli – dice - come il “Vento fa il suo giro”, che poi diventano grandi. Ogni volta è una scommessa». E poi da 32 anni porta in scena il musical teatrale “The Rocky Horror Picture Show”. «Il pubblico che viene a vederlo – spiega a Linkiesta - è estremamente eterogeneo, giovani e adulti. Alcuni l’hanno visto anche ottanta volte. È un fenomeno che io stesso non so spiegare, la dimostrazione che un’idea, anche se copiata dall’America, può funzionare».

 

Proprio grazie a questo spettacolo e alla gestione di Sancassani, il Mexico è riuscito a resistere alla crisi e a dotarsi del digitale. Antonio per ammortizzare i costi di un proiettore digitale, attraverso un bando regionale, ha ottenuto il 30% a fondo perduto e il restante 70% in prestito a tasso zero. «Le agevolazioni aiutano, ma quando si partecipa a bandi di questo tipo, bisogna presentare delle garanzie serie, non parole. E molti, purtroppo, non le hanno e per questo sono preoccupato». Secondo Sancassani, infatti, se la pellicola terminerà nel 2014 chi non riuscirà a digitalizzare sarà costretto a chiudere. E saranno in molti, soprattutto i cinema con due o tre sale. «Chi aveva un’unica sala e ne ha realizzate due o tre, dovrà dotarsi di tre proiettori e al momento gli unici modelli disponibili sono grossi e costosi».

Tutto un altro discorso invece per i multisala che possono rientrare molto prima nell’investimento. «L’Uci Biccoca di Milano, per esempio, ha 17 sale e nel weekend è frequentato da 15 mila persone che comprano pop-corn e bibite. E su questi il guadagno è del 300%». Al cinema Mexico, invece, al massimo è possibile bere un caffè e comprare un pacchetto di caramelle. Un altro inconveniente del digitale saranno i costi per la manutenzione e il rinnovo dei proiettori. «Una volta con la pellicola – continua Sancassani - facevi l’investimento che durava una vita. Adesso invece dopo pochi anni ci sarà sempre un nuovo modello più aggiornato, come succede già con i computer».

 

E i vantaggi quali saranno? Secondo Lionello Cerri, presidente dell’Anec, l’Associazione nazionale esercenti cinema saranno soprattutto dal lato dell’industria cinematografica. «Distribuire un film in pellicola – afferma Cerri – costa tra gli 800 e i mille euro per ogni copia, con il digitale invece i costi si abbasseranno. Non occorreranno più, per esempio, 100 copie, ma il film sarà scaricato 100 volte». Gli esercenti potranno, però, avere qualche beneficio, come la possibilità di trasmettere contenuti alternativi. «Al Mexico – racconta Sancassani – il 7 dicembre, grazie al digitale, proietteremo in diretta la prima della Scala».

Il futuro del Mexico, come quello degli altri cinema in centro città, è molto incerto. Le offerte di rilevare il cinema per trasformarlo in uno spazio moda non mancano. Antonio Sancassani, però, le rifiuta sempre con la stessa motivazione: «Cosa me ne faccio alla mia età dei soldi? La passione è una cosa diversa».

 

 

Condividi