(agenzia umbria notizie) - Perugia, 21 giu. 011 - "La traduzione dei quiz agli esami teorici per conseguire la patente è prassi consolidata in quasi tutti i Paesi europei ed extraeuropei ed è l'espressione di principi di uguaglianza e pari opportunità. Non si tratta di buonismo". È quanto sottolinea l'assessore regionale alla Sicurezza stradale, Stefano Vinti, in risposta alle dichiarazioni del consigliere provinciale di Perugia Maurizio Ronconi (Udc).

"In una lettera indirizzata all'Unar (Ufficio Nazionale Anti-Discriminazioni Razziali) - ricorda Vinti - l'Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione) chiedeva di intervenire, prima dell'entrata in vigore delle nuove modalità di svolgimento degli esami teorici per la patente, poiché la cessazione della traduzione dei test avrebbe costituito un'ingiustificata discriminazione a danno degli immigrati. L'eliminazione della traduzione nelle principali lingue straniere dei questionari, dal gennaio scorso, ha posto, in effetti, i cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia in una condizione di sproporzionato svantaggio rispetto ai cittadini italiani".

L'assessore regionale invita a compiere alcune riflessioni. "Mettiamo il caso di un cittadino straniero adulto che viene in Italia regolarmente per lavorare e non ha ancora appreso a sufficienza la lingua italiana. Vogliamo negargli - dice - la possibilità di usare l'auto per la difficoltà di sostenere l'esame? Preferiamo che la usi ugualmente, magari senza patente? O non sarebbe meglio dargli la possibilità di accedere all'esame nella sua lingua madre, come è prassi usuale in tutta Europa? Prendiamo in considerazione anche il caso delle donne straniere. Donne che, in particolare quelle provenienti da Paesi arabi, vivono con grandissima difficoltà il cambiamento di stile di vita e quindi l'inserimento nella società italiana e nel mondo del lavoro. La patente, l'uso dell'auto, costituirebbe un elemento importante, se non indispensabile".

La conoscenza della lingua italiana "è certamente un vettore fondamentale per l'inserimento dei migranti - prosegue Vinti -, e tutti ci auguriamo, soprattutto per loro, per un miglioramento delle loro condizioni sociali e lavorative che l'apprendano bene e presto, ma ciò può avvenire in tempi e modi diversi, a seconda dell'età, del sesso, della lingua d'origine, del livello di scolarizzazione. Ma quando ciò non avviene, recando all'immigrato, e non certo agli italiani, ulteriori difficoltà, che cosa vogliamo fare? Penalizzarlo anche nel conseguimento della patente?".

L'assessore Vinti aggiunge altre due riflessioni. "La prima riguarda il linguaggio usato nei quiz, che è molto complicato. Saper comunicare in italiano - sottolinea - potrebbe non essere sufficiente a comprendere i test, e gli stessi italiani spesso denunciano difficoltà. Seconda riflessione, ben vengano le traduzioni in tedesco e francese per gli italiani bilingue residenti in Alto Adige e in Valle d'Aosta. Giusto che svolgano i test nella loro lingua madre. Ecco, lo stesso chiediamo per i cittadini immigrati".

"Se vogliamo strade più sicure e immigrati capaci di rispettare il Codice della strada - conclude Vinti - garantiamo loro pari opportunità, e che possano svolgere, così come gli italiani, l'esame teorico nella propria lingua".

 

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