PASSIGNANO SUL TRASIMENO – Se qualcuno avesse putacaso in mente di aprire un night club a Passignano sul Trasimeno, considerato anche che nella cittadina lacustre non ve ne sono proprio, per cui la piazza è “libera” è potrebbe dunque apparire appetibile, se lo scordi. Dal 30 dicembre scorso la cosa non è più possibile in virtù di una delibera approvata all’unanimità dal locale Consiglio comunale che, se non vieta formalmente tale possibilità, anche perché non potrebbe farlo, di fatto la rende impossibile, tanto da entusiasmare il Forum delle Associazioni familiari dell’avv. Pillon che si è affrettato a pubblicizzarla.
In verità il “divieto”, chiamiamolo così per comodità, non riguarda solo i night club, ma si estende a tutti i locali cosiddetti hard, o meglio ancora a “luci rosse”, in considerazione del fatto, si dice nel provvedimento, “che anche nella nostra regione è sempre più frequente la chiusura di night club e locali affini per fenomeni di prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti e riciclaggio di denaro sporco”. E poi c’è anche il fatto – si sggiunge - che le forze dell’ordine locali avrebbero manifestato forte preoccupazione per le conseguenze che l’apertura di attività simili “potrebbe arrecare alla comunità passignanese in termini di sicurezza e di degrado sociale”.

Perciò, Costituzione alla mano, con tanto di riferimento all’art. 41 che tra l’altro stabilisce che l'iniziativa economica privata è libera, ma “non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”, il civico consesso ha pensato bene di fissare parametri di fatto invalicabili.

Questi locali – è stato infatti deliberato - non potranno essere aperti in un raggio di un chilometro dal centro storico e, se ancora non bastasse, tale distanza dovrà essere rispettata anche rispetto ad edifici storici, luoghi di culto e luoghi di cura in genere sparsi sul territorio (ovvero ospedali, cliniche, ambulatori pubblici e via elencando. Ma ancora non basta, perché 500 metri minimi di distanza sono previsti rispetto ad attività ricettive (alberghi, campeggi, ristoranti, pizzerie e chi più ne ha più ne metta) e pubblici esercizi (perciò anche bar, gelaterie, supermercati, rivendite di alimentari, ecc.).

Ora è facile comprendere che, trovandosi Passignano in Umbria, terra ricca quanto mai di monumenti e chiese, dove l’organizzazione sanitaria, come ci dicono fior fiore di ricerche, è quanto mai efficiente e, per di più adagiato sulle rive di uno splendido lago, dal quale prende anche il nome e che è assai frequentato turisticamente, il meno che può capitare a chi intende avvalersi della possibilità che la legge gli concede di aprire un’attività di intrattenimento notturno è quello di installarsi in un comune limitrofo, o fors’anche chiedere asilo nella non distante Toscana. Figuriamoci poi cosa potrà ancora accadere se dovessero essere introdotti anche i richiamo ai santi umbri nello Statuto regionale che in tanti in queste ultime ore si sono affrettati a sollecitare.

E' proprio vero, la laica, ed anche "rossa", Umbria diventa sempre più uno sbiadito ricordo che non sarà certo un Pd sempre più scudocrociato a rinverdire.


 

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