PERUGIA - Quest'anno la Pasqua “ci coglie mentre viviamo momenti difficili, non solo in Umbria o in Italia, ma anche nel mondo intero, perché tante sono le guerre ancora in atto in vari paesi e tanti problemi si accalcano nelle nostre terre. Ecco perché abbiamo bisogno di questa Pasqua, abbiamo bisogno di risorgere”: è uno dei passaggi del messaggio augurale del presidente della Ceu (Conferenza episcopale umbra), mons. Vincenzo Paglia.

Nel sito www.chiesainumbria.it, i vescovi umbri - riferisce una nota della Ceu - formulano gli auguri alle comunità diocesane e a tutta la regione. “Abbiamo bisogno - continua mons. Paglia - che risorga la speranza per una nuova vita, che risorga una passione per poter non solo superare i momenti difficili, ma per poter costruire un futuro migliore per tutti, particolarmente per i più giovani. E' urgente che il Vangelo di Pasqua parli al cuore dei giovani e degli anziani di una vita nuova, che parli al cuore delle donne e degli uomini di un mondo migliore. Abbiamo bisogno di celebrare ancora la resurrezione per vincere le ingiustizie, le oppressioni, la catena del male che ci avvinghia tutti''.

“Pasqua - afferma, fra l'altro, mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia-Citta' della Pieve - è un messaggio di speranza che non deve coglierci impreparati in questo momento storico dominato dalla crisi economica e da un grande smarrimento morale che sembra aver fatto smarrire a molte persone il senso profondo della vita. Non bisogna smarrire, invece, la gratuità dell'amore di Cristo e il cuore dell'annuncio del Vangelo su cui si staglia tutta la nostra fede: Gesù è morto e risorto per la nostra salvezza”.

Mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, rivolge, quest'anno, il suo augurio pasquale ricordando Chiara, che 800 anni fa, sulle orme di Francesco, prese la decisione di lasciare tutto per Cristo. “Francesco e Chiara - afferma, fra l'altro, il presule - sono il segno di un'umanità rinnovata, che ha trovato la gioia di vivere nella parola del Vangelo. Nella scoperta di Cristo come senso della vita, il mondo ha acquistato un altro 'sapore'. Questa gioia pasquale può essere anche la nostra. Ovviamente, i problemi restano. Sono tanti, e devono richiamarci a un maggior senso di solidarietà”.

“L'augurio più vero - afferma, fra l'altro, mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello - è questo: che l'intera esistenza sia pasquale, che ogni momento sia vissuto nella luce della Pasqua. Se credi che Cristo è risorto, Lui è con te, sei risorto anche tu, sei già nella Pasqua che non ha fine, sei in Paradiso. La gioia della Pasqua non è vera senza il Risorto e senza la “risurrezione” dell'uomo, specialmente dei poveri, dei giovani, dei senza lavoro, dei disperati, degli emarginati”.

Mons. Gualtiero Sigismondi, vescovo di Foligno, ci offre una riflessione su fede e ragione necessarie e complementari nella ricerca della verità, ricordando le parole di Papa Benedetto XVI, “una ragione debole è incapace di una fede ragionevole”. Il presule prende spunto da San Tommaso per ricordarci che la “prova” della sua incredulità, ci aiuta a confessare che il Signore è “veramente risorto” e, al contempo, ci invita a riconoscere che la fede non si oppone alla ragione nè si impone su di essa, ma la suppone, anzi, la dispone ad allargare il suo campo visivo.

“Guardando Gesù sulla croce - afferma mons. Mario Ceccobelli, vescovo di Gubbio - dovremmo pensare a quanto Dio ci ha amato, tanto da darci il Figlio, e a quanto ci ha amato il Figlio tanto da morire per noi. La contemplazione di questo duplice amore sarà capace di suscitare la nostra risposta di amore. Questa è stata l'intuizione dei martiri che hanno amato senza misura dando la vita per i fratelli”.

Mons. Giovanni Marra, arcivescovo, amministratore apostolico di Orvieto-Todi, ci ricorda che la Pasqua annuncia che Cristo ha vinto il male e la morte. “E' questo - afferma - il gioioso messaggio della festa di Pasqua. Dio conduce la storia verso il meglio, verso il suo compimento, non verso il peggio. Dal momento che Cristo è risorto, la vita e la morte, la sofferenza e la tribolazione, la malattia e le catastrofi non sono l'ultima parola della storia, ma sono lo scoglio oltre il quale c'e' un compimento trascendente per le persone e per il mondo. Dal momento che Cristo è risorto, nessuno dei nostri onesti impegni è destinato al fallimento”.

“E' vero - osserva, fra l'altro, mons. Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia - che il mistero del Risorto non cambia immediatamente il mondo che rimane con le sue ambiguità, oscurità, violenze e dolori, in special modo in questo periodo di crisi; cambia però il cuore umano, il nostro modo di essere e di operare. Anche in giorni offuscati da tante situazioni di preoccupazione e di incertezza, la forza della Pasqua continua a suscitare misteriosamente nel cuore degli uomini un grande desiderio di bene, continua a far germogliare i gesti della buona volontà e dell'attenzione gratuita e solidale in favore di quanti sono segnati dalla fatica, dal bisogno e dal dolore”.
 

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