Il 25 Aprile celebriamo la ricorrenza di una grande lotta di popolo, la lotta dei partigiani che non solo hanno combattuto l'oppressione fascista ma volevano anche costruire un paese migliore e più giusto: una vera svolta rispetto agli assetti sociali ed istituzionali della monarchia liberale che aveva partorito il fascismo quale reazione alle lotte operaie dei primi anni '20.

Nella grande operazione di revisionismo storico, che destra e sinistra stanno portando avanti da almeno due decenni, si vuole rimuovere uno degli elementi fondamentali della resistenza: la lotta di classe, fattore contrastante ogni ipotesi di pacificazione nazionale; si nasconde che furono le classi dirigenti e padronali a volere e a sostenere l'affermazione del regime mussoliniano.

Oggi, il governo Monti-Napolitano e la maggioranza (PD-PDL-UDC) che lo sostiene applicano la più feroce ortodossia liberista e predispongono, con l'interessato appoggio di UE e BCE, lo smantellamento della moderna civiltà nata dalla Resistenza e dalle lotte del dopoguerra. Ciò avviene al di fuori di qualunque sovranità e controllo popolari e democratici, in una progressiva espropriazione della democrazia a favore dei “mercati” che lascia concretamente intravvedere il rischio di svolte autoritarie in Italia e in Europa: in cui, forte della copertura politica nazionale e internazionale e della pochezza dell'opposizione “di sinistra” e sindacale, è massima l'offensiva del capitale finanziario e industriale contro milioni di lavoratori, precari, giovani, donne, migranti e pensionati, privati del proprio lavoro, dei propri diritti, del proprio futuro e ormai, come dimostrano gli oltre mille suicidi, anche della vita. In ossequio a quella stessa ortodossia, si spendono miliardi di euro pubblici per le grandi, inutili opere e si reprimono con il controllo poliziesco e la violenza militare i movimenti che manifestano la propria contrarietà.

La stessa volontà di 28 milioni di italiani espressa soltanto un anno fa per dire no alla privatizzazione di acqua e servizi pubblici non solo viene calpestata, ma anzi proprio la loro privatizzazione (svendita) è posta tra gli elementi centrali del programma di governo e maggioranza. Intanto la quasi totalità degli organi d'informazione “progressisti” plaude a tutto questo e si fa megafono dell'acritico e ultra-ideologico pensiero unico del “non c'è alternativa”. Ebbene, in questo momento, per i lavoratori e le lavoratrici i nemici di ieri sono più che mai quelli di oggi.

PER UNA NUOVA STAGIONE DI LOTTA DI CLASSE PER SCONFIGGERE GOVERNO, SPECULATORI E PADRONI

Solo una ripresa del conflitto di classe, in primis nei luoghi di lavoro, può cambiare le cose ed invertire la rotta politica del paese. Solo una risposta all'altezza dell'attacco in corso può fermare la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro triturati dalla crisi e dalle sete di profitti sempre maggiori da parte di speculatori
e padronato. Oggi non basta quindi ricordare la Resistenza, ma bisogna renderla attuale e viva.
 

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