di Ultima Generazione

Nel suo messaggio per la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato, che si terrà il 1° settembre, ha messo in luce come giustizia climatica e giustizia sociale vadano insieme: sono i poveri infatti quelli che soffrono di più per il collasso ecologico. 

Proteggere l'ambiente, inoltre, vuol dire - dice il Santo Padre - al tempo stesso curare le nostre anime, liberandole dal consumismo rapace.

Il Papa si è rivolto ai leader mondiali che si riuniranno nella Cop28 di Dubai, invitandoli a porre fine all'era dei combustibili fossili e ad avviare urgentemente la transizione ecologica.
 
Sappiamo purtroppo che le Cop sono dei tristi festival del green washing: in 30 anni (dal 1992 al 2022) le emissioni di CO2 versate annualmente nella nostra atmosfera sono aumentate, salvo nei periodi di recessione economica.

La lotta contro la crisi climatica dovrebbe trascendere tutte le religioni e le ideologie. La salvaguardia della vita umana interessa tutti, a prescindere dalla fede in cui ciascuno di noi crede.

Nessuno si sognerebbe neanche per un secondo di dire che il Papa è un radicale. Le sue richieste sono perfettamente ragionevoli e in linea con quello che gli scienziati non smettono di ripeterci da decenni. È il momento di dare ascolto ai nostri leader spirituali. 

Con la crisi climatica non si può negoziare.

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