ROMA - "Mentre all'orizzonte si scorge, finalmente, un compromesso accettabile per il Piano del Paesaggio della Regione Toscana (che sara' votato mercoledi' prossimo nella forma uscita dal lavoro congiunto Regione-Mibact), si profila un pericolo ancora piu' grave per la Regione Umbria".

E' l'allarme lanciato dal critico Tomaso Montanari, professore associato di Storia dell'arte moderna alla 'Federico II' di Napoli.

Sabato prossimo, ricorda Montanari, scadono i termini entro i quali il Governo puo' impugnare davanti alla Corte Costituzionale il Programma Strategico Territoriale approvato dal Consiglio regionale dell'Umbria (legge regionale 1 del 2015). E secondo il critico  "ci sono ottimi motivi per il quale dovrebbe essere il Ministro per i Beni culturali Dario Franceschini a proporre al Consiglio dei ministri di rivolgersi alla Corte".

Questo Programma, spiega Montanari, "e' finalizzato esclusivamente allo sviluppo economico, ma pretende di essere sovraordinato al futuro Piano Paesaggistico. In altre parole, quello stravolgimento del Piano in senso di consumo del territorio che i consiglieri toscani del Pd e di Forza Italia hanno fatto nella fase finale del lavoro delle commissioni del Consiglio Regionale, in Umbria si fa - piu' comodamente – prima ancora di scrivere il Piano".

Un'idea di 'mani sul territorio', sottolinea, "che viene ipocritamente fatta passare per 'valorizzazione' del paesaggio". Tanto piu' che i comuni umbri, fa notare Montanari, saranno addirittura obbligati a seguire il Programma Strategico e a disattendere il Piano Paesaggistico quando i due saranno in contrasto: "insomma, corrompere le leggi per poi corrompere legalmente l'ambiente".

Un'operazione che Montanari definisce "illegale"  perche' contrasta con il Codice dei Beni culturali, e "radicalmente incostituziale" perche' in contrasto con l'articolo 9 della Costituzione.  Uno "scempio giuridico", continua, che verra' applicato per la  Orte-Mestre, "l'inutile autostrada di 400 km promossa dal politico del Nuovo Centro Destra Vito Bonsignore (indagato nell'inchiesta di Firenze), e finanziata con uno sgravio fiscale di 2 miliardi e mezzo di euro dallo Sblocca Italia Renzi-Lupi".

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