ORVIETO - Il Comitato Quattro Strade e Italia Nostra diffidano il Comune di Orvieto. Chi non conosce il famoso Castello di San Quirico, la Fonte del Tione, lo splendore di questo territorio apprezzato da residenti e turisti per la presenza della fauna selvatica straordinariamente varia, la varietà di vegetazione, dovuta all’alternanza di colture, pascolo, bosco, vigna e uliveto; un sistema naturale che si autoalimenta, non avendo bisogno d‘irrigazione artificiale.

Chi non conosce il paesaggio intorno al Lago di Vico, una volta apprezzato e descritto come una terra incantata e oggi trasformato da monocolture intensive che ne hanno distrutto la biodiversità e forse avvelenato le acque dello stesso lago. Il territorio di San Quirico potrebbe subire la stessa sorte del paesaggio intorno al Lago di Vico. Recentemente sono stati venduti 180 ettari (corrispondono a 250 campi di calcio) di terreno agricolo intorno al Castello di San Quirico a privati, intenzionati, forse, a impiantare una monocultura intensiva.

Il ‘forse’ è d’obbligo perché, fino a questo momento, nessun documento in tal senso è stato presentato al Comune di Orvieto, se non la richiesta, concessa, di scavo per un pozzo ad uso domestico e quella per lo sradicamento di oltre 400 ulivi, concessa soltanto in parte (autorizzato il taglio di circa 45 piante), durante l’estate abbiamo assistito a una intensa attività lavorativa con scassi profondi del terreno, livellamento di poggi e rilievi, abbattimento di ulivi, siepi e ripari, corridoi naturali per la fauna selvatica.

Ultimate le lavorazioni sono state messe a dimora le prime piante, possibile avanguardia di una monocultura intensiva. Se così sarà, vedremo sorgere recinzioni a difesa delle piante e bloccare il transito della fauna selvatica a scapito della sua stessa sopravvivenza, nonostante l’espressa tutela di tutto questo all'interno del Piano Regolatore Comunale e del P.T.C.P.

La realizzazione di tale monocoltura estesa dalle quattro strade a Canonica, in direzione del Castello di San Quirico, della Rocca Ripesena, della Fonte del Tione, di Casa Perazza e di Castel Giorgio significherebbe un profondo cambiamento del paesaggio e avrebbe un grave impatto ambientale, con elevati rischi per il bacino idrico rappresentato dall’Alfina.

Secondo lo studio idrogeologico del Comune di Orvieto l’acqua dell’altopiano è strategica per vasti settori delle Regioni Umbria e Lazio e deve essere gestita e tutelata, considerando che rappresenta una risorsa prioritaria. Tant’è che il territorio dell’Alfina è sottoposto a vincolo idrogeologico in quanto parte di “zonazione a rischio Alto/Medio Alto”.

Finora non è stato necessario irrigare artificialmente le coltivazioni di San Quirico, ma una monocoltura industriale richiede molta acqua. Ora siamo al punto di non ritorno. Saranno rispettate le leggi e le norme in vigore per San Quirico? Norme che non consentono, per questo stesso territorio una monocoltura arborea/arbustiva di nocciole o di castagni non autoctoni, oppure lo stesso territorio verrà trasformato in una monocoltura industriale, tipo Lago di Vico? Con questo intento, il Comitato Quattro Strade e Italia Nostra Sez. di Orvieto hanno diffidato il Comune di Orvieto a garantire il rispetto, per San Quirico, delle leggi e delle norme esplicitamente contenute nel PTCP e nel PRG.S in vigore. Norme che servono a difendere un patrimonio che è di tutti.

Il Comune di Orvieto, perdendo la ricchezza naturale dell’Altopiano dell’Alfina e di S. Quirico e l’abbondanza delle sue acque, perderebbe un valore economico immenso. Ogni creatura, ogni pianta che cresce libera e sana come nei tempi passati è un patrimonio raro e di inestimabile valore, capace di attrarre un turismo responsabile e rispettoso, richiamato da un paesaggio che altrove è andato perduto.

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