Viviamo, ancora una volta, una fase di cambiamento e di transizione che comporta al tempo stesso speranza e preoccupazione.

Speranza perché si è rotto un sistema di potere che, per la sua stessa natura e per la rappresentazione che dava di se stesso, ha contribuito fortemente a quell’affievolimento della partecipazione civile e della dialettica democratica sui grandi temi che la modernità e la globalizzazione comportano.

L’Italia erede del berlusconismo è un paese fortemente diviso, ripiegato su dinamiche interne in cui l’apparire ha fatto aggio sull’essere e quindi incapace di affrontare le grandi tematiche connesse al lavoro, ai bisogni esistenziali dei cittadini, alle dinamiche dell’economia, il tutto con il venir meno di quell’etica e di quel decoro necessari da parte di chi si occupa della cosa pubblica. Ora la tela è strappata e non esistono più alibi che possano impedire un nuovo protagonismo da parte di chi crede che sia possibile un’Italia migliore: abbiamo forza, intelligenza, fantasia sufficienti per costruire un futuro che comporterà cambiamenti importanti nel nostro modo di vivere e che necessiterà di una consapevole assunzione di responsabilità sia individuale che collettiva. Vincere questa sfida è la nostra speranza senza nascondere la preoccupazione per un disincanto diffuso nei confronti della politica, della credibilità delle istituzioni, di un sistema economico che non è più in grado di dare le stesse certezze del passato. E’ venuto il tempo per ricostruire la credibilità delle istituzioni e dei partiti che sono uno dei cardini della democrazia. Ma è soprattutto venuto il tempo di ricostruire la dignità del cittadino, non solo quale elettore, ma anche come vero soggetto politico detentore del potere di scelta.

Oggi è stato varato un nuovo governo e già vengono posti paletti tendenti a salvaguardare interessi di parte o posizioni di potere. Sarebbe ingenuo non comprendere le dinamiche che sottintendono tali comportamenti, ma se vogliamo ridare al nostro sistema democratico credibilità e dignità vi sono due provvedimenti irrinunciabili da prendere immediatamente:
- il primo riguarda la riforma della legge elettorale. Bisogna ridare ai cittadini-elettori la dignità del loro voto dando la possibilità di scegliere da chi essere rappresentati. E’ intollerabile che una decina di segretari di partito a Roma possano nominare il Parlamento della Repubblica Italiana;
- il secondo provvedimento riguarda il costo della politica. E’ innegabile che ridurre il numero dei parlamentari non è risolutivo per le sorti del bilancio dello Stato, ma è anche vero che il provvedimento assume una valenza fortemente simbolica nel momento in cui si dovranno chiedere ulteriori sacrifici alla collettività nazionale. Se vogliamo ritornare a parlare alla gente bisogna essere credibili e per esserlo bisogna dare dei segnali concreti.

Raggiungere questi obiettivi è il nostro impegno che intendiamo onorare in tutti i luoghi e nelle forme che saranno necessari.

Il Circolo di Orvieto Centro del
Partito Democratico

 

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