PERUGIA - "Nella giornata odierna, il Consiglio Regionale dell'Umbria avrebbe dovuto discutere e votare la proposta di legge concernente le "Norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere". Tuttavia, a causa delle numerose assenze in aula, la seduta del Consiglio è stata sciolta rendendo impossibile procedere alla discussione.

Questo ulteriore rinvio costituisce una grave mancanza di rispetto nei confronti della comunità umbra che attende da oltre dieci anni l'approvazione di una legge di civiltà.

La legge, infatti, si propone di affrontare le problematiche legate alle discriminazioni determinate dall'orientamento sessuale e dall'identità di genere, indicando soluzioni concrete mediante l'elaborazione di programmi di intervento volti al raggiungimento dell'uguaglianza delle persone: è una legge contro le discriminazioni, l'emarginazione sociale e le violenze e dovrebbe essere impegno prioritario di tutte le forze politiche procedere immediatamente alla sua approvazione, respingendo l'emendamento presentato dal Consigliere Smacchi, che ne svuota il contenuto e che definisce principi e finalità della legge specificando che "non costituiscono discriminazione, violenza, istigazione alla discriminazione o istigazione alla violenza il manifestare liberamente il proprio pensiero, le proprie opinioni o i propri convincimenti riconducibili al pluralismo di idee, né attuare condotte conformi al diritto vigente o ai principi e valori di organizzazioni riconosciute dall’ordinamento giuridico, che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione, di religione o di culto", emendamento che legittima, di fatto, le discriminazioni in vari ambiti. 

Richiamiamo il Partito Democratico e il M5S alle proprie responsabilità politiche, sociali e legislative, chiedendo che la legge venga discussa nella seduta del 4 aprile, senza ulteriori rinvii tattici miranti a mascherare problemi interni che non hanno nulla a che vedere con i diritti delle persone che si intendono tutelare.  

Riteniamo che procrastinare oltre la discussione, costituisca un dovere per combattere ogni forma di odio e discriminazione, nella consapevolezza che rinviare ulteriormente l'esame del provvedimento costituirebbe un'inaccettabile presa in giro".   

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