Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - L'amministrazione comunale di Perugia si costituirà parte civile nel processo contro i componenti della banda che massacrò a colpi di pistola, davanti agli occhi della madre, della fidanzata e del nipotino di appena 8 anni, il bancario Luca Rosi. Il feroce delitto si consumò la sera del 2 marzo dello scorso anno, nell'abitazione di Ramazzano dei genitori di Luca che, con la sua compagna, era andato a trovare i genitori. Le forze dell'ordine, con grande professionalità, imboccarono la pista giusta, arrivando ben presto ad individuare e ad arrestare tutti i responsabili, un gruppo di rumeni, del brutale quanto gratuito assassinio.

Tre settimane fa, dal canto suo, la magistratura ha notificato agli interessati, tutti ristretti in carcere, la comunicazione di conclusione delle indagini che, nell'iter giudiziario, precede la richiesta di rinvio a giudizio e la fissazione dell'udienza preliminare, nel corso della quale si deciderà - a meno di scelta di riti alternativi da parte dei coinvolti - il rinvio a giudizio davanti alla corte d'assise degli imputati.

 

In questo quadro la decisione del Comune di Perugia di costituirsi parte civile nel processo rappresenta un segnale, forte e chiaro: ogni reato, così grave, non è soltanto una ferita lacerante e non cicatrizzabile per chi lo subisce e per i propri familiari e amici, ma si trasforma in un "vulnus" inferto all'intera comunità. La presenza del Comune, di una città democratica e tollerante come Perugia, nel processo contro questi spietati assassini è un messaggio e un segnale: gli atti di atroce illegalità, le forme di brutalità sanguinaria, l'insensibilità contro la vita dell'altro "no pasaran". Non passeranno indenni davanti alla giustizia e non passeranno incolumi nelle coscienze dei cittadini e delle loro istituzioni.

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