Oliviero (Adisu): “Noi, soli in trincea per difendere un diritto costituzionale"
Oggi sarà ricevuto con una delegazione di studenti dalla Presidente Marini, mentre per domani è gia fissato un incontro con il sindaco di Perugia Wladimiro Boccali. Dopo una sforbiciata pari a 148 milioni euro rispetto al 2009, verrebbero garantite solo 1130 borse di studio su un totale di 4325. E su questo punto l’amministratore unico tuona ed è pronto a tenere banco a tutti i livelli istituzionali: “Non arretro di un millimetro dal mio status quo e non sarò di certo io ad andare a dire agli studenti che non avranno più il diritto di ricevere le borse di studio. Dovrà essere il ministro in prima persona a farlo”. Ormai è chiaro che la situazione è sfuggita di mano, perché ciò che Oliviero prospettava si sta avverando. A breve, infatti, molti di coloro che rientrano a pieno nelle graduatorie per le borse di studio ne saranno invece esclusi. Con ulteriori conseguenze per chi ha una famiglia che senza quei soldi garantiti dallo Stato non può mantenere il proprio figlio all’università. “Ma il resto del Paese cosa fa?”, si chiede Oliviero, che guardando ad altre regioni della Penisola coglie tutta la negatività di una gestione campanilistica che sta facendo dell’università pubblica e dell’idea del diritto allo studio un vero e proprio miraggio nel deserto. “In Lombardia -spiega- è stato firmato un accordo tra il ministro Gelmini e il presidente Formigoni per far sì che gli studenti lombardi ricevessero i soldi del diritto allo studio. In Piemonte -prosegue- di fronte alle proteste degli studenti il neoeletto Cota ha deciso di concedere le borse ai soli residenti: è forse in atto un processo di federalizzazione del dritto allo studio?”. Tutto lascia pensare a questo, e cioè ad una gestione territoriale degli atenei lontana milioni di chilometri da quella visione europea e di largo respiro che dovrebbe al contrario caratterizzare le nostre università. “Il mio ultimo grande timore è questo -sostiene Oliviero- cioè vedere le università italiane non più come grandi centri di circolazione delle idee e del sapere, ma come piccoli orticelli chiusi al prossimo e riservati solo ai cittadini del posto”. E per questo, lo stesso amministratore unico ha scritto al Presidente della Repubblica in quanto garante della Costituzione, “perché -afferma Oliviero- oltre ad essere violata la dignità della persona, si sta smantellando anche il principio costituzionale del diritto allo studio”. Che verrebbe privatizzato andando anche contro la storia dei più importanti atenei del Paese, dove, come nel caso dell’Università di Perugia, già sette secoli fa cittadini di tutta Europa accorrevano per entrare in possesso di tutti quegli strumenti del sapere che nel tempo hanno reso possibile l’evoluzione e la crescita intellettuale, politica ed economica di intere società.
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