E’ partita in tutta Italia la settimana di scioperi e manifestazioni a livello regionale, promossi da Cgil e Uil, per una legge di Bilancio “più giusta per le persone, più utile per il Paese”.
All’appello ha risposto anche l’Umbria, dove oggi è indetto lo sciopero generale di 4 ore, con appuntamento a Perugia, in Piazza Italia sotto il palazzo della Prefettura, alle 11,00, che verrà concluso dal segretario Maurizio Landini.
Le ragioni della mobilitazione sindacale sono state ribadite nei giorni scorsi dai segretari regionali di Cgil e Uil Umbria, Vincenzo Sgalla e Maurizio Molinari: "È naturale, quasi inevitabile, che di fronte a una Manovra che va contro gli interessi delle lavoratrici, dei lavoratori, che colpisce le fasce più deboli della popolazione e favorisce gli evasori fiscali, due organizzazioni sindacali come Cgil e Uil rispondano con lo strumento dello sciopero generale, peraltro in totale coerenza con quanto fatto un anno fa contro il governo Draghi.
(…) Anche in Umbria, come in tante altre regioni italiane, vogliamo dare una risposta immediata ad una Manovra ingiusta, che colpisce le fasce più deboli della popolazione, una manovra che colpevolizza i più poveri, accresce anziché contrastare la precarietà con i voucher, non riduce il divario di genere, premia gli evasori e, con la flat tax, aumenta l’iniquità del sistema fiscale”.

Questo il testo della nota sindacale diffusa a livello nazionale:

SCIOPERO PERCHE'

Una legge di Bilancio contro il lavoro, sbagliata e da cambiare

NOI CHIEDIAMO

di aumentare i salari detassando gli aumenti dei contratti nazionali, portando la decontribuzione al 5% per i salari fino a 35.000 euro per recuperare almeno una mensilità, e introducendo un meccanismo automatico di indicizzazione delle detrazioni all’inflazione (così detto recupero del drenaggio fiscale);

di conferire tutele a tutte le forme di lavoro, assegnando ai CCNL un valore generale, sancendo così anche un salario minimo e diritti normativi universali;

di eliminare le forme di lavoro precario per un unico contratto di inserimento al lavoro con contenuto formativo;

una riforma fiscale che rispetti il principio della progressività;

la tassazione degli extraprofitti che generi risorse per un contributo straordinario di solidarietà;

la rivalutazione delle pensioni;

risorse per il diritto all’istruzione, per la sanità che ha affrontato e sta affrontando gli effetti drammatici della pandemia;

di cancellare la Legge Fornero e introdurre: l’uscita flessibile dal lavoro a partire dai 62 anni, il riconoscimento della diversa gravosità dei lavori, la pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e “povere”, il riconoscimento del lavoro di cura, il riconoscimento delle differenze di genere, l’uscita con 41 anni di contributi.

Per la CGIL, in coerenza con le piattaforme unitarie, sono necessarie:

riforme vere, ispirate dai criteri di solidarietà e giustizia sociale, fondate sulla qualità e la stabilità del lavoro, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e su nuove politiche industriali ed energetiche capaci di prospettare un futuro per il Paese, sulla trasformazione digitale e la riconversione verde, su uno stato sociale più forte e qualificato.

IL GOVERNO INVECE

proprio mentre l’inflazione sta mangiando il potere d’acquisto di retribuzioni e pensioni, premia gli evasori e, con la flat tax fino a 85.000 euro per il lavoro autonomo, rende ancora più ingiusto il sistema fiscale, sempre più scaricato sul lavoro dipendente, che a parità di reddito paga il triplo;

trasforma le tasse sugli extraprofitti frutto della speculazione sul caro energia in “contributo di solidarietà straordinario” e cambia platea e metodo di calcolo, riducendo gli 11 mld, attesi dalla tassazione di Draghi, a 2,6 mld;

aumenta la precarietà di giovani, donne, nel Mezzogiorno, allargando l’utilizzo dei voucher, che considerano il lavoro merce, senza diritti e senza tutele;

taglia le risorse a sanità e scuola, che pagano pesantemente il prezzo dell’inflazione;

colpevolizza e colpisce i più poveri, andando verso l’abolizione del reddito di cittadinanza;

non stanzia adeguate risorse per i rinnovi contrattuali pubblici e per il trasporto pubblico;

cambia il meccanismo di adeguamento delle pensioni all’inflazione e rende ancora più penalizzante e discriminante l'opzione donna; si peggiora la situazione attuale con quota 103 che prevede i due requisiti: 62 anni di età e 41 di contributi.

Ci mobilitiamo per una Legge di Bilancio più giusta per le persone, più utile per il Paese

DAL 12 AL 16 DICEMBRE SCIOPERI INDETTI A LIVELLO REGIONALE CON INIZIATIVE IN TUTTI I TERRITORI

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