(AVInews) – PERUGIA – Gli ultimissimi dati forniti dall’Osservatorio nazionale sul precariato dell’Inps e elaborati dell’Ires Cgil-Umbria per il periodo gennaio-maggio 2017 secondo Stefano Vinti di Sinistra italiana “confermano che la precarietà è ormai diventata la caratteristica principale del lavoro”.

Una “lettura del ‘declino’ della nostra regione – ha aggiunto Vinti – è confermata anche attraverso la bassa qualità del lavoro. Nel periodo gennaio-maggio 2017 le attivazioni dei rapporti di lavoro sono state in Umbria 31.501 e le cessazioni 22.751”.

Un dato, per Vinti, “solo in apparenza positivo”. “Nei primi cinque mesi – ha spiegato Vinti – le assunzioni a tempo indeterminato sono state 4.740 (erano state 9.423 nello stesso periodo del 2015) e, considerando le trasformazioni da altri contratti, il totale è 6.864, poco più del 20% del totale, e se consideriamo le cessazioni a tempo indeterminato, che sono 7.335, il saldo è ampiamente negativo, anche in considerazione del dato medio nazionale delle trasformazioni a tempo indeterminato che si attesta a un modesto 25% del totale, comunque superiore a quello pessimo umbro. In Umbria, quindi, si conferma il dato strutturale di un mercato del lavoro precario, fragile,di bassa qualità”.

Una situazione definita da Vinti “preoccupante e che ribadisce il ‘declino’ dell’Umbria e il fallimento totale delle politiche liberiste, a iniziare dal famigerato ‘Jobs Act’, che non ha fatto altro che accentuare una situazione negativa alimentando la precarietà”.

“Occorre una svolta vera – ha concluso Vinti – nelle politiche economiche, una rivisitazione radicale delle politiche attive del lavoro per superare la precarietà, in un quadro di rilancio degli investimenti pubblici, la riduzione dell’orario di lavoro, l’abrogazione della legge Fornero sulle pensioni, la definizione di un Piano regionale e nazionale del lavoro che garantisca dignità, diritti e qualità”.

 

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