Un volto teso e tirato, l'aria stanca e anche un pizzico di insofferenza, quando qualcuno accenna ad interromperlo: Giorgio Napolitano chiude così il giro delle consultazioni più difficili del suo settennato. Un Parlamento che resta spezzato in tre tronconi, che non si parlano o si parlano appena, allungando in questo modo lo stallo che è uscito dalle elezioni. Non era certo quello che sperava, il Presidente, il quale aveva avviato i lavori auspicando - più che immaginando - un sussulto di responsabilità, un sincero desiderio di dare presto un governo al Paese. Fare presto era la sua parola d'ordine. La pausa di riflessione dovrebbe durare fino a oggi pomeriggio.

 

Beppe Grillo vuole un governo a Cinque Stelle, Pdl e Lega sono pronti alle larghe intese purché non sia il Pd a monopolizzare sia palazzo Chigi che il Colle, il Pd chiede un governo di cambiamento e possibilmente che sia Bersani a guidarlo. Sono le posizioni presentate ieri dalle forze politiche al Quirinale nelle consultazioni. Posizioni difficilmente componibili e con le quali Giorgio Napolitano dovrà fare i conti per maturare la decisione che annuncerà e motiverà oggi. "Ora ho da riordinare gli appunti e le idee per vedere quali decisioni prendere", ha detto al termine degli incontri. La stella polare per il Capo dello Stato è "dare un governo al paese" come ha spiegato ieri ai presidenti delle Camere, scongiurando quindi un imminente ritorno alle urne e non solo perché il suo mandato è in scadenza, ma anche perché ci sono troppi impegni e troppe emergenze da affrontare per pensare di ributtare il paese in campagna elettorale. E su questo il Presidente ha trovato sia ieri che oggi diverse convergenze con le varie delegazioni politiche ricevute per le consultazioni, la gran parte delle quali non ha parlato di elezioni anticipate per uscire dall'impasse.

 

Ieri in serata l'incontro decisivo, quello con Pier Luigi Bersani e la delegazione Pd; è durato più di tutti gli altri, quasi un'ora e un quarto. All'uscita il segretario del Pd ha rivendicato il risultato elettorale del suo partito e chiesto un "governo di cambiamento", escludendo quindi intese con il Pdl, pur assicurando di non porre un problema personale per l'incarico a formare un governo, e rimettendosi per questo al Presidente della Repubblica. Insomma il leader del Pd non avrebbe posto se stesso come "unica condizione" lasciando al Capo dello Stato valutare se qualcun altro può riuscire nell'impresa.

 

Il punto centrale però è trovare una maggioranza al Senato e il Presidente della Repubblica lo ha spiegato alle forze politiche ricevute nello studio alla Vetrata: senza numeri certi a Palazzo Madama è impossibile pensare di presentarsi davanti alle Camere a chiedere la fiducia, ragionamento che Napolitano avrebbe espresso allo stesso Bersani e al quale, a quanto si apprende, il leader del Pd avrebbe replicato dicendosi fiducioso di poter trovare i numeri sulla base delle sue proposte programmatiche.

 

Di fronte a Napolitano ora ci sono molte incognite e qualche opzione, una delle quali, viene spiegato, potrebbe essere quella di dare a Bersani un preincarico, per tornare a sondare le forze politiche senza però compromettere eventuali piani B. Questa formula infatti eviterebbe di completare l'iter della formazione del governo e soprattutto non comporterebbe il rischio di una bocciatura in Parlamento. Secondo un'altra ipotesi accreditata in ambienti parlamentari Napolitano potrebbe anche affidare un incarico 'esplorativo' alla seconda carica dello Stato. Anche se su Pietro Grasso gioca a sfavore il gradimento ricevuto dal Pdl, fattore che sommato alle divisioni interne al Pd potrebbe renderlo 'rischioso' per la tenuta del partito.

 

Con il rebus del governo si intrecciano le dinamiche interne ai Democratici, una parte dei quali sarebbe intenzionata a sostenere anche un governo del Presidente o governo di scopo (magari guidato proprio da Grasso ma circola anche il nome della Cancellieri), che eviti di stringere un'alleanza politicamente mortale con Berlusconi ma che permetta al Parlamento di varare alcune importanti misure sia in campo economico che istituzionale, innanzitutto la legge elettorale.

Fonte: rassegna.it

Condividi