Da un progetto di Piero G. Arcangeli, la rivisitazione in chiave cameristica dei repertori contadini centro-appenniniciLa rivisitazione di un viaggio etnomusicale iniziato negli anni Cinquanta del Novecento per coronare un amore, altrimenti impossibile, tra le musiche della tradizione contadina centro-appenninica e i suoni di un ensemble di formazione classica: una relazione feconda a giudicare dagli esiti sorprendenti nelle diverse possibilità di approccio, dalla più godibile alla più spericolata, e dalle svariate combinazioni tra le fonti originali (restituite da una voce di connaturata autenticità e pertinenza stilistica come quella di Lucilla Galeazzi) e le interferenze in contrappunto di cameristi di chiara fama (i componenti dell’UmbriaEnsemble), chiamati a misurarsi per una volta con l’altra musica.
Un progetto di straordinario fascino che chiude in qualche modo un cerchio per chi l’ha ideato e fino in fondo ci ha creduto, Piero G. Arcangeli, portando a compimento quanto covava sotto la sua duplice natura di etnomusicologo e compositore.
Le musiche e i canti presi in esame, infatti, sono in gran parte quelli raccolti in Umbria nel 1956 da Diego Carpitella e Tullio Seppilli, gli stessi che dodici anni dopo sono stati l’argomento della tesi di laurea dello stesso Arcangeli, il quale, qualche decennio più tardi, li avrebbe anche pubblicati in allegato a un volume curato assieme a Valentino Paparelli, come lui laureato e poi collaboratore di Tullio Seppilli.
Restituiti alla più ristretta comunità di studiosi attraverso un’edizione rigorosamente critica, quei canti di grande interesse e di notevole valore espressivo, oltre che rilevati “sul campo” in un’epoca in cui i canti erano ancora “in funzione” e presenti alla memoria delle comunità umbre di allora, era giusto arrivassero a un pubblico più esteso e meno addentro alle specificità delle musiche di tradizione orale.
Da qui la proposta performativa, che vuole anche evidenziare l'importanza della componente femminile come “memoria storica” dei repertori musicali nella civiltà contadina umbra.
Fin dal titolo, Donna, voja e fronna..., il cd-book pubblicato da Squilibri rimanda così alla nuda voce di una donna che la “voja de comparì” esibisce fino all’impudicizia e che si fa timore e cura e senso della precarietà d’esistere. Oralità felicemente consegnata in questo caso alla voce di una grande interprete, di quelle che hanno imparato quel che sapevano e lo cantano come si fa un regalo.
Agli extra-ordinari musicisti dell’UmbriaEnsemble, Arcangeli ha invece consegnato una “scrittura parziale”, da tradurre insieme in sonorità d’intervalli da reinventare in prove-laboratorio, ogni volta mettendo in gioco la propria e la comune competenza “classica” che si incarna ed esprime nei loro strumenti così lontani da quelli della tradizione popolare.
Con una serie consistente di incontri di approfondimento e di prove musicali, si è così giunti alla definizione dell’opera come una performance concertata e consegnata alla ciclicità della memoria: è musica del nostro tempo, quando torniamo ad amarla, fascinosa quanto utopica immagine di quel che siamo e proviamo a diventare.
Lucilla Galeazzi  voce

UMBRIAENSEMBLE
Claudia Giottoli  flauto e ottavino  Luca Ranieri  viola
Maria Cecilia Berioli  violoncello  Leonora Baldelli  pianoforte e pf. preparato

Registrato da Francesco Ciarfuglia, presso lo “Studio giottomusic” (Perugia)

Condividi