L’iniziativa di alcuni concittadini per riportare a nuova vita la Comunanza agraria dell’Appennino gualdese non è un rigurgito di mondo antico, ormai perduto ed acerrimo nemico della civilizzazione e del progresso contro cui si scaglierebbero dei “buoni” selvaggi, degli inguaribili sognatori, dei testardi amanti di un’idea meramente bucolica della natura e della sua fruizione od i soliti dogmatici ambientalisti del fronte più ottuso dei no ad ogni intervento di antropizzazione del territorio.

Questa iniziativa va al contrario salutata come positiva e degna di attenzione da parte delle istituzioni pubbliche locali e della politica, se non altro perché denota attenzione e spirito critico sui temi della difesa dell’ambiente e sugli interrogativi che si pongono in relazione alla sostenibilità dello sviluppo e al rilancio della nostra economia e perché è figlia di un impegno civile che può segnare una rinnovata stagione di partecipazione democratica nella nostra Città, altrimenti segnata da un progressivo ritrarsi dei cittadini dalla vita pubblica e dal deterioramento delle relazioni sociali.
Perché iniziative come questa generino effettivamente una nuova cultura del “bene comune” rapportata al governo ed all’amministrazione del territorio ed una sensibilità diffusa sulle questioni epocali della conversione ecologica e sociale dell’economia, è necessario che la politica si ponga in posizione di ascolto e di interlocuzione.

Quando si muovono i cittadini e, soprattutto, quando essi tendono a riappropriarsi direttamente dei loro diritti è sempre un bene e il sistema della rappresentanza politica non può girarsi dall’altra parte, dimostrando di non saper trarre alcuna lezione dagli accadimenti del passato, ancorché più recente. Nel caso della nuova comunanza agraria, non ci sfugge certo che ci troviamo di fronte alla riproposizione di una forma associativa per la difesa della montagna e per la conservazione del territorio che alligna le sue radici ai tempi più remoti e che trae fonte dal riconoscimento giuridico dei demani collettivi ad uso della comunità. Ma tale elemento non è di per sé disdicevole e non assume un carattere “regressivo”, non certo nel contesto attuale delle politiche economiche, energetiche ed ambientali nella nostra Città e di fronte a scelte che hanno duramente provato o possono ulteriormente provare la qualità del nostro ambiente montano e quella della vita dei cittadini, peraltro compiute con modalità estranee al conseguimento di obiettivi di interesse generale e senza particolari precauzioni di futuro.

Parimenti, essa assume un carattere estremamente positivo anche al cospetto della situazione generale del nostro Paese, con il suo passato e con il suo presente di saccheggio del territorio e di economia di rapina ed alla più che probabile vigilia della più vasta operazione di privatizzazione dei beni comuni mai tentata in precedenza. La comunanza agraria, se dovesse andare a buon fine, potrebbe esercitare un ruolo benefico come antidoto efficace contro la svendita indiscriminata del patrimonio pubblico appannaggio delle comunità locali, contro un ulteriore mercificazione del suolo e del sottosuolo e contro l’utilizzo venale e mercantile del territorio.

La comunanza agraria dell’Appennino gualdese per un più compiuto riconoscimento degli usi civici e collettivi nella nostra montagna e dei nostri boschi può dunque diventare quella che nell’ultimo consiglio comunale abbiamo voluto chiamare la “banca” gualdese dei beni comuni, una cassaforte che serva a mettere in sicurezza i beni comuni del nostro territorio, a metterli al riparo da ulteriori tentativi di sfruttamento distruttivo ed insostenibile e a presidiare l’interesse generale della collettività contro il profitto di pochi. L’eventuale ed auspicabile successo di questa iniziativa può pertanto riaprire la stessa partita sulle cave di Vaccara, può fornire un inedito contributo per rivedere la materia dello sfruttamento a fini commerciali dell’acqua e della sostenibilità delle nostre sorgenti, può aiutare ad eleggere come prioritarie le migliori scelte per una riconversione in chiave ambientale, turistica e culturale della nostra economia e può svolgere una funzione preventiva e precauzionale affinché scelte di dubbia validità come la realizzazione delle due centrali a biomasse così come immaginate dalla Giunta Morroni possano restare nell’innocuo alveo di una curiosità intellettuale e scientifica del Sindaco e dell’Assessore Pompei, coltivata privatamente e non già a carico della finanza pubblica locale.

La ritrattazione di fatto di quest’ultimo progetto da parte della Giunta sancita nell’ultimo consiglio comunale con il varo del piano energetico ambientale e dei due progetti pilota che non lo contemplano è stata una vittoria resa possibile dalla partecipazione democratica che abbiamo preteso ed abbiamo innescato sulle scelte in materia energetica ed ambientale. E’ stato il frutto di un impegno continuo che ci ha visto produttivamente interloquire con le forze più vive ed attive della società civile locale e con quei sodalizi che tengono alla difesa dei beni comuni senza perciò sentirsi irresponsabili di fronte all’urgente problema del rilancio della nostra economia attraverso una sua riconversione in chiave ecologica e sociale.

La comunanza agraria è dunque la benvenuta tra le tutte quelle forze che a vario titolo rialzano la testa nella nostra Città per rafforzare la lotta per i beni comuni. Auspichiamo che essa possa svolgere quel ruolo che i suoi fautori le hanno assegnato e ad essa daremo voce e sostegno nel consiglio comunale e nella Città, auspicando al contempo che tutte le forze che hanno a cuore i temi della sostenibilità ambientale possano dare vita ad una Costituente locale dei beni comuni. Sinistra per Gualdo lavorerà a questo fine.
Nel frattempo chiamiamo la cittadinanza a partecipare alla seduta del consiglio comunale convocata per giovedì 1 dicembre alle 15.oo dove finalmente verrà discussa la nostra proposta di Ordine del giorno per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato e per il rispetto della volontà che 27 milioni di elettori italiani e più di 6600 cittadini gualdesi hanno manifestato nel referendum per l’acqua bene comune dello scorso 13 giugno.

Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini
 

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