Nucleare sì o nucleare no? L’81% degli italiani non ha dubbi sulla contrarietà a questa tecnologia che il governo vorrebbe reintrodurre nel mix energetico all’interno del processo di decarbonizzazione nel Paese.

Ce lo raccontano i dati dell'indagine Ipsos "Gli italiani e l'energia" presentata durante il nostro Forum Qual Energia realizzato insieme a Kyoto Club e La Nuova Ecologia.

Un’avversione su cui pesano la percezione dei rischi correlati e i costi nascosti, e che fa il paio con quella che i cittadini hanno espresso sulla distanza minima che dovrebbe avere un impianto nucleare dalla propria abitazione: il 41% non lo vorrebbe in nessun caso.

Addirittura anche tra coloro che sono aperti a valutare un ritorno a questa tecnologia, solo il 18% sarebbe disposto ad accettare la costruzione di un sito a una distanza minima di dieci chilometri dalla sua abitazione, mentre il 20% non lo vuole per nulla.

A chiudere il cerchio dei dati raccolti sull’energia nucleare, quello che fa riferimento alla stima temporale dei benefici: secondo il 43% del campione il rientro dall’investimento si avrà dai 20 anni in su o addirittura non ci sarà, in quanto i costi per produrre questo tipo di energia sono incalcolabili.

D'altronde basterebbe dare un’occhiata ai costi delle ultime centrali nucleari in costruzione in Europa (da quella di Flamanville in Francia a quella di Hinkley Point nel Regno Unito) per rendersi conto che il nucleare, oltre a portare con sé gli storici problemi di pericolosità e di incapacità di smaltimento delle scorie, sarebbe anche antieconomico.

Per fortuna, gli italiani non si fanno incantare da sirene nucleariste e preferiscono, giustamente, puntare sulle rinnovabili.

Così si legge in una nota diffusa da Legambiente 

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