IL NOSTRO COMMOSSO ADDIO AD ALBERTO ASOR ROSA
IL NOSTRO COMMOSSO ADDIO AD ALBERTO ASOR ROSA
di Alfonso Gianni
Ci ha lasciato uno dei massimi studiosi e critici della letteratura italiana. In molti nelle prossime ore ricorderanno i suoi meriti e i suoi successi accademici e letterari. A me piace ricordare la sua militanza di uomo di sinistra. Per un breve periodo fu anche deputato, eletto nelle file del Partito comunista italiano. Era il 1979. Ma si dimise un anno dopo, volontariamente, con una motivazione su cui si sarebbe dovuto allora riflettere con maggiore serietà. Asor disse che trovava impossibile per lui abbinare l'attività culturale con quella parlamentare e quindi tra le due sceglieva di dedicarsi interamente all'insegnamento universitario. Una scelta inusuale. Nella breve discussione nell'aula di Montecitorio, presi la parola a nome del PdUP per chiedergli di recedere da un simile proposito, perché avrebbe privato il parlamento di una presenza culturale di altissimo livello della quale la politica aveva bisogno. Ovviamente non diede retta a nessuno e confermò le sue dimissioni. Ho ricordato questo episodio della vita di Asor, forse non a tutti noto, perché emblematicamente quella sua scelta sottolineava che il processo di separazione della cultura dalla politica era arrivato a un punto di difficile ritorno. E infatti proseguì. Gli uffici studi dei partiti furono sostituiti dagli uffici stampa. Le dichiarazioni sarebbero diventate dei tweet estemporanei, le analisi politiche ed economiche avrebbero lasciato il passo al compulsare frenetico dei sondaggi. E in questo modo la sinistra avrebbe perso tutto.
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