PERUGIA  - E' una regione in "profonda trasformazione" l'Umbria che emerge dal nono censimento generale dell'industria e dei servizi e da quello delle istituzioni non profit, riferiti all'anno 2011. Dati presentati oggi a Perugia da Istat e sistema delle Camere di commercio dell'Umbria. 

La rilevazione ha coinvolto un campione ritenuto significativo di imprese, oltre 6 mila istituzioni no profit e 166 pubbliche. Da essa emerge che cresce "a due cifre" il non profit (comparto piu' dinamico), arretra la pubblica amministrazione a seguito degli interventi di razionalizzazione, si espande il terziario, cambia il sistema delle imprese per la crisi e il contesto competitivo.

Il quadro d'insieme del tessuto produttivo umbro e i principali cambiamenti intervenuti nella regione, per imprese, istituzioni pubbliche e settore non profit, sono stati illustrati nel corso del convegno dal titolo "Check-up dell'Umbria alla luce dei dati censuari" che si e' svolto oggi alla Camera di Commercio di Perugia. 

Il censimento e' stato "realizzato in virtu' di una importante collaborazione tra l'Istat e il sistema camerale nelle sue diverse articolazioni nazionali e regionali" ha spiegato Raffaele Malizia, direttore Istat per lo sviluppo e il coordinamento della rete territoriale. I risultati evidenziano la marcata espansione del terziario e confermano la specializzazione manifatturiera del sistema produttivo umbro. Sono stati dieci anni di trasformazioni per le imprese regionali: al 31 dicembre 2011, quelle attive in Umbria sono 69.332, il 7,7 per cento in piu' rispetto al 2001 (+8,4 per cento l'incremento a livello nazionale). Sul territorio, la crescita relativamente piu' sostenuta si rileva nella provincia di Terni (+8,7 per cento). 

Nonostante la crisi iniziata nel 2008 - e' stato detto – i livelli di occupazione crescono piu' che nella media del Paese, a sintesi di una dinamica positiva delle piccole e medie imprese che compensa la flessione registrata fra quelle di dimensioni maggiori. 

Sono invece 154.000 i lavoratori dipendenti, 86.000 indipendenti, 6.000 esterni e 1.000 temporanei. I dipendenti umbri hanno minore qualificazione professionale sia nei confronti della ripartizione Centro che del resto del Paese mentre sono piu' diffuse forme alternative di occupazione (7,8 per cento). 

Le imprese con struttura aziendale (cioe' con almeno tre addetti) che operano sui mercati non esclusivamente locali sono  il 45,4 per cento: di cui il 17,5 per cento sul mercato nazionale e il 27,9 per cento anche su quelli internazionali. 

Una modesta apertura all'estero e' limitata ai settori dell'abbigliamento (54,7 per cento), della ceramica (42,5 per cento) e del tessile. 

L'operazione censuaria, "innovativa nel metodo e nelle tecniche di rilevazione" ha osservato Malizia, evidenzia inoltre l'inversione di tendenza nella pubblica amministrazione regionale che anche in Umbria, come nel resto del Paese, riduce quindi la sua consistenza.

 Al 31 dicembre 2011, si contano sul territorio umbro 166 istituzioni pubbliche, il 25,2 per cento in meno rispetto alla precedente rilevazione del 2001. Quell'anno i dipendenti attivi nelle 2.000 unita' locali della regione sono quasi 46.000 al netto dei militari e delle forze di polizia.  

Tra le amministrazioni locali, sono le altre istituzioni pubbliche (Camere di Commercio, ordini e collegi professionali, Universita' ed enti di ricerca) e la Regione ad avere subito la piu' forte contrazione del numero di addetti (rispettivamente -23,9 per cento e -21,6 per cento) mentre per Comunita' montane, organi costituzionali e Comuni la flessione e' piu' contenuta ma sempre "a due cifre". 

Le Province e le aziende ed enti del servizio sanitario nazionale, invece, hanno aumentato nel decennio i loro addetti (+20 per cento le prime, +6,8 per cento le seconde). 

I dati, inoltre e' stato detto ancora -, mostrano molto bene una crescita del ruolo del non profit. Quello umbro umbro ha dinamiche piu' sostenute della media nazionale per crescita di istituzioni (+32,3 per cento sul 2001, anno dell'ultima rilevazione censuaria del settore) e per diffusione sul territorio, con un'incidenza rispetto alla popolazione residente pari a 70,7 istituzioni ogni 10.000 abitanti (50,7 il dato nazionale). Le organizzazioni non profit attive in Umbria al 31 dicembre 2011 sono 6.249. 

Nelle oltre 7.000 unita' locali insediate nel territorio regionale sono attivi circa 109.000 volontari, 10.000 addetti e 4.000 lavoratori esterni. Rispetto al 2001, il personale dipendente cresce poi del 33,8 per cento.  

I dipendenti invece sono impegnati per il 78,4 per cento in tre settori: assistenza sociale e protezione civile, sviluppo economico e coesione sociale e sanita'. La forma giuridica piu' diffusa nel non profit regionale, come a livello nazionale, e' quella di associazione non riconosciuta (65,6 per cento delle istituzioni).  

Rispetto al 2001, sono invece le associazioni riconosciute a presentare l'incremento maggiore nel numero di istituzioni (+43,4 per cento; +9,8 per cento e' la media del Paese).  

Infine, l'apporto del volontariato, cosi' come il suo ritmo di espansione, e' superiore a quello del resto del Paese con un'incidenza maggiore di oltre sei punti e si concentra per quasi due terzi nel settore della cultura, sport e ricreazione, di gran lunga quello prevalente nel quale si concentrano oltre 4.000 istituzioni, pari al 70 per cento del totale.

 

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