Non autosufficienza: le opposizioni dicono no alla "cresta" della Giunta Teseì
PERUGIA - “Dopo i diritti delle donne, questa Giunta regionale sta per mettere in discussione anche quelli delle persone con disabilità, con un provvedimento sulla non autosufficienza che taglia le risorse regionali e, contestualmente, allarga la platea dei beneficiari, con l’effetto di andare a ridurre la capacità di assistenza ai pazienti più gravi e alle loro famiglie”. È quanto affermano il portavoce della minoranza Fabio Paparelli ed i capigruppo Tommaso Bori (Pd), Thomas De Luca (M5S), Andrea Fora (Patto civico per l’Umbria) in merito al nuovo Piano regionale integrato per la non autosufficienza (Prina), presentato recentemente dall’Assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, nell’ambito dei lavori della Terza Commissione e che approderà giovedì prossimo in Consiglio regionale.
“La scelta che si avvia a compiere la Giunta regionale – scrivono i consiglieri della minoranza - rischia di compromettere definitivamente il diritto all’autodeterminazione delle persone con disabilità gravi e gravissime, la loro capacità di potersi dotare dei supporti assistenziali qualificati e adeguati alle loro esigenze. Prendiamo atto inoltre – aggiungono - che la Giunta continua ad operare con un modo irrituale di intendere il confronto, promuovendo incontri estemporanei che dimostrano la chiara volontà di fare figli e figliastri”.
“Ribadiamo pertanto - aggiungono Paparelli, Bori, De Luca e Fora - quanto già richiesto nell’ambito dell’interrogazione rivolta all’assessore Coletto, in cui lo stesso ha attribuito all’emergenza Covid la causa del suo immobilismo nonostante anche dal Dpcm fosse stata prevista l’apertura di unità speciali, in cui garantire la partecipazione dei titolari dei diritti ed i gestori dei servizi per la condivisione dei percorsi da attuare a tutela delle persone con disabilità durante la stessa emergenza. Tutte azioni disattese”.
Per i consiglieri di opposizione, “oggi più che mai, serve un percorso di apertura verso le reali necessità dei titolari dei diritti, partendo dalla condivisione dei parametri di rappresentatività delle associazioni. Un percorso – spiegano - che prima delle risorse dovrebbe mettere al centro il progetto personalizzato, la misurabilità degli obiettivi e le modalità con cui si intenda render conto dei risultati prodotti da ogni singola prestazione attivata. Al contrario – continuano - si preferisce fomentare il dibattito intorno ad una finta libertà di scelta, che inevitabilmente porterà allo smantellamento dei diritti, in quanto la penuria di risorse ci pone dinanzi alla prospettiva di scambiare servizi strutturati con una voucherizzazione generalizzata, che in qualche caso porterà anche alla badantizzazione dell’assistenza”.
“I voucher e le graduatorie correlate, al posto di un budget personalizzato e calibrato in base ad un progetto per la vita indipendente – concludono -, sono la negazione del diritto alla stessa vita autonoma che merita ciascuna persona con disabilità. Chiediamo pertanto che la proposta avanzata in Commissione venga ritirata e, contestualmente, venga avviato un vero e serio percorso di confronto e di condivisione con le famiglie e le associazioni interessate”.
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